Il percorso espositivo (che andrebbe però risistemato perché capita di frequente di perdersi o di perdere qualcosa da vedere) conduce il visitatore in un mare di conoscenza permettendo di confrontarsi con i più diversi settori del sapere umano. Al primo piano si passa dalle storiche Alfa Romeo ed Autobianchi ad una mostra che, in tempi di “no TAP”, ci spiega l'importanza del gas metano per la nostra società fino a due laboratori, perfettamente ricostruiti, rispettivamente dell'orafo e dell'orologiaio.
Si prosegue poi nel vasto mondo degli elaboratori: dalle intuizioni di Leibniz e Pascal (seguite da Poleni e Babbage) fino alla “Programma 101” della Olivetti (il focalizzarsi sul contribuito italiano alla Scienza è una costante di tutto il materiale esposto).
Si ci immerge poi nelle tecnologie musicali con una stupenda esposizione di pianoforti, clavicembali ed arpe (anche qui è stata ricostruita la bottega del liutaio per meglio illustrare il percorso che porta dal legno grezzo alla musica) ed a seguire una lunga sala ricostruisce sulla base del Codice Atlantico le geniali invenzioni ed intuizioni leonardesche: dalle macchine belliche a quelle edili fino ad uno splendido esempio di telaio meccanico.
Passato e presente si sono incontrati poi in una mostra sui cambiamenti climatici e sull'impatto che i nostri consumi hanno sul pianeta (basti pensare che, come ci ricorda minaccioso un cartello, il 30% della superficie agricola mondiale è destinato a produrre alimenti che saranno gettati in una delle tante fasi del processo produttivo)
Ripercorsa è poi la storia della televisione: da una pregevole telecamera Magneti Marelli (veramente una chicca per gli appassionati) del 1938 (anno delle prime sperimentazioni televisive in Italia) fino ai televisori portatili degli anni '80. E poi l'esplorazione spaziale, la radio (da Marconi al digitale), fino alla telefonia. Moltissime su questo piano le postazioni interattive che forniscono un valido contribuito educativo permettendo a grandi e piccini di giocare ed imparare allo stesso tempo.
Molto utile è stata ad esempio la possibilità di giocare a curare, virtualmente, una pianta districandosi tra acqua, fertilizzanti ed agrofarmaci, il tutto all'interno della mostra “Food People” che racconta con pochi ed efficaci oggetti le tecnologie per la produzione, conservazione e cottura di alimenti (per chi come me ha l'Emilia nel cuore è stata una piacevole sorpresa vedere una macchina per la produzione automatica dei tortellini del 1958). Al termine di questo percorso ampio spazio è dedicato ad attività, disponibili su prenotazione, rivolte ai bambini in un museo che si mette così al servizio della scuola.
Al livello inferiore, dedicato alla chimica, ampio spazio è destinato alla ricostruzione della siderurgia in Lombardia, dalle fucine settecentesche al primo stabilimento Falk del 1906. Una storia di fatica ed innovazione che, anche al costo di numerose vite umane, ci ha proiettato verso un futuro nel quale i chiodi sono prodotti a migliaia in un solo minuto. E' poi la volta dell'alluminio, dalla bauxite ai suoi innumerevoli utilizzi odierni (dalla pellicola per alimenti alla componentistica per areoplani); del rame; della gomma e dei materiali plastici. “Fatto il polipropilene” annotò, certamente orgoglioso, Giulio Natta l'11 marzo 1954 inventando qualcosa che ha cambiato per sempre il nostro rapporto con le materie plastiche.
Andando verso la fine del percorso troviamo il sottomarino Enrico Toti (visitabile ma con un esoso biglietto aggiuntivo) ed un suggestivo padiglione ferroviario. Qui merita di essere citato uno stupendo Omnibus, prima tappa del lungo viaggio nel tempo che hanno fatto i mezzi su rotaia. Ampio spazio è poi dato a nautica ed aeronautica: colpisce, per chi ne ha letto sui libri di storia, il terribile siluro universalmente conosciuto come “maiale” ed il primo elicottero ad uso civile realizzato dalla Augusta nel 1946.
In chiusura, una positiva sorpresa è l'area provvista di tavolini che consente di consumare cibo portato da casa (cosa che ha fatto anche chi vi scrive). Un elemento negativo appare invece la costante sponsorizzazione di sale e mostre temporanee che da un lato consente alle casse delle nostre malconce istituzioni culturali di andare avanti dall'altro però genera una commistione con l'industria privata sulla quale in primo luogo gli operatori del settore ed i loro sindacati dovrebbero discutere approfonditamente.
Il risultato finale è comunque quello di una “full immersion” nella scienza e nella tecnologia che merita di far parte delle tappe di una gita a Milano.