Una vita che riparte, ad esempio, con il campionato di calcio del 1945-1946 - nel quale i ducali, sfiorarono la promozione in A - e prosegue con il ritorno della stagione lirica - con la Turandot, seguita dalla Traviata - del Teatro Regio. Una vita che riparte anche dal fiorire, dopo anni di censura preventiva e terrore, della stampa.
Il territorio parmense, al pari di molti altri, vedrà, infatti, il verificarsi di una vera e propria esplosione di periodici: di cronaca cittadina (è il caso del "Caleidoscopio colornese"), politici ("L'Edera" per il PRI, "L'Eco del Lavoro" per il PCI, "Il Popolo di Parma" per i democristiani, "L'Idea" del PSUP, "L'Uomo Libero" del PLI..), ed afferenti a realtà economiche (come "La Voce dell'Artigianato", organo della locale Federazione degli Artigiani). Tra i fogli esposti troviamo anche "Il Rullo", periodico promosso dai dissidenti marxisti-leninisti Adriano Cavestro e Lanfranco Fava ed il satirico "El Bajòn" (dal nome, in parmigiano, della più grossa delle campane del Duomo) di Lorenzo Pizzinelli, segno, quest'ultimo, della ripresa, dopo gli anni bui del fascismo e della guerra, di una voglia di raccontare la vita cittadina anche tramite i "graffi" della satira.
Non poteva ovviamente mancare, in questa esposizione, "La Gazzetta di Parma", finalmente epurata dai fascisti e posta, dal CLN provinciale, sotto la guida della diarchia composta dal socialista Ferdinando Bernini e dal liberale Tito de Stefano.
La ritrovata libertà di opinione porta con sé anche la libertà di cronaca, ed è curioso notare la notizia dell'arresto della "banda del formaggio", gruppo armato dedito a rapine "alimentari" destinate a foraggiare un fiorente mercato nero. Tra i protagonisti della lotta a questi fenomeni di banditismo anche il futuro generale, ed eroe della lotta alla mafia, Carlo Alberto Dalla Chiesa.
Non potevano non essere presenti i riferimenti alla ripresa della vita democratica della città: "Dopo venti anni – Parma ha votato" titola il periodico comunista "L'Eco del Lavoro" dell'otto aprile 1946, che celebra i 25.699 voti per la lista del PCI (per la cronaca saranno 20.403 quelli al PSUP; 18.942 andranno alla DC e a poco più di 2.000 voti ciascuno si attesteranno liberali e repubblicani) e, qualche mese più avanti, i 160.284 voti, nella circoscrizione di Parma, alla Repubblica (contro i 63.335 per il Re), dato, quest'ultimo, che farà di Parma la quattordicesima provincia "più repubblicana" d'Italia.
Vita democratica innovata dal voto alle donne, e dal nascere di una loro presenza attiva nella stampa locale ("In cammino" sarà il nome del foglio dell'Unione Donne Italiane). A chiudere la mostra il periodico della diocesi "Vita Nuova" (esistente ancora oggi), che, l'otto giugno del '46, pubblica un appello del vescovo, Evasio Colli, il quale, autorizzando a suonare le campane per l'avvento della nuova forma istituzionale, invoca “l'aiuto del signore sulla nuova repubblica", sancendo l'adesione, anche morale, della chiesa locale, al nuovo sistema politico democratico.