Posti in piedi nella sala del Circolo vie Nuove per l'assemblea pubblica sui servizi sanitari e sociali del Q3, promossa dallo Spi, con la partecipazione del segretario provinciale Stolzi. Il tema non è pretestuoso e la partecipazione dei responsabili di ASL (dott. Morello), Società della salute (dott. Brintazzoli) e Comune (assessore Saccardi e presidente commissione sanità Sguanci) è occasione per chiarire questioni generali e particolari.

Pubblicato in Toscana
Venerdì, 15 Marzo 2013 00:00

Per la sanità pubblica in assessorato

Il Coordinamento per la difesa della sanità pubblica ha incontrato l’assessore alla sanità Marroni, al quale NON ha consegnato le firme raccolte su due petizioni: No Isee e In difesa della sanità pubblica. Dopo un ora e mezza abbiamo verificato che l’assessore stava continuando  a fare la cronistoria degli avvenimenti (leggi, manovre, incontri, vincoli…) informandoci più o meno di tutto quello che avevamo letto sui giornali negli ultimi 15-18 mesi, informandoci altresì delle ricadute future -inevitabili- conseguenti a provvedimenti nazionali.

Pubblicato in Toscana
Giovedì, 24 Gennaio 2013 00:00

In lotta per difendere il servizio sanitario

Clicca qui per vedere il video

A Firenze è uno dei periodi più freddi di questo inverno. Non a caso appena arrivati i lavoratori di Careggi in presidio ci offrono del Vin brulè. Sono davanti al nuovo ingresso dell’azienda ospedaliero-universitaria fiorentina per tre giorni, accompagnati da un camper che ricorda quello usato da Renzi per le primarie del Partito Democratico di pochi mesi fa. L’idea era già stata utilizzata dai lavoratori del Maggio Musicale, in vertenza con il primo cittadino del capoluogo toscano. La visibilità delle lotte richiama una politica istituzionale quasi sempre assente dalle manifestazioni, salvo rare eccezioni.

Sulla sanità la partita è aperta in realtà da molto tempo, ma solo ultimamente questo tema è entrato a far parte della percezione comune, probabilmente a seguito delle dichiarazioni di Monti sul sistema sanitario nazionale.

A dicembre una manifestazione (del sempre più attivo Coordinamento in difesa della sanità pubblica) aveva denunciato le peculiarità dei tagli a livello regionale (leggi qui). In Toscana il presidente della Regione viene dall’assessorato alla sanità e questo settore è spesso citato come un esempio di eccellenza dallo stesso Rossi. Pochi giorni fa dichiarazioni simili le aveva ribadite anche Formingoni ad Otto e Mezzo.

A Careggi si sono mossi Cobas, Uil, Usi e Fials, quattro sigle sindacali abitualmente molto distanti tra loro (con l’assenza di Cisl, Cgil e USB quindi), per organizzare tre giornate pubbliche, fatte di momenti di sensibilizzazione, incontri e denunce. Si confrontano lavoratori e studenti sulla riorganizzazione che è stata proposta ai lavoratori, che denunciano come la logica che ha guidato le scelte aziendali sia “più lavoro a minore salario”. L’opposto di quanto si è letto sulle pagine di la Repubblica e altre testate di informazione: “dicono che siamo qui per ottenere il privilegio di 33 ore settimanali. Noi infermieri turnisti siamo in debito con l’azienda di 65mila ore di straordinario. Se i servizi sono garantiti è grazie al senso di responsabilità e al sacrificio di tutti i lavoratori”.  

La scelta di riorganizzare i turni a Careggi non è un problema limitato alla realtà fiorentina. In molti parlano di “banco di prova”, per creare un servizio sanitario con un privato sempre più presente (fate caso alla frequenza con cui ci si può imbattere in pubblicità sui servizi sanitari integrativi).

Anche in questa piazza la politica istituzionale è percepita come un elemento distante. Da una tasca si intravedere il simbolo elettorale della lista Rivoluzione Civile di Ingroia. Il gruppo consiliare di Rifondazione è l’unico che in Regione sta provando a dare sponda alle proteste di lavoratori ed utenti, non senza evidenti difficoltà, dato che fa parte della maggioranza di Rossi. Si tentano di creare strumenti di contrasto: la presenza all’interno delle singole lotte e la creazione di una commissione che, come una task force, giri ospedali e presidi sanitari per verificare i disservizi causati fino ad oggi dai tagli già attuati (senza aspettare il servizio televisivo scandalistico di turno).

Gli occhi sono puntati sulla Regione: i lavoratori di Careggi hanno appena inviato richieste di incontro alla quarta commissione e all’assessore alla sanità. Il prossimo appuntamento è per il 16 febbraio, giorno in cui un corteo a Firenze proverà a riunire le varie istanze toscane. Qualche piccolo successo c’è già stato, ma nessuno si illude. In campagna elettorale è più facile ottenere risultati. Il gelo di questi giorni è significativo, l’Europa ha ancora molte richieste da fare, in nome della responsabilità nazionale.

Consigliamo di integrare l'articolo con il video, cliccando qui

Pubblicato in Toscana
Lunedì, 21 Gennaio 2013 00:00

La disuguaglianza produce malattia

Il quadro proposto nell’articolo Sanità pubblica:diritti o logica dei numeri (leggi qui) è tanto inquietante quanto veritiero; per altro la competenza e la responsabilità per il ruolo ricoperto delle due autrici testimonia della serietà delle informazioni. Il tono allarmato ma non allarmistico è quindi assolutamente pertinente alla situazione descritta, compresa la possibilità di una valutazione politica e di “decisioni conseguenti” qualora l’impegno alla realizzazione di distretti territoriali forti non fosse realizzato e successivamente valutato rispetto all’effettivo bisogno.

Dopo le lotte importanti ed efficaci degli anni settanta, il popolo della sinistra solo di recente ha iniziato a dare il giusto valore alle questioni della sanità e dell’assistenza, laddove la priorità delle questioni del lavoro e del non lavoro, connesse a quelle dell’ambiente, hanno sempre avuto –giustamente- grande attenzione. Forse la situazione di crisi o, preferisco pensare, una effettiva maturazione, portano a dare il giusto peso ai temi connessi alla salute, alla qualità della vita dei singoli e delle famiglie. Intendo contribuire su questo tema riportando le conclusioni a cui sono pervenuti due studiosi americani, di cui darò successivamente i dettagli: “Considerando l’intera popolazione, nelle società contraddistinte da maggiore disuguaglianza i disturbi mentali appaiono cinque volte maggiori che nelle società dove la sperequazione dei redditi è più contenuta; analogamente, nelle società con maggiori disparità economiche c’è una probabilità cinque volte più alta di finire in prigione e una probabilità sei volte maggiore di essere clinicamente obesi, e anche i tassi di omicidio possono essere notevolmente più elevati. Variazioni così elevate si spiegano semplicemente con il fatto che la diseguaglianza non esplica i suoi effetti deleteri unicamente sulle persone meno abbienti, bensì sulla stragrande maggioranza della popolazione”.

La tesi dimostrata dopo anni di ricerche (più di cinquant’anni in due) in tutti i principali paesi sviluppati è che “è la diseguaglianza la madre di tutti i malesseri sociali. (…) Siamo infatti abituati a pensare che la crescita economica abbia l’effetto automatico di rendere una nazione più sana e più soddisfatta. Ma oggi non è più così, perché i malesseri generati dalla diseguaglianza coinvolgono tutti: non solo i ceti più svantaggiati, ma anche quanti si collocano al vertice della scala sociale”. Infine le conclusioni di prospettiva: “se si vuole avviare un nuovo ciclo di crescita che ponga al centro la qualità della vita e non solo il Pil, occorre intervenire immediatamente per ridurre la forbice sociale cresciuta a dismisura tra anni ottanta e novanta” ( La misura dell’anima. Perché le diseguaglianze rendono le società più infelici. R. Wilkinson, K. Pickett).

Fra i pesi studiati l’Italia è uno di quelli in cui le situazioni si aggravano con una sorta di impennata negli ultimi anni, quelli in cui si sono manifestati gli effetti di politiche di aziendalizzazione della sanità e di bisogno di assistenza non più coperto dalle famiglie, sempre più monocellulari e impegnate nel lavoro. Spaventa quindi la prospettiva indicata dalla Giunta della Regione Toscana che, nella delibera di indirizzi alle aziende sanitarie per il riordino del sistema sanitario regionale (del.1235 del 28.12.2012) pone l’obiettivo di “trovare una mediazione tra diritti e risorse” e afferma che “senza un pensiero di cambiamento sarebbe difficile costruire accettabili condizioni di equilibrio tra diritti e risorse…”.

Non è infatti chiudendosi all’interno del sistema sanitario e di protezione sociale che si può ricostruire equilibrio fra bisogno e risorse ma solo intervenendo sulla effettiva riduzione del bisogno, affrontando quindi il tema delle cause che generano il bisogno e il suo progressivo aumento: le diseguaglianze economiche. In questa prospettiva la questione salute interroga tutta l’azione politica e pone la riduzione della forbice sociale, l’aumento della mobilità sociale e relativo abbattimento della vischiosità sociale (ricordate Contessa? “anche l’operaio vuole il figlio dottore!”), la redistribuzione della ricchezza come processi indispensabili per migliorare le condizioni di salute e quindi abbattere la spesa sanitaria. Il rilievo dato dallo studio dei due epidemiologi al fatto che non solo i ceti meno abbienti ma l’intera popolazione di un paese, infine, segnala che non c’è niente di ideologico nel rivendicare la riduzione delle diseguaglianze economiche ma solo una intelligente valutazione dei bisogni e delle possibilità del paese, cosa che interpella certamente le forze politiche e le formazioni elettorali di sinistra ma anche i democratici, ai quali quindi anche il solo buon senso chiede di abbandonare pratiche di aziendalizzazione e di privatizzazione della sanità e della tutela sociale.

Immagine tratta da keepthemiddleclassalive.com/

Pubblicato in Società

Monica Sgherri (Capogruppo Consiglio Regionale) e Daniela Vangieri (Segreteria regionale Rifondazione Comunista)

La sanità italiana, per la sua scelta di privilegiare e investire su un sistema universale e solidaristico, ha rappresentato sicuramente un buon sistema, anche se con situazioni diversificate tra le varie realtà regionali.  

I drastici tagli degli ultimi anni sono un vero e proprio attacco al sistema pubblico, alla sfera dei diritti, alla sanità come diritto universale ed esigibile. La Toscana non poteva essere esente da quest’attacco che compromette seriamente accesso, qualità ed equità. Attacco avvenuto in modo palesemente ideologico, pur sapendo che i sistemi solidali e universali costano meno degli altri e danno di più degli altri in termini di salute e benessere e soprattutto che la spesa sanitaria procapite in Italia è tra le più basse dei paesi occidentali.

Pubblicato in Toscana
Mercoledì, 19 Dicembre 2012 15:59

La salute costa troppo in Toscana?

Cliccando qui il video della manifestazione

Cliccando qui le foto della manifestazione

Il Coordinamento nazionale per la difesa della sanità pubblica è nato a Firenze il 5 settembre del 2012, quindi molti mesi prima delle dichiarazioni di Monti sulla necessità di rivedere (tagliare) uno dei migliori (finora) sistemi pubblici europei di cura, assistenza e prevenzione.

Pubblicato in Toscana
Pagina 3 di 3

Free Joomla! template by L.THEME

Questo sito NON utilizza alcun cookie di profilazione. Sono invece utilizzati cookie di terze parti.