Sabato, 27 Gennaio 2018 00:00

Tesoro, mi si è ristretto l'Homo sapiens

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Tesoro, mi si è ristretto l'Homo sapiens

Il tema della miniaturizzazione di cose e persone nel cinema non è assolutamente nuovo. La bambola del diavolo, Il dottor Cyclops, Radiazioni BX: Distruzione uomo, Viaggio allucinante, Gulliver, Tesoro mi si sono ristretti i ragazzi (con annessi sequel) sono alcuni degli esempi più autorevoli.

Alexander Payne (già regista e sceneggiatore di acclamati film come A proposito di Schmidt, Nebraska, Sideways, Paradiso Amaro) gioca con le dimensioni per parlarci, ambiziosamente, di altro: ecologia, sovrappopolazione, collasso del pianeta, diritto di voto, vita di coppia, benessere e capitalismo. Non a caso questo film così ricco ha aperto la 74a edizione del Festival di Venezia.

Il ridimensionamento è in atto, è già avviato. Noi italiani lo sappiamo bene. Vi faccio un facile esempio. Cosa succede quando un'azienda è in crisi? Semplice! Si dà una sforbiciata al personale, si riducono i costi e si cerca di sanare i conti. Il famoso bilancio non deve essere in rosso. Molti per non farlo lo hanno anche truccato, ma questa è un'altra storia. Nella lingua inglese uno dei significati di downsizing è "licenziamento collettivo attuato con lo scopo di aumentare la competitività di un'azienda". Molte persone sono state costrette a fare il ridimensionamento delle loro vite e negli ultimi 10 anni tutto è cambiato. Le nostre emozioni sono state di colpo quasi cancellate. Le utopie e la macelleria sociale hanno preso il sopravvento, ai sogni non si crede più fino in fondo, tanto che i cassetti sono sempre più pieni e polverosi. Intelligentemente Payne pone una domanda: come si fa a invertire la tendenza imposta dal capitalismo? Capitalism is a love story era il titolo di un film di Michael Moore e parlava anche di questo in forma di documentario. Questa volta invece l'abile Alexander Payne lo fa in forma di satira e commedia fantascientifica agrodolce

L'inizio del film è attualissimo. Norvegia. Uno scienziato ha in mano un sacchetto di plastica contenente rifiuti prodotti da una comunità "in miniatura" in 4 anni. Nel frattempo nell'Italia contemporanea lo smaltimento dei rifiuti è un grosso problema (citofonare a Virginia Raggi), mentre nei supermercati e nelle botteghe imperversa l'astio dei consumatori contro le shopper a pagamento. La Terra non ha posto per tutti. Mancano le risorse. Uno scienziato norvegese progetta un sistema, tecnologicamente all'avanguardia, per rimpicciolire le persone. Una soluzione intelligente e sostenibile per garantire più risorse a tutti, occupando minor spazio.

Omaha, Stati Uniti. Paul Safranek (un Matt Damon visibilmente ingrassato) è un americano che più medio non si può (anche di statura, ovviamente). È una via di mezzo tra la piccola borghesia e il (sotto)proletariato. Ha la madre malata, un lavoro che non gli piace, difficoltà economiche sempre dietro l'angolo. Sembra un po' il Paul Giamatti dello spettacolare Sideways, ma con una differenza: lui è sposato. Ma anche con la moglie Audrey (Kristen Wiig de I sogni segreti di Walter Mitty) le cose non vanno affatto bene per il povero Paul. Così come in Sideways, è la fuga dalla realtà la miglior medicina. Payne sembra aver ascoltato i dischi di Bruce Springsteen (i migliori sono Born To Run e Nebraska per la tematica). Il film diventa una storia on the road con Paul che viaggerà fino in Norvegia. Ed ecco che Safranek sceglie di diventare un lillipuziano dopo aver parlato con un amico che glielo ha consigliato. Il processo è irreversibile. Da un metro e ottanta diventa 12 cm. Basta una spatola per tirarlo su, come se fosse una cotoletta impanata appena uscita dal forno. In questo modo aiuterà il pianeta, verranno ridotti i rifiuti, il suo mutuo ventennale verrà estinto, i suoi debiti diventeranno ricchezza. Sembra la campagna elettorale in vista del 4 marzo (attenzione! Il lillipuziano non è Brunetta!). Il problema è che la moglie Audrey, assalita dai dubbi, sceglie di non "ridimensionarsi" e lo molla. E glielo dice quando lui ha già avviato la procedura.

Il povero Paul inizia un nuovo percorso. Nel mondo vecchio ci sono umani che non arrivano alla fine del mese, nel mondo nuovo le premesse per il benessere ci sono tutte. Ma la sua nuova vita sarà davvero migliore? «Il tempo passa, ma i casini restano,» diceva Lupo Alberto. Anche per Paul i problemi rimangono sempre i soliti, i dubbi sulla bontà della scelta fanno il resto. Le fregature anche nel nuovo mondo sono sempre dietro l'angolo (spassosa l'idea del personaggio che mette in discussione il diritto di voto di quelli che si sono fatti ridimensionare di recente. Non sarà mica Trump?). L'american dream si arena anche per chi è alto 12 cm. Fortunatamente ci saranno nuovi incontri con una coraggiosa vietnamita con una gamba sola (Hong Chau, bravissima), un vicino festaiolo e un trafficante di beni di lusso (il "tarantiniano" Christoph Waltz più gigione che mai), che  gli faranno capire il senso della sua vita.

Alexander Payne è davvero uno dei più intelligenti sceneggiatori e registi del cinema mondiale (lo si vede soprattutto nella prima ora). Dopo un film piccolo, intrigante e riuscitissimo  come Nebraska, sceglie di abbondare mantenendo il solito equilibrio tra dramma e commedia. A tratti la carne al fuoco è veramente tanta e il rischio di strafare è alto, la sceneggiatura non sempre è bilanciata (specie nella seconda parte). Ed ecco che il bersaglio di questa favola ecologista sono il consumismo, la decrescita felice, l'utopia, la sovrappopolazione (ultimamente ne ha parlato anche Ron Howard in Inferno), il concetto di felicità, i nuovi modello (eco)sostenibili. Payne è scettico con tutti questi modelli, lo dice forte e chiaro. A lui interessa solo l'uomo e i suoi tormenti. Un po' come Woody Allen in Midnight in Paris. Lì il bersaglio era l'incapacità di vivere il presente (e di vedere il futuro), ancorandosi a modelli del passato che fu.

Ancora una volta Matt Damon è bravo nel tratteggiare le inquietudini dell'americano medio (a rischio povertà). O per dirla in stile Monicelli, è un borghese piccolo piccolo.  Accanto a lui ci sono ottime controparti: da Kristen Wiig alla sorprendente Hong Chau, passando per le "spalle" Alec Baldwin, Neil Patrick Harris e lo spassoso Christoph Waltz che interpreta un serbo "capitalista"  che contrabbanda sigari e alcool (in miniatura). Ebbene sì, il capitalismo danneggia anche i poveri alti 12 cm. E non è affatto facile visto che tutte le parti "in miniatura" sono state provate dagli attori in un teatro di posa con dietro il green screen. Il resto lo hanno fatto la computer grafica e i modellini (guarda il dietro le quinte qui). È un film da far vedere a coloro che hanno sacrificato la loro umanità in nome del proprio egoismo e del consumismo sfrenato. Dopo i vini californiani di Sideways, ecco una buona (e zuccherosa) ciambella. Purtroppo il buco non è proprio perfetto, perché gli ingredienti non sono amalgamati in maniera armonica. Il menù per una bella scorpacciata (di cinema e attualità) è servito. Per il resto godetevi il sole, Trump docet.

 

TOP

- La prima ora fila quasi alla perfezione, soprattutto per i tempi comici e la scrittura

- Lo zoom, ironico e per niente invadente, su alcuni problemi del mondo

- Gli effetti speciali non sono invadenti. La storia prima di tutto

- Alexander Payne è uno degli scrittori e registi autoriali più intelligenti del cinema mondiale

- Matt Damon è perfetto per la parte

- Christoph Waltz torna a ruggire dopo qualche prova sottotono

- Kristen Wiig e la sorpresa Hong Chau sono spalle perfette di Damon

- La coerenza narrativa con le pellicole precedenti (Sideways specialmente)

- La contaminazione tra satira, dramma e favola ecologista funziona

 

FLOP

- C'è veramente tanta carne al fuoco. Forse Payne avrebbe dovuto togliere qualcosa

- La seconda parte scorre peggio della prima e il cambio di registro si sente troppo

- Il finale non è ai livelli delle premesse della prima parte

- La sceneggiatura non sempre è bilanciata, specie nella seconda ora


 

Downsizing – Vivere alla grande ***1/2

(USA  2017)

Regia: Alexander PAYNE

Sceneggiatura: Jim TAYLOR. Alexander PAYNE
Fotografia: Phedon PAPAMICHAEL

Cast: Matt DAMON, Kristen WIIG, Christoph WALTZ, Neil Patrick HARRIS, Alec BALDWIN, Jason SUDEIKIS, Hong CHAU, Laura DERN, Terence STAMP

Durata: 2h e 15 minuti

Distribuzione: 20th Century Fox

Uscita: 25 Gennaio 2018

Trailer https://www.youtube.com/watch?v=Xy0L6m-af74

FILM D'APERTURA DEL 74° FESTIVAL DI VENEZIA

LA FRASE: "Tu pensi di essere nel mondo normale e poi improvvisamente… scopri che non è vero!"

Ultima modifica il Domenica, 28 Gennaio 2018 01:06
Tommaso Alvisi

Nato a Firenze nel maggio 1986, ma residente da sempre nel cuore delle colline del Chianti, a San Casciano. Proprietario di una cartoleria-edicola del mio paese dove vendo di tutto: da cd e dvd, giornali, articoli da regalo e quant'altro.

Da sempre attivo nel sociale e nel volontariato, sono un infaticabile stantuffo con tante passioni: dallo sport (basket, calcio e motori su tutti) alla politica, passando inderogabilmente per il rock e per il cinema. Non a caso, da 9 anni curo il Gruppo Cineforum Arci San Casciano, in un amalgamato gruppo di cinefili doc.

Da qualche anno curo la sezione cinematografica per Il Becco.

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