Chi conosce un po' il cinema, sa che negli anni '50 a Hollywood stava iniziando la "Golden Age" (l'età d'oro). Venivano prodotti film di ogni genere: dai "peplum" alla Ben Hur ai western avventurosi e sentimentali, dalle commedie ai musical passando per le fantasie acquatiche alla Esther Williams. Oltre a tutto ciò, i mitici fratelli Coen accendono la miccia con l'attualità dell'epoca: il maccartismo, la caccia alle streghe, la Guerra Fredda e quant'altro. Un'opera che coniuga ironia tagliente con l'amore per il cinema. Hanno voluto rinnovare la loro passione per la settima arte. Nulla di nuovo, d'accordo, ma gli elementi sono tanti e il loro amalgama è tutto sommato riuscito. È puro metacinema: vengono spiati i backstage, i set, le ansie, le depressioni e le magagne della "fabbrica dei sogni". Il tutto è un crogiolo di situazioni, generi, personaggi che hanno un minimo comune denominatore: lo studios cinematografico Capitol.
I guai di questa major sono affidati a un "fixer" che si chiama Eddie Mannix (Josh Brolin). Personaggio esistito realmente sotto un'identità diversa. Un po' come Robert De Niro nello straordinario "Sesso e potere" di Barry Levinson, l'uomo è un problem solver. Deve fronteggiare i problemi di budget delle varie produzioni, le bizze delle star, recuperare attricette nel mezzo di servizi fotografici piccanti, risolvere controversie economiche, tenere a bada la stampa e portare a termine i piani dello studio per cui lavora.
Nei teatri di posa Capitol si stanno girando varie pellicole: in uno sono in corso le riprese di un musical con dei marinai, capitanati dai balletti di Burt Gurney (Channing Tatum), in un altro stanno girando delle acrobazie acquatiche con DeeAnna Moran (Scarlett Johansson) vestita da sirena (sogno erotico dei casti anni '50), in un altro ancora stanno ultimando una commedia sentimentale del regista Laurence Laurentz (Ralph Fiennes) con protagonista un attore di western, Hobie Doyle (Alden Eherenreich). In ognuno di questi set ci sono dei problemi: la Moran è irritata dal costume, il regista Laurentz vuole un attore che sappia recitare, non un attore di western che non sa parlare (strepitoso il duetto tra Ehrenreich e Fiennes). Il riferimento a John Wayne (non) è puramente casuale. E poi c'è il progetto più importante: "Ave Cesare", film "peplum" ambientato ai tempi di Cristo. Mannix invita i capi delle religioni ebraica e cristiana per evitare censure o problemi con "l'elettorato religioso". Proprio nel mezzo delle diverse posizioni delle due Chiese, il celebre attore Baird Withlock (George Clooney), che interpretava Cesare, viene misteriosamente rapito da una setta di marxisti che concepiscono gli studios come capitalisti sfrenati e quindi come male assoluto (non Vi rovino la sorpresa riguardo la categoria che rappresentano. Puro genio dei Coen). Vengono chiesti alla Capitol 100.000 dollari in contanti per il riscatto. Una bella contraddizione per chi crede fermamente nel "Capitale" di Karl Marx. Naturalmente di tutto questo se ne deve occupare il "Cristo in croce" Mannix (il perchè dell'appellativo lo capirete vedendo la scena iniziale e finale del film).
Ovviamente il personaggio di Josh Brolin ci mostra il perfezionismo dei fratelli Coen, instancabili geni del cinema e cinefili della prima ora. Dapprima come montatori, poi come sceneggiatori e registi, si sono imposti a Hollywood non rinunciando però a criticare e a sbeffeggiare il sistema. Anche qui non rinunciano a questo giochino demolendo in un colpo solo le religioni e il loro settarismo (considerate che i Coen sono ebrei), l'industria cinematografica che vuole solo massimizzare i profitti infischiandosene dei gusti del pubblico. Poi ci sono i lavoratori del mondo del cinema che si dividono in due categorie: i semplici lavoratori (sceneggiatori, montatori,ecc...) e le capricciose star. Le seconde sono necessarie e ben pagate dagli studios, mentre i primi non sempre finiscono sulle copertine. Ma in questo film c'è di più. I Coen riescono a far comprendere allo spettatore che l'organizzazione di questa "macchina" non solo non è perfetta come ci viene mostrata, ma riescono ad arrivare a predire il futuro. Perchè il cinema è rimasto immutato a oltre 70 anni di distanza dai fatti raccontati. Se poi analizziamo le uscite del 2016, vediamo che oltre ai Coen nello stesso periodo usciranno (o sono usciti da poco) "Risorto" (sulla resurrezione di Cristo), il film su "Dalton Trumbo" e il western "The hateful eight" di Tarantino.
Verrebbe da pensare che i Coen siano degli alieni vedendo i temi trattati.
La verità è che hanno un amore tale per il cinema che si respira, che finisce per avvolgere lo spettatore fino a catturarti completamente. Anche se, va detto, "Ave Cesare" non è un film perfetto: alcuni personaggi sono ai margini (vedi Jonah Hill e Scarlett Johansson, che peccato!), a tratti la storia è un po' lasciata in sospeso. Non è il film migliore dei fratelli Coen, senza dubbio. Tuttavia ci sono dei momenti di cinema altissimo: il duetto esilerante tra Fiennes e Eherenreich, la Johansson sorridente mentre gira che poi degenera in una donna sboccata e approssimativa, le consultazioni tra Mannix e le fedi religiose, Clooney che viene schiaffeggiato da Brolin per le sue "sbandate" ideologiche, la rivelazione dell'identità della setta che legge Karl Marx, il balletto da applausi di Channing Tatum,.il giornalismo "gossipparo" visto attraverso le sorelle Thacker (entrambe interpretate da Tilda Swinton). E per finire il cameo di Frances McDormand (moglie di Joel Coen) che interpreta una stralunata montatrice che rappresenta le origini dei due fratelli. Un film leggero, autentico, ironico e tagliente che piacerà a tutti quelli che vogliono capire qualcosa di più sul mondo del cinema. Da segnalare la grande prova dell'intero cast dove si elevano Clooney e Fiennes, oltre al tip-tap da urlo di Channing Tatum.
TOP
Le idee di fondo, la solita attenzione ai dettagli dei fratelli Coen, il cast stellare (su tutti un grande Clooney, finalmente!), l'ironia graffiante, la dichiarazione d'amore per il cinema illustrato in maniera perfetta.
FLOP
Jonah Hill e Scarlett Johansson sono lasciati ai margini dalla sceneggiatura, in alcuni momenti la storia gira un po' a vuoto.