Le vicende di una nave della ONG Sea Watch, rimasta quasi tre settimane ferma a poche miglia dalla costa maltese e al cui interno era stipati, oltre ai membri dell’equipaggio anche una trentina di migranti raccolti da un gommone che stava affondando, ha riacceso in Italia il dibattito sull’immigrazione e creato dei dissapori interni fra Salvini da una parte e Di Maio e Conte dall’altra. La crisi sembra rientrata nel momento in cui Malta ha acconsentito allo sbarco e la Chiesa Valdese si è offerta di ospitare nelle sue strutture una decina dei migranti sbarcati a Malta.
La protesta contro il Decreto Sicurezza approvato ormai da un mese assume toni sempre più elevati. Diversi sindaci italiani hanno annunciato la propria disobbedienza alle norme emanate. Ai sindaci di Palermo, Napoli, Firenze, Reggio Calabria e Parma che si sono opposti all’applicazione del “decreto sicurezza” se ne sono poi aggiunti altri, rendendo la protesta sempre più radicata tra i rappresentanti delle comunità cittadine.
Anche se in ritardo rispetto all’approvazione della legge di conversione del decreto, con annessa entrata in vigore, andiamo ad analizzare la terza parte del dispositivo in materia di trattenimenti, espulsioni e procedure di asilo. Hanno votato a favore dell’adozione, oltre a M5s e Lega, anche FdI e Forza Italia. Al momento della proclamazione del voto, dai banchi della maggioranza, in particolare da quelli della Lega, si è levato un boato di soddisfazione.
La manifestazione antirazzista Get up, Stand Up! Stand up for your rights, organizzata da una serie di associazioni tra cui in prima fila la Coalizione Internazionale Sans Papier e Migranti (CISPM), il sindacato USB e Potere al Popolo, si è tenuta il 15 Dicembre 2018, sollevando a livello mediatico un minimo di attenzione principalmente per il tentativo di annullamento da parte della questura e per le esecrate alterazioni che avrebbe causato alla circolazione dei notoriamente efficientissimi mezzi pubblici romani.
Con i decreti legge Minniti-Orlando del 2017 tutto questo trova piena realizzazione: “Daspo urbano” e militarizzazione delle città, “grazie” agli accordi con la Libia (e qui non stiamo a sottolineare la situazione di caos presente in questo paese, in cui intere zone sono sotto il controllo di milizie armate), “i respingimenti in mare diretti e «per procura» alle autorità libiche diventano uno strumento ordinario di controllo degli ingressi”1, così come i trattenimenti nelle carceri libiche (in cui i diritti umani non vengono minimamente rispettati).
Mercoledì 28 Novembre è stato approvato in via definitiva dalla Camera il “decreto sicurezza”. Fortemente voluto da Salvini, il provvedimento introduce alcune nuove norme in materia di immigrazione e di ordine pubblico che riflettono l’impostazione securitaria della Lega. L’abolizione della protezione umanitaria, il depotenziamento dello Sprar, l’estensione della sperimentazione del taser, la stretta sull’abusivismo abitativo e l’aumento dei fondi destinati ai rimpatri sono solo alcune delle misure di un decreto fortemente criticato dalle opposizioni ma diventato legge nonostante le polemiche anche all’interno della maggioranza. Sul “decreto Salvini” il Dieci mani della settimana.
In un libro di venti anni fa, intitolato L’injustifiable (“L’ingiustificabile”), l’autrice Monique Chemillier-Gendreau1 notava un paradosso in seno alle politiche europee: l’estendersi dei diritti dei cittadini europei andava di pari passo a un restringimento dei diritti e delle possibilità offerte ai non europei, al punto che si può parlare di “un declino dei diritti fondamentali degli stranieri in Europa”2.
«E poi ascoltatevi un po’, mentre vi servite di questa parola, integrazione. Questa parola debole. Come si fa ad essere così maldestri? Guardate com’è rivelatrice di tutta la malafede che c’è in voi. Chiederci di integrarci dopo che siamo qui da due o addirittura da quattro generazioni è una vera presa per il culo. Voi credete che integrandoci riuscirete a domare le periferie, a ridurre la criminalità? Detto fra noi, i francesi amano questa parola, integrazione, perché fa’ credere loro di essere in grado di addomesticarci. Ma noi non siamo animali selvaggi. Lo sapete?… voi avete invertito i ruoli. Non sta a noi fare lo sforzo. È troppo tempo che ci facciamo il culo a spaccare le vostre vecchie strade con il martello pneumatico, ad assemblare i binari dei vostri treni con la fiamma ossidrica o a posare sul cemento le nuove piastrelle del vostro bagno. Non ci integreremo, perché questa parola è ripugnante. Sa di campo di correzione. […] Noi non aspettiamo con finta trepidazione che voi ci accettiate. La vostra integrazione ci fa ridere. È una parola tremenda. Non ci interessa. Noi non ci dobbiamo integrare. Non ci integreremo. Aspetteremo che voi reagiate, che ci vediate come chiunque altro, come uno straniero qualunque, come un francese qualunque.»
(Ahmed Djouder, Disintegrati. Storia corale di una generazione di immigrati, il Saggiatore, Milano.)
Come aumentare gli irregolari per favorire mafie e padroni
Come è noto dalle cronache il Decreto Sicurezza è stato approvato al Senato, così ora si passa alla Camera per la conversione in legge, la discussione è calendarizzata per il prossimo 22 novembre. Tralasciando le questioni procedurali e di forma che hanno fatto discutere, come il porre la fiducia sul provvedimento, è evidente che questo testo ha aperto delle fratture nell’esecutivo giallo-verde. Quello che qui interessa però è andare ad analizzare gli effetti e l’impatto che i provvedimenti avranno nel Paese.
Il governo giallo-verde italiano, con in prima fila il suo ministro dell’interno Salvini, ci mette anche del suo, visto che il cosiddetto “decreto sicurezza” prevederebbe l’abrogazione quasi totale della protezione umanitaria in Italia e la cancellazione della rete Sprar, mentre il cosiddetto “reddito di cittadinanza” escluderebbe gli immigrati.
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