Beccai

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Il profilo per gli articoli scritti a più voci, dai collaboratori del sito o da semplici amici e compagni che ci accompagnano lungo la nostra esperienza.

Firenze per la Palestina

Per un 25 Aprile a fianco dell'Anpi e dei popoli resistenti

Quando celebriamo il 25 Aprile ricordiamo la lotta di liberazione dei partigiani, la resistenza, la liberazione dell’Italia, le vittime del Nazifascismo e i caduti della resistenza.

Purtroppo spesso vengono dimenticati, in questa data, i popoli che lottano tuttora per la loro liberazione come il popolo palestinese, derubato della sua terra dal 1948, occupata dal 1967:

Di Luigi Vinci
Articolo pubblicato sul quarto numero cartaceo de Il Becco

Una constatazione di tutte o quasi tutte le popolazioni dell'Unione Europea, e di paesi dentro all'area economica europea, ma non nell'UE, come quelle di Svizzera, Islanda, Norvegia, è che l'UE si sia trasformata in una matrigna punitiva senza un motivo razionale. Di conseguenza aspirano all'entrata nell'UE solo quote urbane di popolazioni collocate verso est, come quelle di Turchia, Ucraina, paesi dei Balcani occidentali, perché vi sopravvive l'immagine di un'area di prosperità e di libertà, defunta altrove.

Intervista a Yves Charles Zarka
filosofo e saggista francese e direttore di “Cités”, rivista dedicata alla cultura politica contemporanea
Pubblicato sul cartaceo che potete scaricare qui
Cliccando qui guarda il video dell'intervista

1- Abbiamo avuto modo di partecipare, qualche settimana fa, ad un'iniziativa organizzata dall'Istituto dell'Università Europea a Firenze sulle possibilità di cambiare l'Europa che conosciamo oggi. Tra gli ospiti, Mirelle Bruyére, de L'Economistes Atterés, che ha concluso il suo intervento spiegando come, a grandi linee, ciò di cui abbiamo bisogno è un'Europa basata sul consumo più che sulla proprietà, che tenga meno conto della finanza e più dell'economia reale, disciplina sociale fortemente legata alla politica e all'organizzazione delle istituzioni.
Vede fattibile un cambiamento in tal senso? Se sì, con quali modalità e soprattutto quali tempi.

Venerdì, 28 Marzo 2014 00:00

Europa: paura e speranza dalla Grecia

Intervista a Argiris Panagopoulos: giornalista greco, corrispondente da Atene per il Manifesto e dirigente di Syriza

1) Ormai la Grecia è diventata un simbolo. Forti di una cultura mediterranea comune, i fautori delle politiche di austerity hanno usato il suo paese per indicare la fine che sarebbe spettata in caso di “ribellione” al governo tecnico. D'altra parte, la Grecia rincuora anche chi, nella spezzettata ed esangue sinistra italiana, spera che l'unità sia possibile: non a caso, la candidatura alla presidenza della Commissione Europea di Alexis Tsipras ha trovato tra gli italiani i suoi più entusiasti sostenitori. Come ha ribadito più volte nel corso delle interviste che le sono state fatte, dobbiamo entrare nell'ottica che solo un'azione comune, organizzata e capillare, può cambiare l'Europa.

Giovedì, 27 Marzo 2014 00:00

Il Becco Affilato #247

Obama: "Libertà non è gratis", per questo abbiamo dovuto rinunciarci

di Medved'

La prima parte, rapporti di lavoro e salario qui

3. Gli ammortizzatori sociali


Se a qualcuno oramai fregasse ancora qualcosa di quella roba chiamata costituzione, il tema del welfare si esaurirebbe dando esecuzione a quanto previsto da una manciata di articoli della carta.

L'articolo 2 pone i principi di uguaglianza formale davanti alla legge: tutti i cittadini hanno “pari dignità sociale”, mentre l'articolo 3 chiarisce il ruolo dello stato nella tutela del cittadino: è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della personalità umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica economica del Paese.

L'applicazione di questo principio dovrebbe portare alla realizzazione di un sistema di sicurezza sociale un po’ più civile della beneficenza, della tutela a carico della famiglia, e magari anche di quei sistemi assicurativi che discriminano i cittadini in base al contratto di lavoro che si ritrovano ad avere nel momento sbagliato della loro vita (malattie, infortuni, invalidità, disoccupazione involontaria, vecchiaia) oppure quando, improvvidi, decidono di farsi una famiglia senza la benedizione del contratto di lavoro subordinato. Per l'articolo 31, infatti, la Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi.

Nella realtà, e alla faccia della Costituzione, Il sistema di protezione sociale Italiano nasce per tutelare unicamente l'impiego del capofamiglia, avendo come modello il maschio (eterosessuale) breadwinner, con barriere ai licenziamenti piuttosto che assicurazioni contro la disoccupazione, con scarsissime tutele per le lavoratrici donne (che il sistema così come è costruito incentiva ad uscire dal mercato del lavoro, caricandole della cura dei figli e degli anziani) e affidando alla famiglia il ruolo di unico vero ammortizzatore sociale universale.

Le tutele, in questo paese, appartengono tradizionalmente ai soli lavoratori dipendenti. Qualsiasi lavoratore non abbia un contratto subordinato a tempo indeterminato di questo sistema è un figlio bastardo.

E' per questo che continuare a effettuare correzioni all'impianto esistente è un metodo di lavoro che a noi non piace. Il sistema degli ammortizzatori sociali in questo paese va buttato e rifatto da capo, magari, banalmente, attuando quanto previsto dalla costituzione.

Così come in molti paesi europei, crediamo che un sistema di protezione sociale universale debba essere basato su un'unica assicurazione nazionale, che ogni lavoratore sia obbligato a versare  contributi proporzionalmente al reddito, e che le tutele previste dal sistema non facciano distinzioni basata sul tipo di contratto.

La tutela dalle discontinuità reddituali, sia parziali (calo del reddito in costanza di rapporto di lavoro), sia causate dalla sospensione dell’attività lavorativa, deve quindi essere estesa anche ai lavoratori autonomi, e deve valere per tutti il principio che alla tutela del reddito si accompagna il versamento dei contributi figurativi.

Inoltre, alla tutela dei redditi da lavoro deve essere affiancata una tutela del reddito legata alla cittadinanza, coperta dalla fiscalità generale, che assista chiunque si trovi in condizione di difficoltà e che non abbia una copertura assicurativa maturata. Questa copertura deve riguardare anche chi è colpito da malattie con degenza prolungata che allontanano per lunghi periodi dal lavoro.

Una forma di reddito minimo dovrebbe coprire anche i periodi di studio ed il percorso di ricerca del lavoro all'uscita della scuola superiore o dell'università. Una misura del genere avrebbe l'effetto di spezzare il meccanismo del ricatto della precarietà e dei bassi salari, oltre che consentire a chiunque di proseguire il proprio percorso di studi fino alla laurea indipendentemente dalle condizioni economiche familiari.

 

Giovedì, 20 Marzo 2014 15:19

Lavoro e crisi, due cicli di (in)formazione

Due cicli di discussione e (in)formazione 

- Primo Ciclo / Non è più tempo di lavorare? - La locandina qui

a) Domenica 30 marzo 
"Lavoro nell'Italia della crisi"
* Con Gian Paolo Patta
Testo di riferimento: “Plusvalore d'Italia” (ed. Punto Rosso)

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b) Domenica 6 aprile 
"Il diritto al lavoro"
* Con Giovanni Mazzetti 
Testo di riferimento: “Il diritto al lavoro” (ed. Manifestolibri)

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c) Domenica 13 aprile 
Discussione interna al gruppo
Con i contributi di Alessio Branciamore

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e Barbara Imbergamo

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- Secondo Ciclo / C'è grossa crisi - La locandina qui

a) Domenica 4 maggio
"Tratti fondamentali della crisi"
* Con Luigi Vinci
Testo di riferimento: “Il ritorno in Occidente della lotta di classe” 
ed. Punto Rosso, fornito ai partecipanti

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b) Domenica 11 maggio
"Marxismo e neokeynesismo"
* Con Roberto Mapelli
Testo di riferimento: “La Grande Recessione e la Terza Crisi della Teoria Economica” di Riccardo Bellofiore e Joseph Halevi, pdf fornito ai partecipanti

c) Domenica 18 maggio
Discussione interna al gruppo,
elaborazione testo conclusivo dei primi due cicli

Il 15 febbraio 2014 abbiamo organizzato un'iniziativa di presentazione del libro "Utopie Letali" di Carlo Formenti. Il materiale è rintracciabile cliccando qui.

Dall'annuncio del nostro amato (ex) sindaco, come suo costume del tutto privo di contenuto e buttato li solo per fare clamore, un po' chiunque si è cimentato nel criticare una cosa che non c'era (anche con effetti piuttosto ridicoli) . Pochi altri, magari un po' ingenuamente, hanno colto la possibilità offerta dal clamore mediatico del jobs act (poveri noi!) di rilanciare un dibattito sul lavoro, non criticando il piano invisibile di Renzi ma offrendo le proprie idee alla discussione (più o meno consapevoli che il loro sforzo intellettuale andrà sprecato, invero). Può quindi questo giornale sottrarsi alla sfida di dire delle clamorose ovvietà sul mercato del lavoro che dovrebbero essere scontate per tutti e che, quindi, non vedranno mai il voto in parlamento? Certamente no!

E quindi, here is our jobs act.

1. I rapporti di lavoro

Un po' come chiunque, e siamo consapevoli di essere banali, anche noi riteniamo imprescindibile una riduzione delle forme contrattuali messe a disposizione negli anni dal legislatore ai datori di lavoro, con l'esplicito intento di confondere la materia in modo da rendere più facile operare nell'illegalità sicuri di farla franca davanti all'ispettore della Direzione Territoriale del Lavoro o davanti al giudice. Un cambio di rotta importante sarebbe cominciare a chiamare le cose con un nome solo.

Giovedì, 06 Marzo 2014 00:00

Il Becco Affilato #406

"Pompei, Renzi sfida gli imprenditori". A chi la butta giù prima.

di Medved'

Collettivo Kinoglaz

È una mite mattina d'inizio gennaio, Palermo sembra una bella addormentata che riposa tra lenzuola intrise di malinconia nel giorno dopo della festa. Raggiungiamo Letizia Battaglia nel suo appartamento al centro della città. Ci apre la porta lentamente, si affaccia dalla fessura,  Pippo riesce ad uscire in corridoio e non smette di abbaiarci. Con un urlo deciso Letizia lo richiama e con la stessa voce potente e sicura ci invita ad entrare. La casa è il suo riflesso: fotografie appese alle pareti, i ricordi e gli amori sono lì. Tutto ciò in cui crede e ha creduto, ma soprattutto quello per cui ha lavorato una vita.

Opera attivamente già dalle seconda metà degli anni '70, impara a fotografare sul campo; scatto dopo scatto, rullo dopo rullo, la sua tecnica si perfeziona sempre più. Le immagini di cronaca realizzate per il giornale “L’Ora” l'hanno resa un'icona all'interno del panorama fotogiornalistico del secolo scorso. I suoi scatti hanno creato la memoria fotografica degli anni in cui Palermo fu il teatro della guerra tra cosche mafiose; ma lei, come tiene a precisare, non è la fotografa della mafia. Altrettanto degno di nota è il lavoro di documentazione su una Sicilia parallela: immagini di quotidianità e di festa, ritratti di donne e bambine, attraverso le quali racconta la sua visione della realtà.

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