"Governo del popolo". Affondato il tentativo leghista sul credito cooperativo, solo le BCC bolzanine potranno adottare il modello tedesco che evita i controlli della BCE. Nel dl fiscale anche lo "sterilizzazione" dei titoli di Stato in pancia alle banche non quotate e soprattutto alle assicurazioni, care a Salvini.
Da il manifesto del 6 luglio 2017
Banche venete, il nodo manager e rimborso bond
Va avanti la discussione in commissione finanze a Montecitorio sul decreto legge che regala la parte buona delle due banche venete a Intesa San Paolo, compensata anche con 5 miliardi pubblici, mentre le perdite (fino a 12 miliardi) saranno anch’esse a carico dei contribuenti. Si annunciano comunque alcune lievi modifiche al decreto.
Di banche italiane e intervento pubblico
Il ministro Padoan dopo averci ripetuto all'infinito quanto il sistema bancario italiano fosse solido si è trovato a dover gestire la risoluzione monster delle banche venete. Tuttavia, molto più interessanti e significative sono le modalità di questa.
Il gigante Banca Intesa si è appropriato al prezzo simbolico di un caffè degli ultimi crediti rimasti di Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Lo Stato – cioè la collettività, noi cittadini in parole povere– si è occupato di liquidare la parte “tossica”. Dunque da un lato lo Stato si è impegnato a coprire la gestione scellerata dei conti delle banche venete intervenendo con una spesa di 5,3 miliardi di euro, con la possibilità di arrivare fino a 17 miliardi, una spesa pro-capite di 300 euro per ripianare i passivi, mentre Banca Intesa si è presa tutti gli attivi.
Da il manifesto dell'11 aprile 2017
Banche, nuove spine dalle sofferenze
Piercarlo Padoan e Ignazio Visco buttano acqua sul fuoco, in fondo anche questo fa parte del loro mestiere. Ma il nodo delle sofferenze del comparto bancario italiano, quantificato ieri dal governatore di Bankitalia in 80 miliardi circa, è ancora lontano dall’essere sciolto. Prova ne è l’ultimo rapporto della Bce sulla materia, con Mario Draghi che annota come i crediti deteriorati inesigibili nel sistema italiano siano il 17,5% sul totale degli impieghi, rispetto a una media del 6,7% nella zona euro. In aggiunta, il decreto “salva risparmio” di dicembre, quello che ha garantito un plafond statale di 20 miliardi per la ricapitalizzazione precauzionale del Monte dei Paschi e ora di Popolare di Vicenza e Veneto Banca, è incappato in più di una contestazione nelle pieghe del negoziato, ancora in corso su Mps, fra il Tesoro italiano, la Bce e la Commissione Ue.
“Il colpo di Stato di banche e governi. L'attacco alla democrazia in Europa”, L.Gallino, Einaudi, pp.352, euro 19,00.
Qualcuno li ha chiamati “tempi interessanti” (rif. omonimo saggio di Žižek), ma è fuor di dubbio che oggi si sia nel bel mezzo di un periodo ambiguo, concitato e sicuramente confuso. Sono in primis le classi dirigenti occidentali a ricordarcelo, continuando ad alternarsi ai vertici dei governi europei e dimenandosi come pesci fuor d'acqua ai governi, riducendo sempre più le differenze tra destra e sinistra (che pur ci sono), generando mostri politici e poi redigendo leggi sempre più restrittive dal punto di vista democratico-partecipativo per comprimere quei mostri e le sparute forze del dissenso: il maggioritario, gli sbarramenti, il doppio turno, la personalizzazione della politica, il liquefarsi dei partiti ecc. Il tutto avviene in presenza di un tasso di astensionismo inesorabilmente in crescita che fa pensare alle prossime europee con inquietudine, poiché difficilmente avremo risultati confortanti da questo punto di vista.
Ottomila dipendenti in meno in sei anni, con mille esuberi in più di quanto ipotizzassero anche le peggiori previsioni. Il nuovo piano di ristrutturazione del Monte dei Paschi, che formalmente allunga di due anni i tempi di applicazione del piano industriale 2012-15, porterà il terzo gruppo bancario italiano a diminuire il suo “capitale umano” da 31mila a 23mila addetti.
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