Mercoledì, 29 Giugno 2016 00:00

Spagna: elezioni fotocopia

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Instabilità-bis, questa la fotografia che, per la seconda volta negli ultimi sei mesi, ci consegnano le elezioni spagnole. Per quanto concerne la Camera il Partito Popolare del premier Mariano Rajoy si rafforza, rispetto allo scorso dicembre, passando dal 28% (e 123 seggi) al 33% (e 137 deputati). Una marea blu appare sulla cartina spagnola: i popolari sono, infatti, primo partito dalla Galizia fino a Cadice e Granada.
Seconda forza politica i socialisti di Sanchez, che evitano il sorpasso di Unidos Podemos, e, con il 22,6%, ottengono 85 seggi (ne avevano conquistati 90 a dicembre).

Al terzo posto si piazza, come già detto, la lista unitaria Unidos Podemos, raggruppamento comprendente la formazione di Pablo Iglesias ed Izquierda Unida. L'unità, rifiutata dagli ex indignados lo scorso anno, sembra però non pagare: con il 21% (24% la somma delle due liste alle precedenti elezioni) la lista della sinistra si aggiudica 71 deputati, quanti ne aveva nell'assemblea appena disciolta (Podemos contava su 69 deputati mentre IU su 2).
In calo i “grillini di destra” (non che quelli nostrani non lo siano ma quelli iberici lo ammettono) di Ciudadanos. La formazione di Albert Rivera conferma sostanzialmente la percentuale del 2015 (13,9) perdendo meno di un punto percentuale ma, in virtù del diverso risultato dei popolari, perde 8 deputati (da 40 passa a 32).
Nove seggi (risultato storico) per Sinistra Repubblicana di Catalogna, che con il 2,6% nazionale (è primo partito a Leida e Girona e sopra il 20% nelle altre circoscrizioni catalane) batte, nel derby con gli alleati della Convergenza Democratica, il partito di Artur Mas e del presidente della Generalitat Carles Puigdemont che si ferma ad 8 seggi (2% a livello nazionale sopra il 20% a Leida e Girona, al 12% a Barcellona, poco sotto il 20 a Tarragona).
Conferma la propria percentuale (1,2% nazionalmente; 28% in Biscaglia; 23% nella provincia di Gipuzkoa;15% in Alava) il Partito Nazionalista Basco, il quale perde, però, un deputato (dai 6 del 2015 passa a 5).
Seggi invariati - 2 - anche per la sinistra indipendentista di Bildu (0,7% la sua cifra nazionale; intorno al 10% nelle circoscrizioni del Paese Basco ed in Navarra e con un punta del 19% in Gipuzkoa). Stesso risultato di dicembre per la Coalicion Canaria, la quale centra nuovamente l'obiettivo di avere un proprio rappresentate alla Camera.

Copia fotostatica del 2015 anche per il Senato. Nella Camera alta è da registrarsi un piccolo aumento (da 124 a 130 senatori) per i popolari. Cresciuti del 40% i seggi dei catalani di ERC (da 6 a 10). Leggero calo per i socialisti (da 47 a 43 seggi). Podemos conferma 16 seggi. Più che dimezzata la rappresentanza di Convergenza Democratica (da 5 a 2 seggi). In calo, pochi decimali sotto il 70%, l'affluenza (era stata del 73% a dicembre).

Tre adesso i possibili scenari che si aprono per comporre una situazione di straordinaria incertezza: un governo di grande coalizione popolari-socialisti (eventualmente allargato al partito di Rivera) di chiarissima impostazione moderata e pro-austerità; un fragile governo delle sinistre a guida Sanchez (e necessariamente allargato ad almeno due partiti autonomisti, tra quali certamente il PNV, mentre più complesso sarebbe, a causa dell'ostilità socialista ad un referendum su modello scozzese per l'indipendenza catalana, possibilità ventilata invece da Podemos, il coinvolgimento della CDC ed ancor meno di ERC); un nuovo incarico, a termine, al leader dei popolari Rajoy e nuove elezioni tra qualche mese.

Una condizione di instabilità, quella vissuta dalla Spagna, che non giova ad un Paese colpito da una devastante crisi economica e con una disoccupazione (non soltanto giovanile) ben oltre la doppia cifra.

Ultima modifica il Martedì, 28 Giugno 2016 23:27
Roberto Capizzi

Nato in Sicilia, emiliano d'adozione, ligure per caso. Ha collaborato con gctoscana.eu occupandosi di Esteri.

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