E qui ci fermiamo con quello che avreste potuto leggere sui “grandi quotidiani” nazionali. Consapevole del fatto che la notizia probabilmente suscita un interesse abbastanza limitato, provo a condividere qualche ragionamento (che in alcuni casi si limita ad un quesito che resterà aperto).
Gerry Adams non è un presidente qualunque di un partito qualunque: fino agli anni Novanta, quando le cose cambiarono in vista della firma degli Accordi del Venerdì Santo, lo Sinn Fein si definiva il braccio politico dell'Ira. Gli organismi dirigenti e le strutture erano separate ma i rapporti e le finalità politiche complementari. Gerry Adams, nonostante non ci siano mai state dichiarazioni ufficiali da parte sua a proposito, prima di ricoprire il ruolo di vertice del partito, ha militato per anni nel braccio armato, nell'Ira. Inchieste giornalistiche e racconti di altri militanti hanno permesso di ricostruire il suo ruolo all'interno della Belfast Brigade, la brigata più importante di tutta l'Ira in Irlanda del Nord. Adams ha vissuto periodi di latitanza e ha vissuto sulla propria pelle il conflitto nord irlandese.
L'arresto arriva in un momento molto particolare: tra nemmeno un mese gli irlandesi saranno chiamati per il rinnovo delle amministrazioni locali oltre che per le europee. Ora, il fatto che l'arresto sia avvenuto adesso non è certo casuale. Le ricerche sulla scomparsa e sull'omicidio di Jean McConville, sparita appunto nel 1972 ma il cui corpo è stato ritrovato pochi anni fa, vanno avanti da anni. È da tempo oramai che, grazie ai finanziamenti di un milionario americano di origine irlandese, i ricercatori del Boston College stanno portando avanti un progetto di raccolta di testimonianza orali che, grazie ai racconti dei militanti dell'Ira, cerca di ricostruire un periodo che, costituendo ancora oggi una ferita aperta e sanguinante, non si conosce molto (clicca qui per più info). Le testimonianze raccolte sono state messe sotto chiave negli edifici della biblioteca ma, come era prevedibile, il materiale ha cominciato ad arrivare alle autorità.
È quindi quantomeno curioso che Gerry Adams, a prescindere da quello che sarà l'esito dell'eventuale processo, si veda arrestare proprio a venti giorni dalle elezioni che potrebbero vedere il suo partito in rimonta. Una finissima mente politica, forse tra le migliori sulla piazza, ed un personaggio controverso, su questo non si discute: dalla guida dei guerriglieri dell'Ira è arrivato ad essere il fautore degli Accordi che hanno, formalmente, sancito la fine degli scontri. Formalmente dal momento che le vere cause del conflitto, cause di natura economica e sociale, sono arrivate intatte nel ventunesimo secolo e per questo Adams è mal tollerato dai molti che lo ritengo un traditore della causa (non è questo il luogo adatto per addentrarsi nella descrizione degli scontri interni a Sinn Fein e Ira che hanno caratterizzato tre decenni).
Forse pecco di semplicismo, ma non riesco a non pensare che il messaggio politico che si nasconde dietro questo arresto è indirizzato a chi, con l'avanzare della crisi, pensa sempre più che quegli accordi firmati nel 1996 oramai siano qualcosa di passato. Girando per Belfast è facile notare come cambino le condizioni di vita passando dai quartieri protestanti a quelli cattolici, come ancora oggi le classi sociali che vivono le maggiori difficoltà siano quelle cattoliche. In Irlanda la questione non è mai stata veramente risolta e a questo si unisce un problema di gestione delle minoranze che riguarda tutta l'Unione Europea. L'illusione di un benessere diffuso e di una rappresentanza idilliaca che non scontenta nessuno si sta sgretolando pezzo dopo pezzo: sempre più forti si riprendono spazio le istanze indipendentiste di popoli che affondano le loro radici in secoli fa (baschi, catalani, scozzesi) e che oramai non si accontentano più delle celebrazioni politically correct che vanno tanto di moda a Bruxelles. E questo per un semplice motivo: spesso alla base di queste rivendicazione c'è la convinzione di subire un'ingiustizia: repressione, non rappresentanza, non vedersi riconosciuto come popolo o l'essere emarginato nelle posizioni più scomode della società.
E se qualcuno con gli anni Novanta si è scordato dei vari “perché” con la crisi che si prolunga comincia a rinfrescarsi la memoria.
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