Il giorno precedente, al termine della propria prima visita all'impianto di Fukushima, il Presidente del Partito Comunista Giapponese Shii aveva dichiarato che la situazione è “lontana dall'essere sotto controllo”, in particolare non vi sarebbe più spazio per immagazzinare l'acqua contaminata, inoltre i livelli di radiazioni nei reattori 1, 2 e 3 impediscono ogni possibilità di accesso. L'esponente comunista, nel richiedere nuovamente con forza l'intervento del governo per la decontaminazione e messa in sicurezza dell'area, ha ribadito la contrarietà del proprio partito in merito all'intenzione del Premier Abe di promuovere ulteriori centrali nucleari con “nuovi standard di sicurezza”.
In tema di compensazioni 1.650 cittadini al momento dell'incidente residenti nelle Prefetture di Fukushima, Miyagi, Yamagata, Ibaraki e Tochigi hanno avviato un'azione legale per chiedere risarcimenti a TEPCO ed allo Stato giapponese. Tra i ricorrenti alcuni cittadini di Iwaki, località esclusa dal governo nazionale dalla zona di evacuazione.
Sul fronte economico, intervenendo durante la seduta della Camera bassa del 5 marzo, il Presidente del PCG Shii ha espresso la necessità, al fine di uscire dalla recessione, che il governo promuova aumenti salariali e blocchi l'incremento delle tasse sui consumi. Citando un libro bianco del governo, che individua tra le cause della deflazione il calo dei redditi ed il forte aumento di lavori non regolari, Shii ha invitato l'esecutivo ad abbandonare una politica di deregulation.
Importanti novità in materia elettorale giungono dall'Alta Corte di Tokyo che il 6 marzo ha dichiarato il sistema elettorale vigente come incostituzionale, pur rigettando la richiesta di annullamento delle elezioni avanzata dai richiedenti. E' la prima sentenza del genere su sedici cause avviate in quattordici corti del Paese, anche se già nel marzo del 2011 la Suprema Corte aveva dichiarato incostituzionale la disparità tra i voti ed i seggi ottenuti verificatasi in seguito alle elezioni del 2005. Durante una conferenza stampa convocata dopo la sentenza uno degli avvocati dei ricorrenti Hidetoshi Masunaga ha dichiarato: “300 parlamentari eletti con il sistema maggioritario non hanno base legale per il loro mandato”.
Commentando la sentenza il parlamentare comunista Keiji Kokuta ha dichiarato: “Nelle elezioni del 2012 per il rinnovo della Camera dei Rappresentanti, il Partito Liberal-Democratico ha ottenuto l'ottanta per cento dei seggi con circa il quaranta per cento dei voti avuti nei collegi uninominali, e circa il 50% dei voti sono stati “sprecati” non avendo alcun legame con il numero di seggi”, affermando la necessità di un sistema elettorale proporzionale.
(con informazioni di Japan Press Weekly 6-12 marzo 2013)