La sconfitta culturale della sinistra nelle reazioni alla foto di Josefa
La foto di Josefa, la donna camerunense salvata il 17 giugno dalla Ong spagnola Open Arms dopo 48 ore passate in acqua, ha fatto il giro della stampa cartacea e dei social network, ma anziché impressionare o suscitare un moto di indignazione e di compassione, ha scatenato molti commenti complottistici e sospetti sulla veridicità di ciò che veniva rappresentato.
In nome del decoro, nelle città neo-liberali (II)
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Mendicanti, venditori ambulanti, clochard, rom e sinti, migranti, bancarelle abusive, “tossici”, centri sociali, murales e graffiti, manifesti abusivi… sono queste le vittime contro cui si scagliano i poteri istituzionali, l’ideologia del decoro e del bello, della purificazione che maschera il suo intento politico di “eliminazione” dell’alterità non conforme e non normata, dell’alterità inutile, che non produce né spende.
Renzi in campagna elettorale a Firenze, una gara a chi è più securitario
È mancato solo il coro finale dei sindaci “sicurezza, sicurezza, primavera di bellezza”. Per il resto la giornata fiorentina del candidato senatore Matteo Renzi non ha tradito le attese. Con Marco Minniti portato in giro come una madonna pellegrina dai commercianti, dai bottegai e dai primi cittadini piddini del comprensorio. Tutti pronti a spellarsi le mani davanti al nuovo patto “Firenze sicura” - l'ennesimo – che dona alla città tredici ulteriori pattuglie delle forze dell'ordine “già pronte da domani”, da aggiungere a quelle che già oggi battono la città in lungo e in largo.
Macerata: dopo l'attentato e la manifestazione
I fatti di Macerata hanno profondamente scosso il dibattito pubblico e acceso i toni di una campagna elettorale già rovente. La polemica imperversa su praticamente ogni aspetto della vicenda.
La tentata strage da parte di Luca Traini è stata interpretata in modo molto diverso dalle varie forze politiche: per alcuni si è trattato di terrorismo di matrice razzista e neofascista, per altri del gesto isolato di un pazzo, senza alcun mandante morale alle spalle.
Il burocrate nero: il fallimento della politica sull’immigrazione del ministro Minniti
In queste ultime settimane di campagna elettorale, Matteo Renzi sta facendo girare come una trottola per l’intera penisola Marco Minniti, per sfoggiare i suoi risultati di Ministro dell’interno del governo Gentiloni. Applicando delle politiche e una chiara strategia voluta dal segretario nazionale del PD per trattenere l’elettorato di destra che, con la rinascita di Berlusconi e Forza Italia, sta tornando alla sua tradizionale collocazione dopo alcuni anni: uno dei tanti flussi elettorali che stanno fuoriuscendo dal Partito Democratico da tutte le direzioni politiche, la cui quantità sarà misurabile solamente dopo il voto. Dopo aver posizionato pedine (al momento) fedeli nei Collegi per reggere l’urto di una possibile sconfitta e schiacciare una minoranza infuriata, Renzi utilizza la ricetta Minniti contro l’incalzante quanto fomentato malcontento della popolazione italiana verso i rifugiati e migranti. Una ricetta basata su due pilastri fondamentali: il decreto sicurezza Minniti-Orlando (l’inserimento del nome del guardasigilli è una chiara mossa politica) e il Minniti Compact sull’immigrazione.
Il dramma della questione migratoria in seguito agli accordi con la Libia
Quello che è successo la scorsa settimana nella parte del Mediterraneo che divide Libia e Italia è qualcosa che non solo fa rabbrividire da un punto di vista umano, ma aggiunge anche nuove complicazioni alla già difficile e mai risolta questione del traffico di migranti e delle politiche migratorie ad essa collegate. Proviamo a ricostruire brevemente la vicenda, anche se poco chiara poiché si contrappongono versioni differenti. Era il 7 novembre quando un fatiscente gommone, a trenta miglia dalle coste di Tripoli, è stato raggiunto da una parte da una motovedetta della marina tripolitana, dall’altra dalla Sea Watch, una ONG tedesca arrivata sul posto per soccorrere i migranti.
Sul dibattito riguardo le ONG
La questione migratoria in Italia continua a essere al centro di vivaci dibattiti politici. In particolare, negli ultimi mesi si è accesa una vigorosa polemica sul ruolo delle organizzazioni non governative che partecipano alle operazioni di salvataggio in mare dei migranti. L'apertura di un'inchiesta da parte della Procura di Trapani sull'operato di alcune persone fisiche appartenenti a queste organizzazioni e di cui si ipotizza il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, ha sollevato un polverone, peraltro ben presto alimentato dalle dichiarazioni di alcuni esponenti di M5S e Lega che denunciano presunti accordi fra volontari e operatori umanitari con scafisti e trafficanti di uomini.
Il decreto Minniti e la questione della sicurezza
Con le “Disposizioni urgenti per la tutela della sicurezza delle città” e le “Disposizioni urgenti per l’accelerazione dei procedimenti in materia di protezione internazionale, nonché misure per il contrasto dell’immigrazione illegale” torna al centro del dibattito l'ambito del diritto per quanto concerne la repressione dell'illegalità. Mentre le "città ribelli" (i sindaci alternativi al centrosinistra del Partito Democratico) hanno lanciato mobilitazioni lo scorso sabato in tutta Italia, Orlando (il candidato ufficiale della "sinistra" interna alle primarie della forza di Governo) e gli ultimi fuoriusciti ex DS difendono la bontà della legislazione.
Le categorie sociali più deboli accendono sempre gli animi di chi è meno debole, incrociando le pulsioni giustiziaste e confondendo spesso i temi in discussione (in un periodo dove anche la "legittima difesa" occupa larga parte del dibattito televisivo nazionale). Su questo le nostre otto mani.
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