Per fortuna che a ricordare il fatto che alcuni stereotipi sono cessati da un po’, c’è appunto il gruppo di ragazze e ragazzi del collettivo “Queersquilie” a distribuire materiale informativo per i visitatori e le visitatrici presenti; per ricordare che ancora oggi “la cura del corpo e dell’estetica è presentata come unico strumento possibile per realizzarsi in quanto donne”, come si legge sul loro comunicato. Di certo, in una regione come quella toscana dove a livello di legislazione vi sono normative che invitano a evitare manifestazioni ed eventi pubblici che possono presentarsi come sessisti, incuranti delle questioni di genere, è strano vedere come il Comune di Pisa e la Provincia patrocinino tali iniziative. A dissociarsi dal patrocinio, comunque, è l’assessore alle pari opportunità, del Comune di Pisa, Chiofalo. Di fatto, quello che il collettivo contesta è una visione stereotipata dei sessi, una visione che vede ancora la donna relegata a certi interessi e attività, come ci dice Georgia, attivista dell’organizzazione. Una visione che discrimina indirettamente anche l’uomo, il quale, in tal senso, non potrebbe neppure lui esprimere la propria personalità, qualora non venga conformata a un modello sociale ed economico ben preciso… Di certo, la natura stessa dell’iniziativa in questione si comprende bene: i messaggi che ancora una volta vengono lanciati rispetto alla figura della donna sono finalizzati esclusivamente a obiettivi di ordine consumistico. Legittimo certo, infatti se “per quanto non ci sia niente di intrinsecamente sbagliato nel prendersi cura di sé sul piano fisico, è giusto che ciò non sia visto come unico percorso praticabile nella coscienza di sé”. È così che continua il comunicato stampa. Ma non è finita qui. Se l’evento in questione si proponeva anche di promuovere la salute della donna, “Queersquilie” ci ricorda come non vi sia stato alcun accenno ai diritti sul lavoro, alle pari opportunità, all’applicazione della 194. Insomma nessun riferimento a “passioni alternative alla decorazione narcisistica di sé o al consumismo”.
Ma chi sono le ragazze e i ragazzi del collettivo “Queersquilie”? A parlarci è sempre Georgia, che ci racconta come il collettivo sia nato, di fatto, un anno e mezzo fa come gruppo di auto-coscienza, gruppo che vuole sottolineare come sia importante attualizzare, nei nostri giorni, le rivendicazioni femministe. La prima azione pubblica del movimento è stata proprio la contestazione alla Leopolda, provocatoria, ma finalizzata alla sensibilizzazione delle tematiche di genere. Un collettivo queer, dunque, che intende spezzare la “visione dicotomica dei generi, prevalente nella nostra società, che non corrisponde alla realtà”, come recita il volantino di presentazione del collettivo. Un gruppo di ragazze e ragazzi, pertanto, che ha riscosso un notevole successo nella sua prima azione e che intende espandersi anche nel contesto universitario pisano. In preparazione ci saranno forme di assistenza per tutte le varie problematiche legate all’universo femminile; azioni di denuncia delle varie forme di violenza e discriminazione, dunque, ma anche progetti per agire in modo concreto all’interno del tessuto sociale. E all’interno del mondo accademico il collettivo intende iniziare a organizzare seminari di formazione e informazione rispetto alle questioni di genere.
In attesa di molte altre iniziative parecchie associazioni, universitarie e non, hanno espresso la loro solidarietà alla prima azione del movimento, attraverso comunicati stampa, interviste, presenza alla contestazione: Da Sinistra per… a Exploit-Pisa, arriva il sostegno anche da Arcilesbica, Casa della Donna, Assopace, Chicco di Senape, Amici e amiche di scienze per la pace.
“Queersquilie” si prepara a crescere e, come ci ricordano gli attivisti, a continuare a pestare i piedi e a opporsi su tutte quelle cose che una cultura patriarcale, sessista ed etero-normativa vuole che siano, e che rimangano solo, “Quisquilie”.