Venerdì, 03 Novembre 2017 00:00

Il privato è politico

Il privato è politico

Il privato è politico. Nulla di più semplice, diretto, veloce e rapido per comprendere una verità spesso ignorata: non esiste un “mondo fuori” dove funzionano certe idee, lotte, proteste e uno “dentro” il quale segue leggi particolari legate alla coppia, alla genitorialità, alla famiglia. Tutto si basa sui rapporti di classe e di forza che partendo dalla società, condizionano i legami personali. L’operaio politicizzato di Romanzo Popolare, ne è un esempio: compagno attivo nelle lotte, uomo che si reputa moderno, ma pronto a ristabilire la gerarchia nel rapporto di coppia quando la sua compagna esprime la sua infelicità e infedeltà. Questo è solo un piccolo esempio, ovviamente, ma la realtà ci mette davanti a queste storie ogni giorno. Uomini che usando la loro posizione privilegiata e il loro potere, costringono i sottoposti a umiliazioni e abusi. Siamo portati a ritenere che questo sia un problema che riguarda alcune categorie, che a ben vedere certe donne sanno a che vanno incontro, molto probabilmente sono anche complici se non istigatrici. 

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Narrazioni distorte: il racconto dello stupro negli ultimi casi di cronaca

Gli stupri di Rimini (leggi qui), di Firenze e Roma, l’uccisione di una adolescente a Lecce e le più recenti violenze di Catania e Bergamo. Sono tutti fatti di cronaca nera che si sono susseguiti nell’ultimo periodo, e che hanno riempito le prime pagine dei giornali, creando scalpore e fomentando dibattiti che scaturiscono quasi sempre in linciaggi mediatici. A seconda di chi ha commesso o subito il crimine, la violenza sulle donne è stata giudicata come più o meno grave, e i giornalisti si sono sentiti più o meno liberi di rispettare le vittime e i colpevoli.

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Lunedì, 13 Marzo 2017 00:00

Tra i femminismi dei nostri giorni

Tre i femminismi dei nostri giorni

La fase acuta di crisi del sistema neoliberista e il disintegrarsi dell'utopia di una società globale caratterizzata da benessere materiale e dall'accrescersi di spazi di democrazia e libertà, stanno profondamente mutando anche gli atteggiamenti intellettuali e le analisi politiche condotte all'interno dei movimenti femministi. Si percepisce un sempre maggiore disagio rispetto a una variante del femminismo, egemone dagli anni settanta, che ha messo al centro delle rivendicazioni l'aspetto individuale e l'elemento della differenza. La centralità dell'identità e del corpo, l'enfasi sul privato e sui molteplici significati che può avere il concetto di autodeterminazione hanno permesso trasformazioni sostanziali nella vita delle donne, agendo in profondità sulle dinamiche di potere e sulla percezione culturale diffusa, contribuendo a smorzare la soffocante presa del patriarcato che le voleva relegate entro le mura domestiche.

Lo smantellamento del welfare e dei diritti lavorativi, nonché la crescita globale delle disuguaglianze economiche hanno però obbligato molte influenti femministe contemporanee, come Nancy Frazer, Jessa Crispin o Andrea Iris D'Atri a interrogarsi sulla necessità di ricomporre quella frattura che si era venuta a creare fra diritti delle donne e diritti sociali. In sintonia con le analisi di Boltanski e Chapiello sul nuovo spirito del capitalismo, si comincia a denunciare un femminismo geneticamente modificato che persa la sua vocazione solidaristica e redistributiva, tende a sposarsi con una cultura liberista che esalta l’individuo e l'autonomia personale. A questo femminismo mainstream e glamour che promuove il carrierismo, la competizione, il self-empowerment e la meritocrazia e che è diventato parte integrante dei dispositivi di potere neoliberali occorre opporre, a detta di alcune femministe critiche, un approccio maggiormente solidaristico rimettendo al centro l'aspetto radicale e sistematico della critica al capitalismo.

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Rosanna Lau, Stefania Chisu, patriarcato, autodeterminazione e tutte noi

“Una donna italiana quarantenne malata di cazzite cronica intreccia una relazione con un tunisino di 26 anni...lui l’ammazza come un cane...non voglio vedere il suo nome nella liste delle "martiri"... Dire che se l’è cercata è il minimo... Se fosse sopravvissuta l’avrei insultata... Nel rispetto della morte provo pena per sua figlia”.

Le parole di Rosanna Lau, ormai ex delegata del sindaco di Civitavecchia, aprono una riflessione che va oltre al ruolo da lei rivestito ma che molto ci dice di quanto ancora la gabbia del pensiero patriarcale rinchiuda le menti nel nostro Paese.
Le affermazioni della Lau, non sono così diverse da quelle utilizzate, ancora oggi, da molte donne che, spesso, minimizzano o ignorano l'importanza delle parole.

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