Settimana iniziata con due importanti fatti internazionali. Il primo è rappresentato dalle ultime esercitazioni nippo-statunitensi (le prime che hanno coinvolto tre portaerei) svoltesi dall'11 al 14 novembre nelle acque del Mar del Giappone con la partecipazione di ben tre navi del Sol Levante. I cacciatorpedinieri Inazuma, Ise e Makinami hanno infatti preso parte alle manovre guidate dalle portaerei Ronald Reagan, Theodore Roosevelt e Nimitz della Marina militare degli Stati Uniti.
Le esercitazioni sono state “un esempio di come si possa lavorare insieme” ha affermato Shinzo Abe lo scorso giovedì al termine di colloqui con l'ammiraglio Harry Harris, Comandante della Flotta del Pacifico degli Stati Uniti.
Chiusura di Abe al dialogo con la Corea del Nord ed alla ripresa dei colloqui a sei: “il dialogo viene usato per prendere tempo al fine di sviluppare tecnologie nucleari” ha sostenuto domenica scorsa il premier nel corso di un dibattito televisivo cui hanno partecipato i presidenti degli altri sei principali partiti.
Per quanto concerne la modifica dell'articolo 9 della Costituzione l'intenzione dei conservatori sarebbe quella di inserire il controllo civile sulle forze armate nonché un comma che le dichiari legali (in virtù degli accordi postbellici la creazione delle FA è stata infatti una forzatura).
Della vicenda si discute oramai dal 2012 e parallelamente la destra ha nei fatti aggirato il carattere pacifista espresso dal nono articolo della Carta mediante il pacchetto di modifiche legislative approvato nel 2015.
Nel campo dell'opposizione è stata definita l'alleanza per le elezioni del prossimo 22 ottobre tra il Partito Comunista, la nuova formazione guidata da Yukio Edano e cioè il Partito Costituzionale Democratico ed il Partito Socialdemocratico guidato da Tadatomo Yoshida. Principale terreno di scontro con la maggioranza è proprio l'eventuale modifica dell'articolo 9.
Come promesso in campagna elettorale uno dei primissimi atti della presidenza Trump, a nemmeno 24 ore dall'insediamento, è stato il ritiro degli Stati Uniti del trattato di libero commercio nell'area del Pacifico (TPP la sua sigla in inglese).
Il trattato, con l'uscita degli Stati Uniti, in virtù del meccanismo per la sua entrata in vigore (che tiene conto della percentuale di PIL riferita al 2015) e per il semplice fatto che senza il suo attore principale perde di senso, si avvia alla sua morte naturale prima ancora che tutti i Paesi partecipanti lo abbiano ratificato.
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