Come avviene puntualmente, anche questo nuovo anno di lavori per il Parlamento Europeo si è aperto con il discorso sullo stato dell’Unione tenuto dal presidente della Commissione Europea Junker.
Il discorso di questo 2017 ha colpito particolarmente chi scrive da una parte per un generale carattere di ottimismo per le attuali condizioni e le prospettive di questa nostra Unione (elemento del tutto assente dal discorso di un solo anno fa), dall’altro per alcuni elementi molto specifici inerenti i singoli temi trattati.
Non è nuova alle orecchie dei cittadini europei la notizia che fra i paesi membri ci siano dei paradisi fiscali: Lussemburgo, Irlanda, Olanda, da alcuni punti di vista anche la stessa Inghilterra, sempre riluttante a cedere su una regolamentazione comune dei regimi impositivi. Non si è mai riusciti a trovare un accordo per uniformare le tasse dirette, e questo ha causato non poche frizioni.
Poi sono arrivate, negli scorsi mesi, le inchieste della Commissione sulle agevolazioni fiscali (i cosiddetti “aiuti di stato”) concesse ad alcune compagnie: il caso del Lussemburgo con Amazon e Fiat Finance e dell’Irlanda con Apple.
Ma le rivelazioni dell’ICIJ (International Consortium of Investigative Journalists) sono sorprendenti anche per chi conosceva questi antefatti. Più di 340 multinazionali hanno firmato accordi segreti con il Lussemburgo per spostare i loro profitti nel granducato, dove il regime di tassazione è molto più morbido rispetto a quello dei loro paesi d’origine. I documenti sono stati diffusi dal team di giornalisti, con un report, lo scorso 5 novembre.
Il numero delle aziende che hanno beneficiato suggerisce che l’aiuto di stato, lungi dall’essere una misura eccezionale, sia praticamente una norma del business europeo.
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