Per alcuni, ancor prima che per la scomparsa di illustri artisti come David Bowie e Leonard Cohen, che ci hanno salutati regalandoci il loro ultimo testamento musicale, il 2016 in musica sarà ricordato per il trionfo dell'atteggiamento poptimista.
Mai come quest'anno l'egemonia nelle classifiche delle riviste musicali più rinomate (NME, Pitchfork, Paste, Noisy, Rolling Stone, ecc...) è stata conquistata da grandi pop star e in particolare dei grandi divi della scena hip-hop e R&B. Non solo in testa alle classifiche di vendita dunque, ma anche agli apici di quelle stilate dai critici, musicisti come Beyoncé, Rihanna, Solange, Kanye West, Drake monopolizzano la scena ridicolizzando la vecchia dicotomia alternative/commerciale e mettendo d'accordo cerchie sociali molto diverse fra di loro.
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Eccovi in pasto la sorpresa di fine anno. Un ricco speciale sul 2016 cinematografico. Ecco a voi i top e i flop. È stato un anno dove si sono registrati aumenti di reboot, remake, sequel piuttosto inconsistenti. La differenza la fanno sempre i grandi talenti e l'autorialità delle storie. C'è poco da fare, la classe non è acqua. Le classifiche si basano sui film usciti nei cinema italiani nell'anno solare 2016 e tengono conto di vari fattori: qualità, andamento della pellicola, accoglienza di pubblico e critica, gusti personali.
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Cosa resta di questo 2014 musicale? Come da diversi anni a questa parte, non si può non constatare una postmoderna tendenza al patchwork, al mettere insieme generi diversi per cercare di vedere se causalmente ne esca fuori qualcosa di originale. L’innovazione fin dagli anni zero, procede a ritmi estremamente blandi, ma indubbiamente ci sono vari dischi che creano una tendenza, diventano punti di riferimento importanti, indicano –anche se non intraprendono - una strada nuova da seguire.
Ogni classifica è molto soggettiva, ma la convergenza della critica musicale verso certi lavori, mette in evidenza, a parare di chi scrive, due tendenze. La prima è la proliferazione di una forma di cantautorato iper- espressionista sempre più aperto a ogni forma di contaminazione stilistica e deviazione sintetica ma sempre ancorato al pop. Emergono complessi affreschi multi cromatici dal capolavoro (forse l’unico dell’anno) di St. Vincent, ma anche dal “queer-pop” di Perfume Genius, dall’indie-mainstream di Lana de Rey o dal trip hop in salsa r’n’b di FKA Twigs, tanto per citare solo alcune uscite del 2014. La seconda tendenza è un rafforzamento significativo del revival psichedelico degli anni sessanta: gli esordienti Temples recuperano Beatles e Pink Floyd in un disco freschissimo e magnetico, gli Svedesi Goat ne ampliano il campo applicativo mescolando sapientemente la psichedelia con la world Music Orientale e Subsahariana, mentre anche nei lavori ipercitazionisti e multi dimensionali di Horrors e The War on Drugs, la psichedelia trova un posto di primo piano.
In uno scacchiere in cui - nonostante le nuove tecnologie - la capacità di aprire nuove strade musicali è ancora a quasi totale appannaggio di un pugno di zone Geografiche (Usa e Canada, Isole Britanniche, Scandinavia), l’Italia mostra un certo ritardo rispetto alle novità e alle tendenze in atto. Nuovi stili arrivano da noi in grande ritardo precludendo quasi totalmente alle band nostrane la possibilità di contribuire alla rifinitura dei nuovi linguaggi sonori internazionali. Esiste comunque una vivace scena indie e una generazione di “neo cantautorato” piuttosto valido.
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