Comunicazione in rete, riflessioni a piede libero – parte II
Quello che, secondo chi scrive, sembra accadere tendenzialmente sul web non è un dibattito virtuoso in cui vengono esposti, spiegati, confrontati in maniera civile, due o più punti di vista contrapposti, ma è una gara a chi urla più forte contro il capro espiatorio di turno.
Radici del Movimento 5 Stelle
Nei primi mesi del 2014 incontrai in treno un fu compagno dei Democratici di Sinistra, poi gravitante nell’area della sinistra radicale, che mi spiegò il 25% del M5S alle elezioni dell’anno precedente con la motivazione «è mancata Rifondazione Comunista». Sul M5S, cioè, si sarebbe riversato quel voto antisistema che Rifondazione nel ventennio precedente era riuscita a mantenere nell’alveo istituzionale.
Quell’analisi non mi convinse del tutto. La convergenza del PD e del PdL nel sostegno al Governo Monti aveva prodotto un’otturazione della valvola di sfogo comunemente costituita dall’alternanza dei consensi fra una maggioranza e un’opposizione; questo sfogo non poteva neppure più passare, come alle europee del 2009, dai partiti “populisti” di Lega e Italia dei Valori perché anch’essi erano screditati da alcune inchieste. Tali condizioni di partenza, che favorivano certamente un afflusso di voti al M5S, lo avrebbero però favorito parimenti a Rifondazione, che come i grillini era extraparlamentare e si collocava in radicale opposizione all’esecutivo Monti.
L'odio di classe nei confronti del popolo
In questi anni, spesso, si discute circa un probabile scontro tra civiltà. Tematica in grado di accendere gli inamidi un gran numero di persone, ridar linfa ai peggiori nazionalismi, e far credere che il sistema occidentale, nonostante tutti i problemi ed errori, sia comunque il migliore in assoluto.
Tra Scienza e Democrazia. Un percorso necessario.
Viviamo un momento in cui la scienza viene percepita come un pericolo e tende a restare nascosta, ma davvero pensiamo di poter vivere senza di essa?
Sicuramente no, anche se c’è molto lavoro da fare per riallacciare i fili spezzati.
È iniziata la settimana dei Nobel e, devo confessare, aspetto ogni giorno con trepidante attesa per sapere chi si porterà a casa questo ambito premio nelle varie discipline. Ma, senza nulla togliere ai premi per la Pace, per la Letteratura e allo “pseudo-Nobel” per l’Economia1, è nei primi tre giorni di annunci che mi vengono più palpitazioni, quando cioè si conoscono i vincitori, nell’ordine, per la Medicina, per la Fisica e last but not least per la mia amata Chimica.
Dilemma a cinque stelle ed Europa (a dieci mani)
Non si poteva non affrontare questa settimana il tema che ha fatto discutere non soltanto i "malati" di politica ma persino gli avventori abituali dei bar intenti ad annuire o bestemmiare con il Secolo XIX o la Nazione tra le mani: la collocazione europea dei Cinque Stelle.
Strabiliante per tempi, risultati ed effetti.
Riuscirà il secondo partito italiano a smettere di sorprenderci?
Democrazia o mercato: dilemma europeo (a dieci mani)
Non è un periodo fortunato per i trattati transnazionali del commercio. Il TTIP (tra Unione Europea e Stati Uniti d’America) ha visto naufragare il confronto tra le parti per l’opposizione di molti governi nazionali, probabilmente in seguito alle pressioni delle opinioni pubbliche di molti paesi (tra cui quelle di Francia e Germania). Le trattative per il CETA (tra UE e Canada) parevano essere ormai concluse, ma l’opposizione della Vallonia ostacola la firma del Belgio (tutti e 28 gli stati membri dell’UE devono ratificare gli accordi). Sul Sole 24 Ore sono usciti articoli (qui e qui) che esplicitamente affrontano il tema della democrazia come ostacolo al progresso economico (la Brexit è il richiamo più immediato, ma anche i referendum della Grecia non sono così distanti nel tempo).
Bavagli post-democratici
Da Orbán a Renzi, la democrazia in pericolo
Il vento che imperversa sull’Europa da tre/quattro anni non è assolutamente paragonabile ad una bonaccia tardo-primaverile, annunciante l’arrivo dell’estate. Le perturbazioni sono minacciose e tuonano di derive autoritarie e democrazie a rischio. Il passaggio dallo stato di diritto allo stato autoritario sembra (quasi) del tutto completato; e tra imposizioni della Troika (vedi Grecia), stati d’emergenza volti a reprimere (il caso della Francia del post 14 Novembre) e nuovi muri, sembra quasi di essere ripiombati alla prima metà del secolo scorso.
”..E il suo nome, a motivo dell’essere amministrata non nell’interesse dei pochi ma dei molti, è democrazia, e secondo le leggi ciascuno ha pari diritti nelle dispute private, e per quanto riguarda la considerazione dei cittadini ognuno, secondo quanto si distingue in qualche campo, nell’amministrare le faccende pubbliche non è stimato per la classe sociale da cui proviene più che per il suo valore..” (Tucidide, II 37)
Democrazia. Questa parola la usiamo ogni giorno, la sentiamo in televisione, la leggiamo nei giornali, la osanniamo, la innalziamo come vessillo contro i regimi dittatoriali, ci promettiamo – ma sempre troppo tardi – di difenderla dal potere autocratico dell’uomo solo e del suo entourage, o dalla “dittatura del mercato” che la schiaccia, o anche più semplicemente da certe azioni e decisioni politiche che a volte, per non dire spesso, la tradiscono, la mortificano, la vituperano, la uccidono.
È la prima volta che avviene nella storia repubblicana e democratica del nostro Paese. Non era mai accaduto negli ultimi 70 anni che a governare una regione fosse uno striminzito 17% degli aventi diritti al voto. Perché è proprio di questo che, aldilà di tutte le possibili considerazioni concernenti la bassa affluenza ai seggi, stiamo parlando: meno di un quinto degli elettori è adesso al governo in Emilia Romagna (mentre in Calabria le cifre sono leggermente, ma non troppo, superiori).
Firenze in questi giorni è tornata ad essere al centro della discussione di quello che potrebbe diventare un importante movimento a livello nazionale.
Anche questa volta, ahinoi, tutto è partito dal caro ex simbolo: Renzi, che è approdato in Europa con la solita, lagnante retorica di “Firenze, la città più bella del mondo”, ha pensato bene di proporla, questa città, per il prossimo vertice del G7.
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