Domenica, 18 Marzo 2018 00:00

Pillole dal Giappone #229 – Si allarga lo scandalo di Moritomo Gakuen

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I documenti circa la svendita di un terreno demaniale all'operatore scolastico Moritomo Gakuen sono stati falsificati. Ad ammetterlo adesso anche il ministro delle Finanze Taro Aso.

Lunedì scorso il vicepremier ha confermato che 14 documenti hanno subito alterazioni in vista del loro esame da parte dei parlamentari. In quell'occasione quasi tutta l'opposizione boicottò la riunione proprio per l'impossibilità di stabilire se i documenti sottoposti erano identici agli originali.
“La vicenda ha delle gravi conseguenze ma non penso alle dimissioni” ha però precisato Aso in quello che sta diventando uno scandalo al cubo per la maggioranza. “Questa situazione potrebbe colpire la fiducia del popolo verso l'intero settore amministrativo nazionale. Sento una grande responsabilità come capo dell'amministrazione pubblica” ha affermato il premier Abe. Dai documenti sono spariti un riferimento ad un discorso tenuto dalla moglie del capo del governo, Akie Abe (ex presidentessa onoraria dell'associazione) così come sono stati cancellati i nomi di alcuni politici conservatori.
Il premier intervenendo in Senato lo scorso 14 marzo e poi nuovamente alla Camera il 17 ha però negato il coinvolgimento della moglie nelle trattative per la vendita del terreno. “Né io né mia moglie abbiamo nulla a che fare con il processo di approvazione della scuola o con la vendita del terreno. Se fossimo coinvolti mi dimetterei tanto da primo ministro quanto da parlamentare” ha detto il leader conservatore.
Lo scandalo “sta evolvendo in un problema che potrebbe costringere il governo alle dimissioni” ha sostenuto dall'opposizione il segretario del Partito Comunista Akira Koike per il quale “il centro della questione è il ruolo giocato dal premier e da sua moglie. Abe non può semplicemente scaricare lo scandalo sul Ministero delle Finanze”. “È indispensabile chiarire chi ha dato incarico ai funzionari di modificare i documenti, quando la persona ha agito e per quale scopo” ha attaccato Tetsuro Fukuyama, segretario del Partito Costituzionale Democratico. “Non penso che le alterazioni possano essere state fatte con l'iniziativa di un semplice funzionario. Sospetto che ci siano state pressioni da parte di persone vicine al primo ministro e ad Aso” secondo Shinji Morimoto del Partito Democratico.
Le opposizioni non intendono dunque mollare la presa su quello che non è il primo caso di documenti nascosti o falsificati (su un report occultato riguardante le truppe nipponiche in Sudan si era dovuta dimettere la potente ministra della Difesa Inada) e non hanno calmato le acque nemmeno le dimissioni del capo dell'Agenzia delle Entrate Sagawa (all'epoca dei fatti Direttore Generale del Ministero delle Finanze).
“Sagawa potrebbe anche essere una vittima nella vicenda. I politici devono assumersi le loro responsabilità” ha infatti affermato la deputata del PCD Kiyomi Tsujimoto. “Sagawa si è dimesso per proteggere il premier ed in questo senso è stato la persona giusta al posto giusto” ha ironizzato il Segretario Generale del Partito Democratico Teruhiko Mashiko riferendosi alla difesa che Aso aveva fatto sulla nomina del funzionario.
In settimana il ministro delle Infrastrutture Keiichi Ishii in conferenza stampa ha discolpato il proprio Ministero sostenendo che i documenti provenienti dalla propria amministrazione erano conformi all'originale (e dunque le alterazioni sono state successive e da addebitarsi a funzionari delle Finanze). Lo scorso venerdì Sagawa è stato attaccato anche dal successore, Mitsuru Ota, che, sentito dalla commissione Finanze della Camera dei Rappresentanti, ha affermato che il predecessore sapeva che i documenti forniti al parlamento presentavano alterazioni.

Sul fronte nordcoreano due inviati della Repubblica di Corea – Chung Eui-yong, a capo dell'Ufficio per la Sicurezza Nazionale, e Suh Hoon, responsabile dell'intelligence – hanno tenuto colloqui il primo con il Presidente cinese Xi mentre il secondo con il premier nipponico Abe. I colloqui dei due diplomatici che di recente hanno visitato la Corea del Nord si inseriscono nell'ambito del tentativo di Moon di costruire un fronte del dialogo verso la RPDC che coinvolga anche le nazioni più restie alle trattive come per l'appunto il Giappone o fondamentali per le loro interlocuzioni con la dirigenza nordcoreana (è il caso della Cina).
Dopo gli ultimi lanci di missili balistici la posizione giapponese circa il dialogo con la Corea del Nord si è irrigidita trovando per un lungo periodo una sponda nella presidenza Trump, sponda che le ultime aperture del Presidente USA per colloqui diretti con Kim Jong Un sembra non esistere più. Suh Hoon ha incontrato martedì scorso prima il ministro degli Esteri Taro Kono e successivamente Shinzo Abe. Al netto di una ufficiale coincidenza di proposte permane una distanza circa l'atteggiamento da tenere verso la RPDC. Nessun commento significativo da parte di Taro Kono circa le dimissioni del suo omologo statunitense Rex Tillerson: “è stata una sorpresa ma le nostre relazioni sono solide. Per cui non c'è nessun problema” si è limitato a dire il ministro.

L'undici marzo si è intanto celebrato il settimo anniversario del terremoto e maremoto che ha colpito la regione del Tohoku. Secondo gli ultimi dati resi noti dall'Agenzia per la Ricostruzione gli sfollati sono ancora 73.000. Nel complesso le Prefetture di Fukushima, Iwate e Miyagi, quelle più colpite, hanno subito una perdita totale di popolazioni di circa 250.000 unità rispetto al 2010.
“A sette anni dal disastro la ricostruzione nelle aree colpite procede costantemente, passo dopo passo. Nelle aree colpite dal terremoto e dallo tsunami il ripristino delle infrastrutture strettamente connesse alla vita quotidiana è quasi completo mentre la ricostruzione delle case dovrebbe essere completata al 90% questa primavera” ha sottolineato il premier nel discorso commemorativo tenuto alla presenza dell'erede al trono Akishino.
Se è vero che molti progressi sono stati fatti e che la distruzione è stata una delle più grandi che a memoria d'uomo si possa ricordare dall'altro lato è anche vero che la ripresa economica e demografica delle Prefetture colpite (il particolare di Fukushima) può dirsi tutt'altro che soddisfacente. Nella sola Prefettura di Fukushima circa 50.000 persone, pur potendo rientrare a seguito della cancellazione dell'ordine di evacuazione nei comuni nei quali risiedevano, hanno comunque scelto di continuare ad abitare fuori dal territorio della Prefettura.
Nella centrale nucleare ormai tristemente famosa proseguono intanto i lavori di smantellamento che richiederanno, secondo le stime più accreditate, circa 40 anni per essere completati. Non è stata infatti ancora individuata una tecnica per il recupero dei detriti radioattivi fotografati dai robot nei tre reattori né quale reattore va smantellato per primo (in tal senso la decisione è stata rimandata al 2019). Grazie al muro di liquido congelante costruito intorno ai resti della centrale si è significativamente ridotta (da 400 ad 80 tonnellate) la quantità di acqua che giornalmente viene a contatto con i resti dell'impianto ma non è ancora chiaro come smaltire l'acqua decontaminata ma nella quale è ancora presente il trizio. Per l'Agenzia Regolatrice per il Nucleare l'acqua (allo stato attuale poco più di un milione di tonnellate) può essere diluita ed immessa in mare ma la paura per le ripercussioni che ciò potrebbe avere (tanto per l'industria ittica locale quanto per le prevedibili proteste internazionali) non ha ancora portato ad un rilascio controllato di queste acque (una consistente parte è comunque finita di mare di sua iniziativa).

La questione dell'energia nucleare rimane uno dei temi centrali per la politica nipponica. L'undici marzo infatti una manifestazione promossa dalla Coalizione Metropolitana Contro il Nucleare si è svolta a Tokyo ed ha visto la partecipazione di circa 5.000 persone. “Rinnoviamo la nostra determinazione ed il nostro lavoro per fare del 2018 un anno di svolta nella politica nucleare del Giappone affinché il nostro Paese viaggi verso una società senza energia atomica” ha detto durante il proprio intervento Redwolf Misao, leader dell'associazione.
Presente all'iniziativa anche il Presidente del Partito Comunista Shii che ha sottolineato come in maniera unitaria l'opposizione progressista stia sostenendo un disegno di legge che prevede l'uscita del Sol Levante della produzione di energia nucleare. “Credo che questo disegno di legge abbia il sostegno della maggioranza dell'opinione pubblica. Lavoriamo per farlo approvare” ha detto il leader comunista. Il disegno di legge è stato presentato congiuntamente lo scorso 9 marzo dal Partito Comunista, dal Partito Costituzionale Democratico, dal Partito Liberale e da quello socialdemocratico ed ha l'appoggio dell'associazione Genjiren il cui volto più noto è l'ex premier conservatore Koizumi.

Qualche giorno dopo l'anniversario, il 15 marzo, TEPCO e governo sono stati nuovamente condannati a pagare dei risarcimenti (pari a circa un milione di dollari in totale) a 110 evacuati. A esprimersi, questa volta, la Corte Distrettuale di Kyoto. Il giorno successivo una sentenza di condanna per TEPCO e governo è arrivata dalla Corte Distrettuale di Tokyo. In questo caso il risarcimento andrà in favore di 42 evacuati per un totale di 60 milioni di yen (circa 566.000 dollari).
Il governo, intanto, è stato costretto ad intervenire dopo che è emerso che un tirocinante straniero, un vietnamita nello specifico, ha lavorato nei lavori di decontaminazione a Fukushima. Un'inchiesta per verificare se vi sono stati altri casi è stata annunciata dal ministro della Giustizia Yoko Kamikawa.

All'estero si raffrendano gli entusiasmi per la costruzione di impianti nucleari a tecnologia nipponica in Turchia. I costi di realizzazione della centrale di Sinop sarebbero infatti doppi a quanto stimato raggiungendo la cifra di 37,5 miliardi di dollari. Tra le aziende nipponiche coinvolte Mitsubishi Heavy Industries e Itochu Corporation.

Successo invece all'estero per Nippon Steel che lo scorso martedì ha annunciato che acquisterà la svedese Ovako. La società nipponica potrà così contare su una produzione aggiuntiva di 780.000 tonnellate annue. Ovako ha iniziato a produrre acciaio nel XVII sec. ed al 2017 ha fatturato vendite per 921 milioni di euro mentre il patrimonio ammontava a 743 milioni. Ad inizio mese Nippon Steel aveva già dichiarato la propria intenzione di espandersi in India.
Espansione all'estero anche per l'industria tessile nipponica: Toray Industries ha infatti annunciato l'acquisto (per 930 milioni di dollari) dell'olandese TenCate Advanced Composites Holding che opera nella produzione di fibre di carbonio.

Sul commercio internazionale permane la tensione tra Unione Europea e Giappone da un lato (insieme a Canada e Messico) e gli Stati Uniti dall'altro dopo l'annuncio del Presidente Trump di aumentare i dazi sulle importazioni di acciaio. Un incontro tra il ministro dell'Industria e Commercio nipponico Hiroshige Seko, la commissaria al Commercio UE Cecilia Malmstrom ed il rappresentante per il Commercio USA Robert Lighthizer si è tenuto nella capitale belga lo scorso 10 marzo senza che si sia trovato un sostanziale punto di incontro.
“Abbiamo costantemente spiegato al governo degli Stati Uniti d'America che le importazioni giapponesi di acciaio ed alluminio non influiscono negativamente sulla sicurezza nazionale americana. Piuttosto, questi prodotti hanno sempre contribuito alla crescita delle industrie statunitensi ed alla creazione di posti di lavoro. È estremamente deplorevole che nonostante ciò il governo degli Stati Uniti d'America abbia deciso l'8 marzo di imporre tariffe su prodotti in acciaio e alluminio provenienti da paesi tra cui il Giappone […]. Queste misure non solo chiuderanno il mercato statunitense ma potrebbero anche disturbare i mercati globali dell'acciaio e dell'alluminio, compresi quelli asiatici e potrebbero avere impatti negativi significativi sul sistema commerciale multilaterale nel suo insieme” si legge in un comunicato del Ministero guidato da Seko che significative chiude con la promessa di iniziative nipponiche nel quadro dell'Organizzazione Mondiale del Commercio.

In ambito lavoro mentre sono in corso le trattative annuali per i rinnovi contrattuali che interesseranno soprattutto il settore automobilistico e quello elettronico (con l'auspicio da parte dei sindacati di raggiungere un incremento medio rispettivamente del 3% ), le grandi banche stanno muovendosi verso significative riduzioni di orario al fine di ridurre i costi. L'introduzione lo scorso anno di sistemi computerizzati di analisi del cliente in Sumitomo Mitsui ha prodotto nella prima metà del 2017 un risparmio di circa 400.000 ore lavorate (pari alle ore annue di 200 dipendenti) ed in prospettiva, ma entro il 2020, la società prevede di risparmiarne oltre 3 milioni (equivalenti al lavoro di 1.500 impiegati).
Sistemi di automazione sono stati sperimentati anche da Bank of Tokyo-Mitsubishi UFJ dal 2014 mentre Mizuho financial Group ha ottenuto un risparmio annuo di 300.000 ore di lavoro (equivalente al lavoro di circa 150 dipendenti).

In tema servitù militari cattive notizie per gli antimilitaristi di Okinawa. La Corte Distrettuale di Naha ha respinto l'ennesima richiesta di annullamento dell'autorizzazione a realizzare alcuni lavori per la nuova base di Nago. L'autorizzazione, riguardante alcuni lavori di bonifica del sito, era stata concessa dal predecessore di Takeshi Onaga alla guida della Prefettura. La Corte Suprema aveva già respinto un ricorso analogo ne dicembre 2016. “È un peccato che il processo sia terminato con un rigetto del ricorso senza alcun tipo di udienza” ha affermato Onaga dagli Stati Uniti, Paese nel quale si trova in visita ufficiale, prospettando di voler fare appello.

Per quanto concerne la riforma della Costituzione sono fino ad ora sette le proposte di modifica dell'articolo 9 elaborate dalla commissione interna del Partito Liberal-Democratico. Cuore delle auspicate modifiche è l'inserimento nella Carta del ruolo delle Forze di Autodifesa. La maggioranza procede comunque con i piedi di piombo essendo chiaro a tutti che una eventuale bocciatura in sede referendaria aprirebbe un enorme problema circa l'esistenza delle FA in futuro.

In chiusura una storica riforma è in fase di approvazione. Lo scorso 13 marzo, infatti, il governo ha approvato un disegno di legge che è adesso all'esame del parlamento volto ad abbassare la maggiore età dagli attuali 20 anni a 18. Se approvata dal parlamento la legge avrà effetto a partire dal 2022. Previsto nel testo anche la parificazione dell'età legale per sposarsi fissandola a 18 anni sia per gli uomini che per le donne (attualmente la legge prevede come età minima 18 anni per gli uomini e 16 per le donne).

(con informazioni di Japan Press Weekly 07 - 11 mar. 2018; japan.kantei.go.jp; meti.go.jp; asahi.com; mainichi.jp)

 

Immagine ripresa liberamente da www.dailybeast.com

Ultima modifica il Sabato, 17 Marzo 2018 15:25
Roberto Capizzi

Nato in Sicilia, emiliano d'adozione, ligure per caso. Ha collaborato con gctoscana.eu occupandosi di Esteri.

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