Perché tutti parlano del terrorismo?
Perché tutti parlano del terrorismo? (Spesso a sproposito).
Ci risiamo: anche a Barcellona è arrivato il terrorismo, un attentato 'firmato' Isis (e pare altri due nelle ultime ore, uno in Germania ed un altro addirittura in Finlandia). Oltre al naturale sgomento per quanto accaduto e al cordoglio per le vittime (e un po' di umana paura) c'è un'altra piaga che ossessiona il 'day after': i discorsi della gente che, da una parte e dall'altra, si susseguono sempre uguali ad ogni occasione.
Di Matteo Fratangeli
Parigi: le ore dopo l’attentato nel racconto di Ida, un’insegnante milanese che vive in città: “L’atmosfera è triste, strade deserte”
Dolore, sgomento, paura, rabbia. Sono le emozioni che tutti noi abbiamo provato alla notizia dei tragici fatti di Parigi. 129 morti e 352 feriti sono un bollettino di guerra, una guerra sempre più su scala globale che il terrorismo vuole portare fin sotto le nostre case, nelle strade che percorriamo, nei negozi, nei locali e nei teatri che frequentiamo per trascorrere qualche ora di gioia e di spensieratezza; sentimenti che nella capitale francese sono stati strappati via con la violenza, gettando la popolazione nell’angoscia e nel lutto.
Sensazioni inimmaginabili per noi che viviamo in una società che, fortunatamente, almeno fino ad oggi, si è sentita immune da tali tragedie, e che solo chi sta vivendo quell’esperienza e la sta osservando con i propri occhi può aiutarci a capire.
Non ci sono parole per quello che è accaduto ieri ad Ankara, l’attentato terroristico durante una manifestazione pacifista, che ha costato la vita a 95 persone (per ora) e causato gravi danni a tantissime altre.
Non è passato molto tempo dall’altro, terribile attentato a Suruç - rivendicato poi dalle truppe dell’ISIS – che per sempre lascerà nei nostri occhi l’immagine straziante di quel selfie di giovani e giovanissimi che lanciavano un appello di pace e di speranza, per sempre interrotto dalla brutale violenza di chi la pace non la vuole. Ieri un altro messaggio di pace è stato abortito e quel che resta è una grande ferita che non riesce a sanguinare commenti, anche se dovrebbe. Una grande ferita che dovrebbe rimanere incisa in tutta la comunità internazionale. Quello che sta succedendo in Turchia non dovrebbe essere più tollerabile. Un capo di stato che vuole imporre tutta la sua autorità e che impedisce una convivenza pacifica con la comunità dei curdi, che fa di tutto per spazzare via il partito filo-curdo dell’HdP che lo scorso giugno, conquistando il 13% dei consensi durante le elezioni parlamentari è riuscito ad entrare in parlamento impedendo all’AKP di Erdogan di ottenere ancora una volta la maggioranza assoluta.
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