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Purtroppo, come ha spiegato e mostrato Fiorella Tonello, i media contribuiscono massivamente e in maniera invasiva alla creazione e alla propulsione di stereotipi di genere e a costruire immagini, modelli, canoni che diventano vere e proprie gabbie che ci costringono ad assottigliarci (anche nel vero senso fisico del termine, si pensi alla magrezza ostentata in televisione o nelle riviste per quanto riguarda i corpi femminili) per potervi entrare; diventano termini di misura e paragone per trovare un posto all’interno della società e per sentirsi da questa accettati.

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"I social network hanno dato diritto di parola a legioni di imbecilli" tuonava Umberto Eco.
E mai dichiarazione fu più profetica di questa se si confronta col tweet elargito in una giornata di fine agosto da Fabrizio Bracconeri, personaggio noto per la partecipazione a Forum e ad una fiction dal titolo I ragazzi della 3C. In piena vicenda Diciotti il Bracconeri intima di affondare la nave dei migranti. Motivazione? le sue difficoltà ad ottenere i pannoloni per il figlio disabile.

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Stereotipi di genere nel fumetto: un incontro con Rita Petruccioli e Zerocalcare

Martedì 6 febbraio presso la Fondazione Stensen di Firenze si è parlato si stereotipi di genere e lo si è fatto con due ospiti di eccezione: l’illustratrice Rita Petruccioli e il fumettista Michele Rech, in arte Zerocalcare.

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SuperVenus - selezionato in diversi festival dall’Europa al Canada passando per l’Asia – è un cortometraggio di Frédéric Doazan, regista ed animatore francese che si occupa di cinema sperimentale e di animazione. Nel 2004 ha co-fondato il collettivo video la-cause.org che illustra e critica il modello - irreale ed impossibile da raggiungere - a cui tendono molte donne.

Ad essere ancora una volta, apertamente contestato è “l’evoluzione (?)” culturale che impone un modello di bellezza, unico imperante nella società occidentale che, deumanizza i corpi femminili e li rende lontani dal variegato mondo reale.

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Lunedì, 07 Aprile 2014 00:00

Quello che le donne non vogliono

Dovrei chiedere scusa a me stessa, per aver creduto di non essere mai abbastanza”. Così diceva Alda Merini, così noi oggi lo ricordiamo. Non a caso, certo. Proprio lo scorso 4, 5 e 6 aprile, infatti, alla stazione Leopolda, a Pisa, si fa notare un bel numero di persone che con cartelli, volantini e striscioni contesta l’iniziativa commerciale “Quello che le donne vogliono”, iniziativa patrocinata dal Comune di Pisa e dalla Provincia. L’evento aveva per scopo quello di mostrare quali sarebbero gli interessi e le passioni delle donne, quello che le donne, appunto, desiderano per la loro vita. E quali sarebbero queste passioni che gli organizzatori dell’evento avevano in mente? Che cosa desidera per la sua vita una donna del nostro tempo? A detta dell’iniziativa, “tre giorni dedicati alla Donna ed alle sue passioni”, una donna, penserebbe esclusivamente a abbronzature, acconciature, trucchi, massaggi, danza, shopping, cucito… Queste, infatti, sono le attività che si sono svolte all’interno della stazione Leopolda.

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