La zona nei pressi della stazione ferroviaria Statuto è la meglio servita all’interno del quartiere 5 di Firenze. Più centrale e meglio collegata - se pur al minimo delle sue potenzialità per il sottoutilizzo della stazione-, nel suo piccolo offre una vasta gamma di opportunità: botteghe artigiane, cinema, teatri, locali per lo svago serale, associazioni culturali e sportive e circoli ricreativi storici. Eppure, il quartiere Statuto presenta alcune problematiche tipiche del centro cittadino. Non ultima, l’accentuato individualismo che contraddistingue le relazioni umane. Gli spazi, insomma, non mancherebbero: manca un saldo collante sociale e scarseggiano momenti di reale incontro.
Il gruppo informale di Firenze Statuto in Transizione nasce a ottobre del 2013 con lo scopo di ricostituire il tessuto sociale del quartiere, sfruttando le sue potenzialità e mettendo in contatto i suoi abitanti e le realtà che vi operano e lo animano, in un’ottica di solidarietà e sostenibilità. Il gruppo si ispira infatti al movimento delle Transition Towns, che parte proprio da nuove forme di socializzazione a livello locale per diffondere buone pratiche e mettere in atto interventi per fronteggiare i cambiamenti climatici e l’esaurimento delle fonti di energia non rinnovabile (primo fra tutti il petrolio, giunto ormai al suo picco massimo di sfruttamento).
Dall’incontro con l’associazione Liberi Artisti Sagagorà, spazio artistico e culturale a due passi dalla stazione di Rifredi, è nata l’idea di chiamare il vicinato alle “armi” - dove le armi sono bombe di semi, vanghe, guanti e paletta - per una guerriglia con un tema specifico: riportare le farfalle in città piantando fiori che le attirano per particolari odori e colori. Questo, in un’area nevralgica del quartiere, dove le aiuole sono state abbandonate a sé stesse: per l’appunto, piazza Giorgini. Per la riuscita dell’evento è stata decisiva la collaborazione della cooperativa agricola di Legnaia e della cooperativa sociale “Le Rose”di Tavernuzze, che per l’occasione hanno donato al gruppo piante e compost autoprodotto, così come la fondamentale partecipazione attiva dell’associazione “Orti Collettivi Autogestiti” (O.C.A.), fondata da un gruppo di studenti della facoltà di Agraria con la finalità di promuovere orti sociali urbani gestiti collettivamente secondo i principi della permacultura. “Un orto come luogo di aggregazione sociale, dove poter promuovere pratiche di condivisione all’interno di un contesto sociale sempre più individualista. Uno spazio didattico per grandi e piccini”, usando le loro parole. Sono stati proprio i bambini, il loro entusiasmo e la voglia di partecipare a questa insolita attività in piazza a rappresentare una delle più grandi soddisfazioni dell’evento, che inaspettatamente si è rilevato anche un momento ludico e dalla forte valenza educativa. A fare da cornice al pomeriggio di giardinaggio sociale, l’installazione di Sagagorà di vasetti di terra e semi in discesa dagli alberi della piazza, a disposizione dei passanti, e la prima lezione all’aperto per il ciclo di incontri “Lo Stato dell’arte” sul tema della cultura nello spazio pubblico, organizzata dall’associazione Fosca, che ha sede proprio in piazza Giorgini.
Il lavoro non si esaurisce però nella giornata della guerriglia. L’impianto di irrigazione delle aiuole della piazza è inattivo a causa della scadenza del contratto d’appalto per questo servizio, che non è stato rinnovato. In attesa di bussare alla porta del nuovo consiglio di quartiere, toccherà sempre ai volontari preoccuparsi che le piante sopravvivano al caldo estivo innaffiandole giornalmente (in questi giorni il meteo pare essere dalla loro parte).
A Firenze ci sono diversi esempi di attivismo volontario per la cura del verde pubblico, dalla quale purtroppo molte aree verdi sono fortemente dipendenti a causa del numero insufficiente di giardinieri comunali. La manutenzione del parco Stibbert, per esempio, è in gran parte affidata agli “angeli del bello”- nota associazione impegnata nella cura delle aree urbane trascurate, verdi e non, che a Firenze conta circa 200 volontari- senza il cui intervento sarebbe impossibile garantirne la qualità attuale, al netto delle risorse al momento destinate. D’altro canto, però, questo lavoro di valorizzazione e recupero delle aree di cui il Comune non può o non vuole più farsi carico è osteggiata laddove gravitano interessi più redditizi: si pensi al parco di San Salvi, che vari comitati e associazioni cittadine, tra cui proprio O.C.A., stanno cercando di salvare dalla speculazione edilizia con un progetto di recupero e autogestione della terra.
Il lavoro volontario, individuale e collettivo, dovrebbe conferire un valore aggiunto alla società, ma oggi spesso finisce per sostituirsi alle istituzioni in quello che dovrebbe essere il loro ruolo fondante: la promozione e la tutela del bene comune.