Martedì, 04 Giugno 2013 00:00

Sinistra e Rifondazione: ultima chiamata

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Come contributo alla discussione un documento discusso e portato avanti dal territorio di Asti

Partito

Pensiamo che Rifondazione comunista e i comunisti siano gli elementi che la sinistra italiana ha per potersi rilanciare e arrestare il declino del paese. Valorizzare e non disperdere il patrimonio umano rappresentato dai militanti e dalle militanti del Prc è uno dei compiti che dobbiamo assumere senza alcuna remora.

Occorre aprire una fase di discussione all'interno del partito relativamente alla ragione o alle ragioni per mantenere in vita il nostro partito. Il nostro punto di vista è che Rifondazione Comunista possa continuare ad esistere come partito e come comunità se è in grado di farsi nucleo di gravità di un movimento più ampio, spontaneo, coltivato attraverso assemblee e lavoro sul territorio ed alimentato con la partecipazione attiva dei lavoratori, delle lavoratrici, degli studenti e dei giovani che dentro e fuori del Partito costituiscono il paese reale.

Crediamo che il partito non abbia saputo, nel tessere relazioni, andare oltre al fatto di costituire dei cartelli elettorali piuttosto che spendersi a condividere e far decollare  un progetto di profonda riforma  della società italiana con soggetti e realtà presenti e attivi nel paese come ad esempio il movimento che ha difeso i beni comuni come l’acqua.

Il nostro partito deve riuscire ad essere il motore dell'aggregazione di tutto ciò che sta alla sinistra del PD rafforzando la propria identità, senza cercare per forza disperate e raffazzonate alleanze con altri soggetti, dai partiti alla schiera di intellettuali che ad ogni appuntamento elettorale si presentano per dettare i programmi cercando di incassare solo gli onori senza spendersi in oneri e sputando, inoltre, litri di veleno sulla forma partito. Ciascuno con la propria identità ma in grado di metterla al servizio di una fase di cambiamento dei rapporti  all'interno della società italiana. L'attuale momento storico vede in Europa la rinascita di una sinistra classista e anti-liberista. In Spagna, Grecia, Francia e Portogallo la sinistra che si oppone alle politiche di austerity imposte dalla troika riesce ad incalzare i governi e ad essere un punto di riferimento. Quando in Italia la sinistra non riesce a farlo dobbiamo avere il coraggio e l'intelligenza di interrogarci e l'autoreferenzialità non può e non deve essere la risposta.

Tutto ciò sarà a portata di mano se noi riusciamo a muoverci da subito secondo alcune direttrici ineludibili, da noi direttamente dipendenti, per iniziare a ridurre quel “gap” di credibilità che la storia recente ed i nostri numerosi errori ci hanno cucito addosso e che inevitabilmente ha come conseguenza lo scollamento tra le aspettative di rappresentanza politica delle classi e pezzi rilevanti di Paese con i quali noi intendiamo confrontarci e la percezione del nostro stesso agire.

Congresso

Auspichiamo e lavoreremo perché non si arrivi ad un congresso dividente per mozioni contrapposte ma che al contrario vi sia una base minima condivisa da tutti e un percorso che, pur riconoscendo le diverse sensibilità, sappia fare di queste ultime la base per ripartire alla costruzione del PRC come motore di una sinistra di governo e di alternativa. Crediamo che nel corso degli anni, all’aumentare delle difficoltà e delle sconfitte, il partito si sia chiuso in se stesso, non riuscendo a guardare all’esterno ma individuando il proprio nemico talvolta nel compagno di partito. Occorre invece tornare ad occuparsi di cosa succede fuori dalle nostre sedi di partito, tornare a tessere relazioni sociali, politiche e umane e occuparsi un po’ meno di vicissitudini meramente interne.

Organi dirigenti

È inoltre importante, crediamo, disinnescare in qualche modo il meccanismo deleterio delle correnti interne (ancora quelle di Chianciano, 5 anni fa, distintamente riconoscibili al CPN) quando ciò significa non solo il legittimo anzi necessario confronto interno anche serrato che porta all’arricchimento generale ma quando si traducono in spartizione precisa nella composizione degli organi dirigenti del Partito.

Chiediamo che al prossimo Congresso siano richiesti dal Nazionale ai territori oltre che i nominativi dei delegati anche una o più candidature al CPN, perché non è più tollerabile, se mai lo fosse stato in passato, il meccanismo auto replicante della nostra somma assemblea, meccanismo strettamente connesso alla logica correntizia, il quale per come è stato concepito preclude l’affluire di energie fresche e forze propulsive, giovani e non, un processo che dalla periferia porti al centro in una sorta di orizzontalismo decisionale praticato nei fatti.

Crediamo inoltre, per quanto sia difficile e doloroso affermarlo, che ci vada una netta discontinuità alla testa del partito, in Segreteria Nazionale: una discontinuità che si rende necessaria perché dettata dall’esigenza di rinnovamento che pervade ogni forza politica e dalla quale neanche la nostra può essere esente, un ricambio che porti il nostro vertice a non essere più o ad essere meno ancorato mentalmente nell’immaginario della gente all’esperienza per noi devastante del governo Prodi e a 5 anni di arretramento della nostra pervasività sull’esistente, di sconfitte se non per alcuni lodevoli casi, di debacle elettorali.

La nuova fase politica nella quale il nostro partito dovrà partecipare spinge tutti noi ad una profonda riflessione su come abbiamo proceduto in questi anni, sul ruolo che come singoli abbiamo ricoperto. Uscire dalla logica delle mozioni e costruire una forza attiva nel cantiere della costruzione di una sinistra di alternativa cambia la prospettiva con cui si determinano dirigenti e quadri del partito. La capacità di ascolto, di sintesi e di adattamento alla fortissima dinamica del quadro politico relazionati all’obbiettivo di costruire una sinistra plurale e fortemente radicata nelle lotte per la difesa dei diritti delle persone contrapposti al finanz-capitalismo dovranno essere i requisiti che ciascuno di noi dovrà avere. Pensiamo necessaria una dirigenza che sappia suscitare entusiasmo e voglia di partecipazione anche al di fuori del perimetro di Rifondazione Comunista.

Aspetti e spunti operativi

Per quanto riguarda aspetti più strettamente operativi, per la nostra attuale condizione e per le nostre attuali necessità e ambizioni, ad esempio le classiche SEDI intese come puro mezzo per riunirsi e poco più non hanno forse più la possibilità di esistere. E’ necessario operare grandi sforzi personali e collettivi per dotarci di circoli e centri di aggregazione da usare ANCHE come sedi di Partito, ma che ci permettano di garantire l’utilità anche sociale delle nostre strutture tramite piccoli servizi offerti alla collettività, che ci permettano di avere forme certe e costanti di autofinanziamento che non sia la mera autotassazione dei compagni, che ci permettano di entrare in contatto pressoché quotidiano con una più o meno vasta, ma più vasta di quella attuale, cerchia di persone. Il tema del “partito sociale” con cui questo gruppo dirigente ha vinto il congresso di Chianciano dimostra quanta distanza corre tra le intenzioni del partito e le pratiche concrete. Tante esperienze locali sono andate in quella direzione, creando spazi e buone pratiche sociali ma si sono trovate sole. Questo non può più accadere.

Ad Asti la Casa del Popolo, attualmente centro di gravità di centinaia e centinaia di persone e compagni con una dotazione di servizi (es. scuola migranti) e con una fitta calendarizzazione di cene e iniziative, non è arrivata per grazia divina, ma è nata dal lavoro di questi anni di compagni più e meno giovani.

Occorre avviare a tutti i livelli uno studio preciso e dettagliato sulla COMUNICAZIONE verso l’esterno, arricchito di approfondimenti sulla percezione delle masse in relazione alla diffusione di un dato messaggio politico. Ad Asti lo avvieremo.

Occorre rendere più frequenti i corsi di formazione e di SCUOLA POLITICA di cui devono essere beneficiari in primo luogo i più giovani, i quali devono essere dotati di Vademecum organizzativi e politici settoriali. La formazione è fondamentale. Ad Asti avvieremo nei prossimi mesi il progetto Scuola Politica di Formazione.

Più GIOVANI e donne negli organi dirigenti e a ogni livello.

Immagine tratta da smurfdok.wordpress.com

 

Nicolò Ollino

Son nato ad Asti l'8 Aprile 1989, studio Giurisprudenza all'Università di Torino, iscritto al PRC (GC) dal 2003 e militante effettivo dal 2010 quando ho ricostruito assieme, inizialmente, a pochi altri una forte giovanile, sono stato eletto Segretario Provinciale del Partito nel dicembre 2011, a 22 anni, il più giovane d'Italia. Non mi rassegno facilmente, combatto per ciò in cui credo.

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