In nome del decoro: i poveri e il difforme fuori dalle città
Immaginate di potervi rimpicciolire a pochi centimetri e vivere in una realtà miniaturizzata. È l’idea sulla quale si basa il recente film Downsizing, con Matt Damon come protagonista. Città in miniatura perfette e con tutte le comodità, per salvare il pianeta dall’inquinamento, godendosi una improvvisa condizione di ricchezza (i soldi aumentano il loro valore nella realtà ridimensionata).
La Spagna e le autonomie regionali: il vero quesito dietro al voto referendario in Catalogna
In queste ultime settimane il dibattito politico europeo ha avuto, insieme alle elezioni federali in Germania, come argomento principale il referendum per l’indipendenza della Catalogna. Il Parlamento catalano e il leader Carles Puigdemont avevano annunciato lo scorso giugno il referendum, il secondo dopo il voto del 2014 considerato dal governo spagnolo come consultivo e non vincolante. Motivo per il quale anche la partecipazione dei catalani al voto era stata deficitaria (solamente il 35 % degli aventi diritto per il quale non fu raggiunto il quorum, 80 % dei votanti favorevole alla indipendenza della Catalogna). In realtà la contesa iniziò nel 2010, quando la Corte Costutizionale annullò la legge varata con un referendum dal governo di Zapatero che regolava i rapporti tra stato spagnolo e autonomia regionali.
Intervista a Giovanni Russo Spena
Partirei dal libro Guai ai poveri, di Elisabetta Grande, che hai avuto modo di recensire e di cui parleremo prossimamente su Il Becco. Il testo illustra come, a partire dagli anni ‘70, il sistema politico statunitense abbia disegnato una società in cui crescono le disuguaglianze, dove i poveri aumentano mentre cresce la ricchezza complessiva del Paese, a vantaggio di pochi. L’azione discriminatoria sul piano sociale si sviluppa sul piano normativo, del diritto. Quali analogie ci sono rispetto alla situazione italiana?
In Italia ci avviamo verso una condivisione assoluta del modello statunitense, con pochissime eccezioni.
b) L'industrializzazione pianificata e la collettivizzazione forzata dell'agricoltura
“Per eliminare i kulak come classe non è sufficiente la politica di limitazione e di eliminazione di singoli gruppi di kulak. Per eliminare i kulak come classe, è necessario spezzare con una lotta aperta la resistenza di questa classe e privarla delle fonti economiche della sua esistenza e del suo sviluppo (libera utilizzazione della terra, mezzi di produzione, affitto, diritto di ingaggiare mano d'opera salariata, ecc.). In questo appunto consiste la svolta verso la politica di liquidazione dei kulak come classe. […] Senza di questo, non è concepibile nessuna collettivizzazione seria, e tanto meno una collettivizzazione integrale della campagna.”
(Stalin, Sul problema della politica di liquidazione dei kulak come classe, 21 gennaio 1930)
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