Dopo l'Universo Marvel, ecco che parte anche quello della Dc Comics. Il primo è già oliato da diversi anni grazie a Iron Man, Spiderman, Hulk, Captain America; il secondo parte nel 2016 per estendersi nei prossimi anni. Cinematograficamente parlando, lo scontro sarà tra la Disney (detentrice dei diritti dei fumetti Marvel) e la Warner Bros (detentrice dei diritti dei fumetti Dc). La differenza sostanziale fra i due mondi è il tono: se in casa Marvel si fanno le cose con un tono più leggero, ma con grande programmazione e cura, in casa Dc invece è tutto molto più serio e dark, ma con piani maggiormente confusi. La seconda ha già annunciato nei prossimi anni, come del resto ha già fatto la prima, l'arrivo di supereroi del calibro di Flash, Wonder Woman, Aquaman oltre ai due film della Justice League, che ricalcano lo sviluppo degli Avengers della Marvel. Oltre a questo, ci saranno anche altri film sui due supereroi più importanti della Dc: il sequel de “L'uomo d'acciaio” e una nuova pellicola su Batman (che si vocifera sarà diretta e interpretata da Ben Affleck). C'è da riportare il “popolo dello streaming” in sala e, secondo le major, bisogna fare le cose in grande. Alla gente piacciono le ammucchiate, chi se ne frega del cinema d'autore (non è la mia opinione, ormai siete vaccinati). Lo scontro nel 2016 sarà piuttosto aspro: a maggio la Disney uscirà con “Civil War”, mentre la Warner è uscita questa settimana con “Batman vs Superman” e ad agosto uscirà con l'atteso “Suicide Squad”. Una sfida all'ultimo sangue.
Tutta questa programmazione sta diminuendo il valore di queste opere sia per la Disney sia per la Warner. Allungare il brodo non sempre è positivo. Di questo passo (concordo perfettamente con Spielberg) questo genere cinematografico tra 20 anni rischia la saturazione e la conseguente estinzione (come il western dopo gli anni '80). Il vero limite dei film di supereroi è la logica commerciale così come alcune saghe, come Star Wars. Anche un certo Umberto Eco negli anni '60 fece un saggio sul mito di Superman che lo portava a certe tesi. Nel frattempo però negli anni '80, Alan Moore (Watchmen, V per Vendetta) e Frank Miller (Sin City, Il ritorno del cavaliere oscuro) cambiarono le carte in tavola con fumetti e graphic novel che rivoluzionarono anche il cinema di genere. Tuttavia “Batman vs Superman” di Zack Snyder (già regista di Watchmen, 300, L'uomo d'acciaio) ha il grosso difetto di voler prendere spunto proprio da Miller, espandendo la concezione del tempo in virtù delle logiche commerciali. Se nella prima parte il film sembra dirigersi verso un noir metropolitano (stile Miller con echi di Nolan), nella seconda diventa un fantasy a tutti gli effetti. Perché Batman e Superman sono due universi differenti. La commistione dei due mondi è ardua per chiunque. Snyder doveva “tagliare” per stare in una certa durata (senza rivelare troppo), ma poteva anche permettersi di allungare per tessere la tela con i film successivi dell'Universo DC Comics. L'opera complessivamente dura 3 ore (aspettiamo di vederla nell'edizione home video, in uscita probabilmente a luglio), ma è stata tagliata di circa mezz'ora per alcune scene ritenute violente (e quindi non per tutti). Dare un giudizio su un'opera incompleta è dura, in ogni caso (per ora) il risultato non sempre è riuscitissimo.
Chiariamo subito una cosa: Snyder non è Nolan (qui produttore esecutivo). Quest'ultimo doveva raccontare una storia in tre atti, ma era consapevole che il tutto aveva una fine. Ecco perchè la trilogia del “cavaliere oscuro” è arrivata ai livelli altissimi che conosciamo. Questi tempi hanno creato diversi problemi agli sceneggiatori, compreso a David Goyer che per Nolan scrisse la memorabile trilogia sopra citata.
Detto questo, veniamo alla storia. Innanzitutto chiariamo un punto fondamentale: questo film non è il sequel de “L'uomo d'acciaio”. Dopo aver sconfitto il generale Zod (Michael Shannon), a Metropolis Superman/Clark Kent (Henry Cavill) fa quello che vuole. È un Dio dai poteri quasi illimitati, la gente lo osanna. Ha anche qualche “gufo”. Uno è a Gotham e si chiama Bruce Wayne (Ben Affleck), ovvero Batman. È un “cavaliere oscuro” con qualche ammaccatura, qualche capello grigio, è tarchiato e squadrato, quasi privo di collo (vicino alla graphic novel di Frank Miller). Per lui la presenza dell'Uomo d'Acciaio è un'anomalia e causa di disgrazie per l'umanità. Va fermato. Tuttavia anche l'uomo pipistrello non è esente da colpe: si fa giustizia da solo e marchia i suoi nemici nelle prigioni. Non ha fiducia nella bontà delle persone (lettura molto attuale). In poche parole è “milleriano”. Dal proverbio, è risaputo che tra due litiganti a godere è il terzo, ovvero Lex Luthor (Jesse Eisenberg). L'acerrimo nemico di Superman sta progettando qualcosa di pericoloso perché "se l’uomo (Batman) non uccide Dio (Superman), lo farà il diavolo”. Quel qualcosa non Vi dico chi è, perchè chi ha letto i fumetti capirà come andrà a finire. Il film di Snyder è una commistione di film politico (post 11 settembre), graphic novel, fumetto e videogioco. In alcuni tratti l'opera è grande cinema: l'epica e lo spettacolo non mancano, poi c'è la scena di Superman che si reca in tribunale, il duello fisico tra i due supereroi e poi c'è un grande amalgama tra Lois Lane (l'ammaliante Amy Adams) e l'Uomo d'acciaio. Convincenti i due interpreti principali (Cavill e Affleck), scelti soprattutto per via dei loro imponenti fisici, anche se, psicologicamente parlando, Reeve e Bale erano un'altra cosa. Davano maggiore profondità. Tuttavia il film ha diversi difetti: la sceneggiatura che lascia pezzi qua e là senza approfondirli, l'uso di diversi personaggi macchiette (vedi l'Alfred di Jeremy Irons, il Perry di Laurence Fishburne e per lunghi tratti la Wonder Woman di Gal Gadot) psicologicamente quasi inutili ai fini della storia, l'uso del 3D che è una mannaia per gli occhi (specie nelle scene delle battaglie), l'uso smisurato della CGI (la computer grafica) che produce mostri tutti uguali senza profondità. E poi c'è la recitazione sopra le righe di Jesse Eisenberg che non è all'altezza né di Kevin Spacey né di Gene Hackman. Troppo giovane, troppo eccentrico. Più che Luthor, a tratti sembra “vendere” le filosofie del Joker di Nolan. Ovviamente la battaglia con Ledger è già persa in partenza. Non è colpa di Eisenberg, ma della sceneggiatura piuttosto frettolosa e confusa.
Il film nei prossimi giorni è destinato a scatenare numerosi dibattiti e numerose divisioni. Se siete attenti ai dettagli, sicuramente non lo amerete totalmente. Se invece vi appassionerete all'epica dei due supereroi senza chiedere troppo alla storia, probabilmente lo amerete. Il problema principale non è l'apprezzamento del pubblico, ma il botteghino. E' stato calcolato che il film dovrà incassare almeno 1 miliardo di dollari nel mondo per essere dichiarato un successo (budget del film: quasi 500 milioni di dollari!). Una bella spada di Damocle per un'opera decisiva per il lancio dell'universo DC. Anche un buon cineasta come Snyder ha dovuto chinar la testa alla Warner, mettendo in primo piano il franchise più di Batman e Superman. In attesa della Justice League (la prima parte arriverà nel 2017), non ci resta che constatare, come Luthor, che la bugia più vecchia dell'America riguarda il potere e la sua innocenza. Tempi duri per gli uomini (ignoranti) e per i supereroi (con macchia). Anche loro come i potenti hanno le loro colpe. Per dirla alla Superman, “nessun uomo resta buono in questo mondo”.
TOP
L'amalgama tra Amy Adams e Henry Cavill, la fisicità di Cavill e Affleck asservita alla storia, le scene d'azione, i diversi collegamenti con i fumetti di casa DC, il finale del film in controtendenza, lo sviluppo del personaggio di Batman in stile “cavaliere oscuro” di Frank Miller.
FLOP
La mancanza del giusto amalgama tra l'universo batmaniano e quello dell'Uomo d'acciaio, l'utilizzo di troppi personaggi macchietta (Alfred, Perry, Wonder Woman), l'uso smisurato della computer grafica (vedi il mostro), l'uso del 3D, l'interpretazione di Jesse Eisenberg (mal asservito dallo script), la sceneggiatura per troppi tratti è farraginosa e lascia un po' a desiderare, la serialità commerciale dell' universo Warner che copia quello della Marvel. Il gusto di Snyder e del cinema hollywoodiano per la distruzione gratuita (a tratti in stile Emmerich o Bay). La mancanza di “indipendenza creativa” di Snyder che esegue i diktat della Warner per finalità commerciali. La colonna sonora di Hans Zimmer è anonima rispetto a quella dei film di Nolan.