Sono una donna, non sono (solo) una mamma
La pagina Facebook dell'associazione, #VorreiPrendereIlTreno ci racconta la storia di una madre americana costretta, da 21 anni, a vivere al servizio, del figlio autistico e della terapista che lavora "per la sua autonomia". Ma quante sono le madri che ogni giorno, per anni e anni, sono costrette a spegnere i riflettori non solo su loro stesse e le loro esigenze, ma anche su quelle del resto della famiglia, perché il palcoscenico familiare è occupato da un figlio scomodo?
Ovviamente non è in discussione l'amore di una madre per il proprio figlio. Anzi, probabilmente in caso di problematiche il sentimento è anche più forte. Ma perché una madre può amare il proprio figlio non disabile e, allo stesso tempo, frequentare un corso di ginnastica, uscire con un'amica o, più banalmente, lavorare, mentre una mamma con figlio disabile deve amarlo e basta ventiquattro ore al giorno?
I disabili danneggiano la produttività. Ma per colpa di chi?
"I disabili danneggiano la produttività". È stato detto in Inghilterra da Philip Hammond, titolare del Tesoro. Ebbene sì, un personaggio pubblico ha osato fare un'affermazione che va contro il comune sentire: come si può sostenere che una persona già castigata dalla vita non sia, per questo semplice fatto, portatrice di ogni qualità più sublime e fonte di miglioramento per la società intera?
Essere disabili significa soprattutto essere limitati, non tanto dalla disabilità stessa ma da un mondo fuori misura, un mondo di barriere architettoniche e mentali. Per questo è importante ogni iniziativa atta ad abbattere queste barriere e a creare una possibilità in più. Come quella in cui si sta impegnando l'Accademia Schermistica Fiorentina: un corso di scherma per ciechi, paraplegici e tetraplegici. Organizzato con il supporto della Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze e con la collaborazione del Gruppo sportivo dell'Unità spinale di Firenze e di altre strutture, il corso si tiene due volte alla settimana nella palestra a fianco della Costoli.
Era il capodanno del 1969. Davanti al locale “La Bussola” a Le Focette, in Versilia, si consumava una delle tante tragedie che hanno avvolto e continuano ad avvolgere il nostro Paese. E’ noto come quella notte i giovani esponenti di Potere Operaio pisano, assieme ad Adriano Sofri, si recarono di fronte al locale per contestare, con lanci di uova, i “padroni” delle aziende locali, i quali andavano a festeggiare proprio alla Bussola l’inizio del nuovo anno, “a brindare dopo un anno di sfruttamento” come ricordano le parole del cantautore Pino Masi, mentre ci racconta, nella sua famosa canzone, l’immagine di quella serata.
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