Domenica, 29 Gennaio 2017 00:00

Pillole dal Giappone #170 - La fine del TPP

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Come promesso in campagna elettorale uno dei primissimi atti della presidenza Trump, a nemmeno 24 ore dall'insediamento, è stato il ritiro degli Stati Uniti del trattato di libero commercio nell'area del Pacifico (TPP la sua sigla in inglese).
Il trattato, con l'uscita degli Stati Uniti, in virtù del meccanismo per la sua entrata in vigore (che tiene conto della percentuale di PIL riferita al 2015) e per il semplice fatto che senza il suo attore principale perde di senso, si avvia alla sua morte naturale prima ancora che tutti i Paesi partecipanti lo abbiano ratificato.


Subito dopo la firma del decreto da parte di Trump è arrivata la conferma che il Cile esce ufficialmente dal trattato. “Il TPP per come lo conosciamo non è più sul tavolo. Ciò, tuttavia, non significa che il Cile cambi passo. Ci interessa proseguire sulla strada dell'integrazione con i Paesi della regione Asia-Pacifico” ha affermato il ministro alle Relazioni Estere di Santiago, Heraldo Muñoz, precisando che il testo dell'accordo non sarà più sottoposto all'attenzione del parlamento.
Il premier nipponico Abe, in un quantomai ridicolo tentativo di recupero di una vicenda che i fatti dicono sepolta, ha affermato di credere “che il presidente Trump capisca l'importanza di un commercio libero ed equo. Quindi vorrei insistere affinché comprenda sull'importanza strategica ed economica del TPP”.
Più onesto il vicesegretario del Gabinetto, Hagiuda, per il quale “senza gli Stati Uniti il fondamento del TPP è stato distrutto”.
Una delle possibili mosse per il Giappone, che ha già approvato in sede parlamentare il trattato, è di intraprendere la strada di un accordo bilaterale con gli Stati Uniti (un incontro a Washington tra Abe e Trump dovrebbe tenersi il 10 febbraio) nonché di rafforzare l'integrazione economica in Asia (in primo luogo attraverso il Regional Comprehensive Economic Partnership che comprende anche Cina e India che erano escluse invece dal TPP).
“Adesso che il TPP è sul punto di collassare chiederemo con forza al governo quali piani ha in mente per affrontare la situazione” ha affermato la leader democratica Renho Murata.

Molto potrebbe cambiare anche sul fronte della collaborazione militare nippo-statunitense. Trump ha detto chiaramente che attuerà una riduzione delle truppe stanziate in Corea del Sud ed in Giappone qualora i due Paesi non aumentino la loro quota di finanziamento del fondo tramite il quale si coprono le spese di tale presenza militare. “Non aumenteremo le nostre spese militari perché qualcuno ci dirà di farlo” ha precisato la ministra Tomomi Inada circa la possibilità di portare al 2% il budget per la difesa. La stessa ministra, che si è augurata di avere presto un colloquio con l'omologo James Mattis, ha però sottolineato come il dispiegamento dei nuovi F-35 in Giappone rappresenti l'indice di “coinvolgimento degli Stati Uniti nell'alleanza”.
Le spese sostenute sono appropriate secondo il Segretario Generale del Gabinetto, Yoshihide Suga, per il quale il Sol Levante copre il fondo per il 70% contro il 40% della Repubblica di Corea ed il 33% della Germania. Truppe nipponiche, frattanto, nell'ambito della sempre maggiore proiezione internazionale delle FA sullo scenario globale, stanno partecipando alle esercitazioni (nello specifico per attività antipirateria) “Cobra Gold” in Thailandia. Il 13 gennaio è stato invece inaugurato il sito (presso Camp Kisarazu, Prefettura di Chiba) per la manutenzione dei velivoli osprey mentre Abe ha confermato, nel discorso di apertura dei lavori della Dieta, la prosecuzione delle opere connesse alla nuova base di Okinawa.

Una politica “totalmente disonesta” quella messa in atto dai conservatori per il leader dei comunisti Shii, particolarmente critico anche per il disegno di legge sull'antiterrorismo dai pericolosi risvolti autoritari.
Il voto favorevole sul "conspiracy bill" dovrebbe arrivare, dopo iniziali tentennamenti, dal Nuovo Komeito: "riconosciamo l'esigenza di questa legge" ha sostenuto lo scorso 27 gennaio il suo leader Yoshihisa Inoue dopo il taglio da 676 a 300 del numero dei reati cui la legge è applicabile.
Un disegno di legge che fa correre il rischio che cittadini siano “sorvegliati dalle autorità” per la Presidentessa del Partito Democratico, Renho Murata, per la quale la bozza “non è ben comprensibile” prevedendo misure drastiche per quanti sono sospettati di voler organizzare attentati terroristici od altri crimini prima del loro effettivo verificarsi.
Renho ha anche interrogato il premier circa la possibilità che le FA siano impegnate nel fronte anti-isis su richiesta degli Stati Uniti. Abe ha smentito che il Giappone sarà coinvolto “sia sul piano logistico che di operazioni militari”.

Rimane il rischio che nelle operazioni delle FA all'estero siano sempre più coinvolti lavoratori civili. Secondo quanto riportato dal periodico comunista Akahata il governo starebbe pensando di richiedere una maggiore collaborazione, in particolare sul fronte dei trasporti, alle aziende del settore. Sui gravi rischi che in tal caso correrebbero i civili, lavoratori ma anche passeggeri, hanno messo in guardia tanto il Partito Comunista (con diverse interrogazioni parlamentari lo scorso anno) quanto i sindacati di settore.

In ambito istituzionale, lo scorso 23 gennaio il panel di esperti - guidato dal Presidente onorario di Keidanren Takashi Imai - nominato dal governo per elaborare una proposta sulla spinosissima vicenda dell'abdicazione di Akihito ha consegnato al capo del governo la propria relazione nella quale, come era nell'aria da tempo, è stato messo nero su bianco il suggerimento di modificare la legge ad personam permettendo quindi solo all'attuale Imperatore di lasciare il proprio ruolo. Favorevoli ad una legge che consenta sempre l'abdicazione per il massimo rappresentante nipponico i partiti dell'opposizione progressista.

Sul fronte lavoro, secondo dati resi noti dal Ministero del Lavoro, il numero di lavoratori stranieri presenti nel Sol Levante avrebbe superato il milione lo scorso anno (il 20% in più rispetto al 2015). Nell'edilizia in particolare si è passati dai 29.000 lavoratori stranieri del 2015 ai 41.000 dello scorso anno. Crescita del 6,9% tra la forza lavoro straniera per i cittadini cinesi (che sono così diventati il 30% del totale).
Lo scorso 17 gennaio, intanto, il Ministero ha inviato 6.659 richieste ad altrettante realtà datoriali invitandole a mettersi in regola con le leggi sulle condizioni di lavoro. Le segnalazioni sono il frutto di un lavoro di ispezione condotto in circa 10.000 aziende tra aprile e settembre 2016. Dai dati è emerso che 4.416 imprese avrebbero stabilito, per prassi, orari di lavoro eccessivamente lunghi e in 3.450 si praticavano più di 80 ore al mese di straordinario. Casi estremi di superlavoro si sarebbero invece verificati in ben 116 attività.
Una “ammonizione” specifica è arrivata per il presidente del gigante elettrico KEPCO, Shigeki Iwane, da parte dell'Ufficio del Lavoro di Fukui che aveva avviato una investigazione dopo un caso di suicidio di un dipendente. In ambito retributivo, sono iniziate le rivendicazioni che tradizionalmente nella primavera vedono contrapporsi sindacati ed associazioni datoriali. Lo scorso 19 gennaio il sindacato Zenroren ha ribadito la propria richiesta, avanzata anche lo scorso anno senza successo, di un aumento medio di 20.000 yen al mese (e di 150 yen l'ora per chi svolge attività precarie).
Nel proprio rapporto biennale, diffuso a fine 2016, l'Organizzazione Internazionale del Lavoro ha messo in guardia dal “rischio deflazionistico” sottolineando come “il calo dei salari può diventare un fattore importante in un processo deflazionistico in quanto salari più bassi portano a prezzi più bassi”.
Secondo dati resi noti il 27 gennaio dal Ministero degli Interni e Comunicazioni i prezzi al consumo sono calati nel 2016 dello 0,3%. Scendendo in dettaglio, a fronte di un aumento per quanto concerne gli alimenti (2,5 su base annua nazionale e 1,9 nell'area di Tokyo), spese mediche (+0,8%), educazione e cultura (rispettivamente +1,5% e +0,5%) ed abiti (+0,8%) cali consistenti si sono registrati nei carburanti (-4,8% nazionalmente e -7% a Tokyo), mobili (-1,0%), trasporti (-0,7%).

(con informazioni di Japan Press Weekly 18 – 24 gennaio 2017; mod.go.jp; stat.go.jp; telesurtv.net; asahi.com; the-japan-news.com; mainichi.jp; japantimes.co.jp)

Ultima modifica il Domenica, 29 Gennaio 2017 10:22
Roberto Capizzi

Nato in Sicilia, emiliano d'adozione, ligure per caso. Ha collaborato con gctoscana.eu occupandosi di Esteri.

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