Instabilità-bis, questa la fotografia che, per la seconda volta negli ultimi sei mesi, ci consegnano le elezioni spagnole. Per quanto concerne la Camera il Partito Popolare del premier Mariano Rajoy si rafforza, rispetto allo scorso dicembre, passando dal 28% (e 123 seggi) al 33% (e 137 deputati). Una marea blu appare sulla cartina spagnola: i popolari sono, infatti, primo partito dalla Galizia fino a Cadice e Granada.
Seconda forza politica i socialisti di Sanchez, che evitano il sorpasso di Unidos Podemos, e, con il 22,6%, ottengono 85 seggi (ne avevano conquistati 90 a dicembre).
Pablo Iglesias: "Podemos è il voto dell'illusione"
Il leader di Podemos: «Non è possibile il cambiamento in un Paese solo, per cambiare bisogna allearsi in vari Paesi. E se andremo al governo la Spagna uscirà dalla Nato»
Europarlamentare della Sinistra europea nel Gue-Ngl, «che difende la dignità dei popoli e la democrazia». Anche neo segretario generale del movimento Podemos, che nella sorpresa generale ha conquistato l’8% alle elezioni continentali di maggio ed è accreditato oggi dai sondaggi come prima forza politica del paese con il 27%. Insomma il trentenne Pablo Iglesias sta diventando per gli spagnoli quello che Alexis Tsipras è per i greci: un pericolo pubblico, come è stato già omaggiato da alcuni media, per l’Europa dell’austerity di Barroso e ora di Juncker.
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