Pillole dal Giappone #273 – Freddi i colloqui Lavrov-Kono sulle Curili meridionali

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Pillole dal Giappone #267 – Approvata la riforma dell'immigrazione

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Pillole dal Giappone #266 – Prima approvazione della legge che riforma l'immigrazione

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Pillole dal Giappone #261 – Visita di Abe in Cina

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Pillole dal Giappone #260 – Confermato l'aumento della tassa sui consumi

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Pillole dal Giappone #259 – Nuovi progressi per la pace nell'Asia del Nord-Est

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Pillole dal Giappone #258 – Gli anti-base vincono di nuovo ad Okinawa

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Pillole dal Giappone #257 – Intenso lavoro diplomatico all'Assemblea ONU

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Dura sconfitta per il Partito Liberal-Democratico ma progressisti ancora in affanno: è questo il dato che emerge dalle elezioni per il rinnovo dell'Assemblea Metropolitana di Tokyo tenutesi lo scorso 2 luglio. Conferma il proprio momento di grazia la Governatrice Yuriko Koike che ottiene 49 eletti con la propria lista Tomin “First” no Kai (traducibile in italiano con “Associazione edochiani prima”, con la parola “first” in inglese nel nome originale del raggruppamento) cui si sommano sei eletti ufficialmente indipendenti ma che entreranno nel medesimo gruppo consiliare.
Koike nella precedente assemblea - che è eletta, nel sistema ipermaggioritario nipponico, ad anni sfasati rispetto al Governatore - poteva contare su una manciata di consiglieri usciti dal PLD e sui 22 che erano espressione del Nuovo Komeito.

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La Prefettura Metropolitana di Tokyo ha, per la prima volta, una governatrice. Le elezioni del 31 luglio hanno infatti assegnato la vittoria all'ex ministra dell'Ambiente (e poi di Okinawa e Territori del Nord) con Koizumi e, per un breve periodo, della Difesa con Shinzo Abe, Yuriko Koike.
Koike si era candidata come indipendente andando contro l'indicazione del proprio partito che le aveva preferito Hiroya Masuda, già ministro agli Interni con Fukuda e per molti anni governatore della Prefettura di Iwate.
L'ex deputata ha ottenuto 2.912.000 voti (poco più del 44%) mentre sono stati 1.793.000 (27%) i consensi portati a casa da Masuda (appoggiato, oltre che dal PLD anche da Nuovo Komeito e dall'ultradestra di Kokoro). Pesante sconfitta per l'opposizione, che - nonostante la non scontata convergenza di democratici, comunisti, socialdemocratici e Partito della Vita del Popolo su un unico candidato, il giornalista settantaseienne Shuntaro Torigoe - si piazza al terzo posto con 1.346.000 preferenze (20,5%). In netto aumento, al 59,73%, l'affluenza (era stata del 46,14% nel 2014).
Per la dissidente liberal-democratica si preannuncia un cammino in salita dato che in Assemblea Metropolitana (che viene eletta separatamente, l'ultima volta nel 2013) potrà contare unicamente su due dei 60 consiglieri del PLD.
Prendendo atto del risultato elettorale si è dimesso il Presidente della federazione edochiana dei liberal-democratici Nobuteru Ishihara. Anche in casa democratica si agitano le acque: in polemica con la propensione unitaria di Okada, potrebbe candidarsi alla guida del PDG (che rinnoverà le cariche in settembre) Akihisa Nagashima.

I quattro segretari dell'opposizione, in una riunione avvenuta il 26 luglio, hanno, comunque, confermato la volontà dei rispettivi partiti di proseguire la collaborazione anche in vista delle prossime elezioni politiche del 2018. “Credo che la vittoria in 11 seggi uninominali rappresenti un importante risultato” e che il PDG “proseguirà per quanto possibile la collaborazione con gli altri partiti anche alle politiche”, ha affermato il Segretario democratico, Yukio Edano. “Dobbiamo continuare a lavorare insieme per le elezioni suppletive della Camera dei Rappresentanti di ottobre così come alle prossime politiche” ha dichiarato il Capo della Segreteria comunista Akira Koike.

A livello nazionale, come era nell'aria da tempo, Abe ha effettuato, lo scorso 3 agosto, l'ennesimo rimpasto di governo. A fare maggiormente discutere è la sostituzione di Gen Nakatani, dal ministero della Difesa, con Tomomi Inada, già Presidentessa della Commissione Nazionale di Pubblica Sicurezza (l'organismo politico-amministrativo responsabile della polizia) ed ex ministro per le Riforme Amministrative.
Inada è nota per le proprie posizioni di ultradestra e negazioniste rispetto ai crimini del colonialismo nipponico (nega, ad esempio, il massacro di Nanchino) nonché per un incontro, con tanto di foto, con il leader del partito nazista nipponico, Kazunari Yamada.
Rimpiazzati anche i due ministri che non avevano ottenuto la riconferma nelle elezioni per il rinnovo parziale della Camera dei Consiglieri: il deputato Katsutoshi Kaneda prende il posto di Iwaki alla Giustizia mentre il senatore Yosuke Tsuruho sostituisce Aiko Shimajiri al Ministero per Okinawa e i Territori del Nord.
Rimangono al loro posto i ministri chiave - e strettissimi alleati di Abe - delle Finanze, Taro Aso, degli Esteri, Fumio Kishida e degli Interni, Sanae Takaichi (anche lei fotografata insieme a Yamada) nonchè il Segretario Generale del Gabinetto, Yoshihide Suga.
Riconfermato alle Infrastrutture e Trasporti anche il rappresentante nel governo del Nuovo Komeito, Keiichi Ishii. Nuova delega - che si aggiunge a quelle per le Misure sul Declino Demografico, Pari Opportunità e Coinvolgimento Dinamico di Tutti i Cittadini - alle Riforme del Lavoro, per Katsunobu Kato, il quale dovrà occuparsi di trasformare in fatti l'affermazione “stesso lavoro, stessa paga” e di affrontare il tema dell'eccessivo ricorso agli straordinari da parte di molte aziende.
Yuji Yamamoto, già alle Politiche Fiscali in un precedente governo Abe, va all'Agricoltura (posto rifiutato da Shigeru Ishiba che punta alla leadership del partito e del governo e che viene sostituito al dicastero per la Rivitalizzazione Economica dall'ex viceministro Kozo Yamamoto) mentre Jun Matsumoto passa dagli incarichi di partito alla presidenza della Commissione Nazionale di Pubblica Sicurezza.
Masahiro Imamura, ex titolare dell'Agricoltura assumerà l'incarico di ministro per la Ricostruzione mentre Koichi Yamamoto, in passato al Ministero degli Interni, sostituisce Tamoyo Marukawa all'Ambiente (per quest'ultima si sono aperte le porte del dicastero per l'organizzazione dei giochi olimpici del 2020).
Cambio di rilievo ha interessato il dicastero di Economia, Industria e Commercio, con Hiroshige Seko, già vicesegretario del Gabinetto ed ex responsabile della comunicazione del gigante telefonico NTT, che prende il posto di Motoo Hayashi.
Il rimpasto nel governo ha riguardato anche il partito, con Toshihiro Nikai (parlamentare da undici legislature e già ministro ad ogni cosa) che prende il posto, nella segreteria, di Sadakazu Tanigaki, recentemente dimessosi dopo un grave incidente in bicicletta che gli ha lesionato il midollo spinale.

Come annunciato la scorsa settimana, il governo ha, intanto, varato il piano di stimoli, in larga parte fiscali, per rilanciare la stagnante economia nipponica. Il mega-piano (tredicimilacinquecento miliardi di yen, pari a 132 miliardi di dollari), approvato dal governo martedì scorso, e che sarà spalmato su più anni, segue temporalmente le ultime politiche di allentamento monetario (alle quali è politicamente legato) decise la scorsa settimana dalla Banca del Giappone e si baserà, in grandissima parte, su nuovo debito finanziato dalla BOJ. Il piano prevede, per i prossimi anni, nuove spese per settemilacinquecento miliardi di yen (in parte tramite trasferimenti agli enti locali). Tremilacinquecento miliardi saranno destinati a misure per il contrasto del calo demografico (obiettivo per raggiungere il quale Abe ha istituito un apposito ministero), in particolare per misure volte al miglioramento delle condizioni dei lavoratori addetti ai servizi alla persona. Il pacchetto di stimoli sarà integrato da partnership pubblico-private per altri 14.600 miliardi.

Il Sol Levante rimane, intanto, osservato speciale del Fondo Monetario Internazionale, il quale, in un proprio report del 2 agosto, rileva che “i consumi privati e gli investimenti sono anemici”. Per l'organismo guidato da Christine Lagarde, che stima la crescita nipponica dello 0,3 nel 2016 e dello 0,1 nel 2017, “il Giappone ha un limitato spazio per uno stimolo monetario e fiscale dato l'alto debito pubblico”.
L'IMF ha suggerito al governo di Tokyo - anche durante le recenti consultazioni tra il Sol Levante ed il Consiglio Direttivo dell'ente internazionale - di lavorare sugli incentivi fiscali indirizzati alle aziende che aumentano i salari (“o, come ultima spiaggia, introducendo sanzioni”); una riforma del lavoro che, sempre tramite la leva fiscale, incoraggi le aziende ad assumere lavoratori a tempo pieno accelerando allo stesso tempo sul programma “stesso lavoro, stessa paga”; una maggiore apertura del mercato del lavoro ai lavoratori stranieri; una politica di graduale aumento della tassa sui consumi (l'aumento di tre punti deciso dal governo è stato rimandato al 2019) “almeno fino al 15%, con incrementi dallo 0,5 all'1% ad intervalli regolari” e di contenimento della spesa pensionistica (i pensionati di ogni latitudine rimangono il nemico numero uno per Lagarde).

Proprio sulle pensioni, il 29 luglio, sono finalmente usciti i dati del bilancio del fondo pensionistico pubblico del Sol Levante (Government Pension Investment Fund). Il fondo, presente in borsa ed azionista di numerosissime aziende in patria ed all'estero, ha perso, nel 2015, circa cinquemilatrecento miliardi di yen. Nel 2014 il governo aveva deciso di aumentare, dal 24 al 50 per cento, il patrimonio investito nel mercato azionario. “I cambiamenti nel portafoglio titoli hanno, ovviamente, prodotto, perdite aggiuntive” ha affermato il Segretario dei comunisti, Koike, “il governo ha la grave responsabilità di aver causato una così pesante perdita sul patrimonio previdenziale della gente” ha aggiunto il parlamentare.

Il tema del salario minimo, evidenziato dal FMI, è stato al centro anche del 28° congresso del sindacato Zenroren, svoltosi dal 28 al 30 luglio a Tokyo. La confederazione ha adottato un programma biennale di azioni per raggiungere gli obiettivi di un aumento generalizzato del salario minimo orario, del blocco della riforma della Costituzione e del portare il numero dei propri iscritti ad un milione e mezzo (attualmente sono circa 1.200.00, numero che fa di Zenroren la seconda confederazione del Paese dopo Rengo).
Il 28 luglio, l'organizzazione sindacale era, intanto, intervenuta per denunciare la condizione di molti apprendisti stranieri impiegati sotto l'ombrello di un programma internazionale di formazione e lavoro cui aderisce il Giappone. Il segretario della federazione di Aichi, parlando in conferenza stampa, aveva reso nota la situazione dei circa 3.000 apprendisti stranieri assunti nel settore tessile nella propria Prefettura. Il salario medio orario di questi lavoratori si aggirerebbe intorno ai 500 yen: 254 yen in meno del salario minimo vigente nella Prefettura.

In ambito agricolo, dati ministeriali resi noti martedì scorso, mostrano come il Sol Levante abbia, nuovamente, fallito gli obiettivi governativi per un tasso di autosufficienza alimentare del 45%. Nell'anno 2015, il tasso di autosufficienza alimentare si è, infatti, fermato al 39%. Sempre secondo il Ministero, il calo del volume del pescato (-3%) e del consumo di riso (-2%) è stato parzialmente coperto da un aumento della produzione della barbabietola da zucchero e del grano. Tra le maggiori economie, il Sol Levante ha il più basso tasso di autosufficienza alimentare, scendendo dal 79% di calorie “nazionali” pro capite del 1960 al 37% del 1993 per poi attestarsi intorno al 20% negli ultimi venti anni.

In politica internazionale, i reiterati lanci - gli ultimi due lo scorso 2 agosto - da parte nordcoreana, di missili balistici verso il Mar del Giappone (uno dei due razzi è caduto in Zona Economica Esclusiva di Tokyo) non aiutano ad attenuare la tensione nell'Asia del Nord-Est. Consueta la risposta del Ministero della Difesa (“stiamo raccogliendo ed analizzando dati ed informazioni”) mentre il titolare degli Esteri Kishida ha provato, senza successo a causa del veto cinese, a porre la questione al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Giappone, Corea del Sud e Stati Uniti sono sempre più determinati a rafforzare il loro sistema di difesa antimissilistico in una escalation che potrebbe avere nefaste conseguenze.

Ad Okinawa, intanto, un gruppo di consiglieri della Prefettura ha consegnato, lo scorso 26 luglio, al locale ufficio della Difesa la risoluzione, recentemente approvata, che chiede al governo di non proseguire nella realizzazione degli eliporti destinati alle truppe USA a Takae. Il giorno prima il ministro Nakatani, in uno dei suoi ultimi atti alla guida della Difesa, aveva confermato, incontrando il Comandante delle truppe statunitensi nel Pacifico, Harry Harris, la volontà del governo di “lavorare duramente” per la realizzazione della nuova base di Henoko e dei nuovi eliporti.
Nel contempo, il neoministro per Okinawa e i Territori del Nord, Tsuruho, ha voluto subito mettere in chiaro quale sarà il suo atteggiamento rispetto alle servitù militari presenti nella Prefettura, affermando che i ritardi nella costruzione delle facilities avranno ripercussioni sui trasferimenti del governo nazionale: “le misure per lo sviluppo e la questione delle basi sono, senza dubbio, tra loro legate”. “E' naturale che i trasferimenti saranno ridotti se non vi saranno progressi nei lavori”, gli ha fatto eco il Segretario Generale del Gabinetto, Suga.

(con informazioni di Japan Press Weekly 27 lug. - 2 ago. 2016; mod.go.jp; imf.org; the-japan-news.com; asahi.com; japantimes.co.jp)

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