Ancora su sessismo e censura: di rappresentazioni e interpretazioni
Verrebbe sempre voglia di sperare, magari in maniera un po' ingenua, che dopo tutte le discussioni e tutti i dibattimenti che in questi ultimi anni ci sono stati intorno a quali contenuti siano o meno appropriati o accettabili nell'arte, si sia giunti alla conclusione che la censura, anche quando operata con le migliori delle intenzioni, sia in ambito artistico sempre una cattiva idea. L'arte, verrebbe voglia di sperare, deve essere – dovrebbe essere – libera da tutti i vincoli che può essere legittimo imporre in altri ambiti, come il dibattito politico o il giornalismo; non dovrebbe esserci comportamento o aspetto dell'animo umano, per quanto controverso o aberrante, che le sia impedito di esplorare.
Distopie, sessismo e un esercizio di comprensione del testo
Tra i tanti esercizi che ci toccava fare per i compiti in classe di italiano al liceo ce n'era uno che ricordo con particolare fastidio: l'esercizio di comprensione del testo. Al tempo mi pareva che le domande fossero banali e la forma del compito restrittiva, una costrizione per le reali capacità d'analisi dello studente, che avrebbero dovuto invece essere lasciate libere di spaziare e andare anche in direzioni non convenzionali, invece che guidate forzosamente nella direzione ovvia da domande le cui risposte erano altrettanto ovvie. La comprensione pareva allora una verifica superflua di una capacità che, ero certa, chiunque intorno ai quattordici anni doveva ormai avere ampiamente acquisito. Non c'era bisogno di insegnare nuovamente a studenti perfettamente capaci di farlo da soli come cogliere il significato immediato di un'opera; bisognava invece lasciarli liberi di esplorare autonomamente implicazioni, non detti e sotto testi, anche proponendo idee audaci, anche sbagliando, anche arrampicandosi talvolta sugli specchi.
All’ottima recensione che Tommaso Alvisi per Il Becco su L'ultima parola - La vera storia di Dalton Trumbo, il film del regista Jay Roach uscito nelle sale italiane l’11 febbraio (clicca qui), non ho niente da aggiungere, se non qualche ulteriore informazione. In primo luogo ai film consigliati da Alvisi propongo di aggiungerne altri.
Il primo The Career (letteralmente la Carriera), titolo italiano: Il prezzo del successo. Il film, che è del 1959, tratta delle difficoltà di adattamento, e anche dei compromessi, che costa il successo, la “carriera” del titolo originale, per chi non è politicamente corretto, e ha per sfondo la “caccia alle streghe” e la guerra di Corea. La sceneggiatura del film è dello stesso Dalton Trumbo, sotto falso nome (Spartacus è dell’anno successivo), la regia è di Joseph Anthony, gli interpreti sono Dean Martin, Anthony Franciosa, Shirley MacLaine e Carolyn Jones, la quale ultima per chi non la conoscesse è la Morticia Addams della famosa serie televisiva.
È il fumetto del momento. Difficile che non ne abbiate sentito parlare.
Lady Mafia è uscito in edicola soltanto il 22 febbraio, ma è già diventato un caso. Feroci critiche si sono abbattute su questa modesta miniserie noir, che vede protagonista Veronica De Donato, una donna del Sud pronta a compiere qualsiasi atrocità pur di vendicare la sua famiglia.
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