Mercoledì, 24 Febbraio 2016 00:00

Attraverso la carriera di Dalton Trumbo

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All’ottima recensione che Tommaso Alvisi per Il Becco su L'ultima parola - La vera storia di Dalton Trumbo, il film del regista Jay Roach uscito nelle sale italiane l’11 febbraio (clicca qui), non ho niente da aggiungere, se non qualche ulteriore informazione. In primo luogo ai film consigliati da Alvisi propongo di aggiungerne altri.

Il primo The Career (letteralmente la Carriera), titolo italiano: Il prezzo del successo. Il film, che è del 1959, tratta delle difficoltà di adattamento, e anche dei compromessi, che costa il successo, la “carriera” del titolo originale, per chi non è politicamente corretto, e ha per sfondo la “caccia alle streghe” e la guerra di Corea. La sceneggiatura del film è dello stesso Dalton Trumbo, sotto falso nome (Spartacus è dell’anno successivo), la regia è di Joseph Anthony, gli interpreti sono Dean Martin, Anthony Franciosa, Shirley MacLaine e Carolyn Jones, la quale ultima per chi non la conoscesse è la Morticia Addams della famosa serie televisiva.

Quest’informazione non costituisce una semplice curiosità, la Famiglia Addams, con tutto il suo corredo di macabre e orrorifiche stravaganze è semplicemente una presa in giro della “normalità” quotidiana della “normale” famiglia americana, “normalità” che gli Addams rivoltano come un calzino. Ricordate Gomez Addams che gioisce alle perdite della borsa e si ambascia per l’apprezzamento dei titoli?

Il secondo film ha un taglio decisamente più leggero del primo, e non può essere altrimenti essendo del grande Charlie Chaplin: Un re a New York (titolo originale A King in New York). È la storia di Re Shadow, un sovrano gaudente e donnaiolo, che spodestato da una rivoluzione comunista si rifugia a New York e finisce addirittura per essere citato a comparire di fronte alla House of UnAmerican Committee come… Sospetto comunista. La pellicola che è una produzione britannica del 1957, fu a suo tempo molto sottovalutata della critica, a mio modesto avviso è invece una satira feroce dell’american way of live, come solo i britannici quando ci si mettono sanno fare. È inoltre una vera e propria vendetta, che Chaplin si prende, attraverso i mezzi a lui propri, nei confronti di un’America bigotta e intollerante che l’aveva letteralmente cacciato per le sue simpatie progressiste, e per essere “colpevole” della realizzazione di film come Tempi moderni e Il grande dittatore. La proiezione di Un re a New York rimase vietata negli Stati Uniti fino alla seconda metà degli anni ’70. Non tutto in questo film comunque è leggerezza; la vicenda del ragazzino (interpretato da Michael Chaplin figlio dell’autore) i cui genitori sono stati arrestati per attività antiamericane, è una drammatizzazione della narrazione propria di tanti film di Chaplin.

In proposito va altresì ricordato che nel 1983 Sidney Lumet realizzerà, con taglio ben più drammatico, Daniel (così anche in originale), ispirato alla storia vera dei coniugi Rosenberg e del loro figlio, interpretato sullo schermo da Timothy Hutton. Il taglio leggero, anzi decisamente demenziale, torna nell’ultimo film, anche se in questo caso si tratta di uno spezzone in una storia più ampia. È il vero e proprio processo che i fighetti ricchi, ultrapatriottici e intrisi di “valori” americani della Faber University intentano, su istigazione del Preside (Dean – Decano in lingua originale) Vernon Wormer, agli affiliati alla confraternita Delta Tau Chi.

Per chi non avesse memoria è una delle scene clou di Animal House di John Landis, scena che si conclude con il totale rovesciamento dei ruoli tra accusati e accusatori, con i Delta Tau Chi che abbandonano in massa l’aula per non permettere che “… si processino gli Stati Uniti d’America”, al canto di The Star-Spangled Banner.  Il riferimento alle sedute della HUAC, non molto chiaro per il pubblico italiano, è più accessibile al pubblico negli Stati Uniti.

Infine le stesse vicende hanno dato vita sullo schermo e sulla carta stampata anche a opere di natura diversa: il cartone animato e il fumetto. Nel 1949 John Hubley, che aveva diretto un grande sciopero alla Disney, e Milton Kaufman, che aveva firmato per Dalton Trumbo la sceneggiatura di La sanguinaria (titolo originale Gun Crazy), diedero vita a un personaggio destinato ad avere un discreto successo: Quincy Magoo. Mister Magoo, com’è meglio conosciuto, è caratterizzato da granitiche certezze che la propria abissale miopia impedisce di mettere in discussione contro ogni realtà, un voluto riferimento al tipico sostenitore del senatore Joseph McCarthy: l’uomo medio americano incapace di vedere … altre il proprio naso, alla lettera.

Infine The Red Menace, una miniserie a fumetti, ambientata nel 1953. Protagonista della serie è un supereroe che combatte il crimine sotto l’appellativo di The Eagle (Aquila), amico di un altro supereroe (anzi qualcosa di più, un supereroe dell’Unione Sovietica) di nome The Bear (Orso), ambedue veterani della lotta al nazismo. Quando però l’identità di The Eagle viene svelata, si scopre che egli è un rosso, motivo per cui gli viene impedito di usare il nome sotto cui opera, e comincia ad essere appellato dalla stampa come The Red Menace (la minaccia rossa), dal titolo di un filmetto anticomunista degli anni cinquanta. Non so se la serie sia mai edita in Italia, sicuramente meriterebbe una ricerca.
Vorrei concludere segnalando un sito interessante: https://vault.fbi.gov/search, il sito contiene tutti (?) i files (faldoni in buon italiano) intestati a persone e/o organizzazioni che hanno ricevuto le “attenzioni” del Federal Bureau of Investigation (FBI) e del suo paranoico direttore Edgar Hoover.
Consultatelo, digitando sul search nomi come: Lennon, Chaplin, Martin Luther King, … scoprendo così che la Stasi nell’occuparsi delle “vite degli altri” era solo bonario dilettantismo.

Ultima modifica il Martedì, 23 Febbraio 2016 14:41
Francesco Draghi

Francesco Draghi, nel Partito Comunista Italiano prima e dalla sua fondazione nel PRC, ha ricoperto in entrambi incarichi di direzione politica, è stato amministratore pubblico.

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