Leonardo Croatto

Leonardo Croatto

Delegato sindacale CGIL dal primo contratto di lavoro, rimasto tale anche durante i periodi di precariato a vario titolo, alla faccia di chi dice che il sindacato non è per giovani e per precari. Ora funzionario sindacale per la FLC CGIL. Sono stato in minoranza di qualsiasi cosa durante tutta la mia storia politica.

Perché è importante non parlare coi fascisti: La trappola retorica della libertà di parola

In un precedente articolo abbiamo dato una prima nostra opinione sui meccanismi di legittimazione della presenza fascista nel dibattito pubblico. Soggetti che hanno ruoli di guida culturale della società (giornalisti, docenti, dirigenti scolastici, sindaci ecc.), con le motivazioni più varie, hanno ritenuto appropriato consentire a individui che espressamente si richiamano al fascismo storico di esprimere pubblicamente le loro deliranti idee.

Nuova legge elettorale: alcune riflessioni e un vademecum da un cittadino normale piuttosto stupito

 

Un cittadino normale di un paese normale, un cittadino magari non troppo educato sulle complessità tecniche dei sistemi di voto ma armato di buon senso e di un’idea piuttosto basilare di cosa si intenda per democrazia, si immagina che il sistema elettorale serva a costruire un parlamento che sia il più possibile rappresentativo delle diverse idee politiche diffuse nel paese.

Educazione strumento di democrazia – brevissima (ed incompleta) storia del dibattito contro la partecipazione democratica in Italia

La democrazia è il popolo. La scheda elettorale e l’apparato per votare non significano automaticamente l’esistenza della democrazia
Thomas Sankara

[1]
Nel primo decennio del Novecento, in Italia si discute dell'allargamento del corpo elettorale; interessi diversi premono per ampliare il numero di cittadini (maschi, ovviamente) a cui estendere il diritto di voto, che è ancora considerato esercizio di una capacità e non diritto soggettivo.

Un appello agli autori di appelli per l'unità della sinistra

Quando parte la ricostituzione della sinistra si moltiplicano gli appelli di singoli, gruppi, sigle, collettivi e anonimi per stimolare o arricchire il processo.

Il contenuto politico degli appelli oscilla dal totalmente assente al molto vago (per timore di spaventare gli animi più sensibili ai termini troppo espliciti della militanza, sospetto). A volte l'appello assume toni puramente emotivo-motivazionali, perdendo qualsiasi connotazione chiaramente schierata.

Gli appelli per l'unità della sinistra sono un genere letterario a sé stante, che ha vissuto una sua evoluzione nel tempo. Devo dire che, mentre riuscivo a decifrare quelli che, fino a qualche anno addietro, venivano elaborati da compagni di formazione politico-culturale classica, le ultime produzioni, e in particolare quelle delle nuove generazioni (compagni ad alta scolarizzazione, alta frequentazione dei linguaggi dei nuovi media e background molto movimentista e poco o per nulla partitico) mi risultano molto più difficilmente comprensibili.

Martedì, 12 Maggio 2015 00:00

Per chi è buona questa scuola?

Guida ragionata all'impianto ideologico della riforma della scuola

Che la vertenza della scuola non sia solo una questione che riguarda il personale che nella scuola opera l'hanno oramai capito un po' tutti. C'è un sentore diffuso, anche in chi non si è letto con attenzione il disegno di legge, anche in chi non ha rapporti diretti con la scuola, che i temi in gioco, che i motivi dello scontro, questa volta siano di portata più ampia delle sole questioni contrattuali, e che riguardino non solo chi nella scuola ci lavora, ma l'intero paese, la sua tenuta democratica.

Ho letto e sentito molti commenti sul disegno di legge, alcuni dei quali molto accurati, ci sono però degli elementi che mi pare siano rimasti un po' sotto traccia, e che invece a me sono parsi di una gravità assoluta. Vorrei provare quindi a fare ulteriore chiarezza sul nodo politico di una riforma della scuola proposta da un governo monocolore PD che oramai si è pienamente collocato su posizioni ideologiche di estrema destra (con buona pace di quelli che “stiamo dentro per spostare l'equilibrio a sinistra”).

Se un'abilità va riconosciuta a Matteo Renzi, e di riflesso al suo personale dipendente attualmente collocato in posti di governo, è quella di riuscire a dirottare qualsiasi confronto politico lontano dalle complesse questioni tecniche di merito e verso il più facilmente gestibile contesto della propaganda. 

La sua capacità di distrazione, di prestidigitazione concettuale, è talmente elevata che fino ad ora nessuno è riuscito a resistere alle sugestioni che ha costruito; il paese, cittadini e corpi intermedi di rappresentanza, si è lasciato intrappolare in lunghe e inutili discussioni sul nulla mentre il governo portava avanti la sua agenda di ultradestra a colpi di leggi delega e voti di fiducia (o entrambi contemporaneamente). 

L'annunciata "riforma della scuola", che per adesso è identificabile con il lungo documento in technicolor, il sito web per la “consultazione popolare”, lo slogan “la buona scuola” e qualche annuncio sparato a caso dalla Ministra, merita essere esaminata separando i contenuti tecnici (quasi assenti) dalla forma comunicativa (sulla quale è stato speso evidentemente molto lavoro) e analizzare questa seconda parte, per dare forma visibile alle armi di distrazione di massa usate da Matteo Renzi e dal suo staff, per smascherarne i trucchi. 

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