Sul fronte storico prosegue l'attività del governo di pressione sugli editori di libri scolastici affinché rimuovano o edulcorino ogni riferimento al passato coloniale nipponico. L'ultimo controllo sui testi, da parte del Ministero dell'Istruzione, è avvenuto lo scorso 6 aprile. Già durante il proprio primo mandato, il premier Abe ha modificato la Legge Organica sull'Istruzione per poter inserire più facilmente elementi di revisionismo rispetto a fatti ampiamente accertati e noti dalla comunità storica mondiale.
In ambito fiscale sono venute meno le promesse del governo di destinare al welfare le risorse provenienti dall'aumento della tassa sui consumi. Il senatore Koike, vicepresidente del Partito Comunista, durante la seduta del primo aprile della Commissione Bilancio della Camera dei Consiglieri ha dichiarato che, durante l'anno 2014, soltanto il 16% del gettito generato dall'aumento della tassa sui consumi è stato investito in solidarietà sociale.
L'aumento della tassa sui consumi ha influito negativamente sul tenore di vita di milioni di giapponesi: particolarmente lavoratori dipendenti e pensionati. Una ricerca, commissionata e diffusa dall'Unione della Cooperative di Consumo Giapponesi, ha mostrato come, durante l'anno 2014, le famiglie i cui redditi erano inferiori ai quattro milioni di yen abbiano pagato in tassa sui consumi il 5,44% del loro reddito annuale, un aumento di quasi il 2% rispetto all'anno precedente.
In termini assoluti la media di reddito annuale erosa dall'aumento della tassa è stata di 241.000 yen per famiglia rispetto ai 167.000 del 2013.
La difficile situazione economica di molte famiglie giapponesi si riflette anche sull'istruzione universitaria. Un sondaggio, realizzato dalla Federazione di Tokyo del Sindacato dei Docenti e del Personale delle Università Private e pubblicato lo scorso 3 aprile, ha mostrato come oltre il 17% dei rispondenti sia stato costretto a ricorrere a prestiti di banche o familiari per poter pagare le tasse universitarie ed altri costi. Secondo il sondaggio, le famiglie degli studenti impiegano durante il primo anno di università oltre il 33% delle proprie entrate per l'istruzione universitaria dei figli presso le università private dell'area metropolitana di Tokyo.
(con informazioni di Japan Press Weekly 1 – 7 apr. 2015)