Ci siamo permessi di riprendere questa riflessione, pubblicata su www.articolo1mdpfi.it, con l'idea di provare a riprendere questo ragionamento sul nostro sito nelle prossime settimane.

L’attuale fase del capitalismo ci consegna il sogno infranto della crescita inclusiva, che ha costituito la base materiale dello sviluppo postbellico e delle socialdemocrazie occidentali e ci pone davanti ad uno scenario incerto dove i capricci e le priorità dei mercati finanziari prevalgono sul bisogno di rilanciare l’economia reale, e con essa, la promessa realizzabile di un benessere più diffuso e inclusivo, al punto tale da colpire nella sostanza la tenuta democratica del nostro paese.

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Scomposizioni e ricomposizioni. Acque mosse per il centro sinistra?

Doppia scissione nelle sinistre parlamentari: lascia il Pd una parte della minoranza, mentre il congresso di SI si chiude con l’uscita dell’ala destra e della maggioranza del gruppo alla Camera. Ancora da definire le identità delle nuove formazioni o, forse, di una formazione unica (dopotutto sia Scotto sia i fuorusciti dal Pd sono ex Ds). Al di là dei punti di convergenza (l’opposizione netta a Matteo Renzi e il vagheggiamento di un “nuovo centrosinistra”) resta da sciogliere il nodo del rapporto con il Governo Gentiloni.

Se la divisione di SI rischia di essere un fenomeno tutto sommato poco influente – le intenzioni di voto per Si unita sono al 3-4% – è invece da vedere se gli scissionisti Pd riusciranno a ritagliarsi un qualche peso politico o finiranno, come tutte le promettenti scissioni passate (Api, Fli, Ncd…), per ridimensionarsi drasticamente. Di certo Renzi sembra soddisfatto di essersi liberato di un peso dentro il partito, riuscendo anche a provocare una scissione nella scissione con la permanenza nel Pd di Michele Emiliano.

Pubblicato in A Dieci Mani

Martedì 13 dicembre il Presidente della Regione Enrico Rossa ha consegnato, presso il Palazzo della Regione (Palazzo Guadagni Sacrati Strozzi) il Pegaso d’oro a Kosrat Rasul Ali, vicepresidente del governo regionale del Kurdistan iracheno (KRG) e leader storico dell’UPK (Unione Patriottica del Kurdistan), o meglio noto, soprattutto tra i peshmerga che lo considerano una figura quasi leggendaria, come “il Leone del Kurdistan”.

Il Pegaso d’oro è la massima onorificenza che la Regione Toscana conferisce a personalità, nazionali e internazionali, che hanno si sono distinte per il proprio lavoro e/o per il proprio impegno civile e politico. Nei tempi passati il premio è andato a Yasser Arafat, Ingrid Betàncourt, all’ideatore del microcredito moderno Muhammad Yunus, Luis Sepúlveda e a molti altri, e, tra gli italiani, ricordiamo Mario Luzi, Eugenio Garin, i fratelli Taviani, Margherita Hack e Roberto Benigni. Questa volta la Regione Toscana ha voluto premiare Kosrat per lo straordinario coraggio e l’indomita tenacia che da sempre ha dimostrato nella sua lotta contro l’orrore e la barbarie, prima del regime baathiano di Saddam Hussein, e adesso contro il sedicente Stato Islamico.

Il Pegaso simbolicamente va però all’interno popolo curdo che appunto combatte in prima linea le efferatezze del terrorismo islamico, e che si batte per la libertà e la difesa dei diritti umani, a cominciare da quelli di profughi e sfollati. Noi italiani che ci lamentiamo dell’ “invasione dei migranti” dovremmo riflettere sul fatto che il Kurdistan iracheno ha accolto e continua ad accogliere milioni e milioni di rifugiati, sia quelli interni, che fuggono dagli avamposti e le città che sono o erano sotto diretto controllo dell’Isis, sia esterni, in particolare siriani: si pensi che a Erbil, città di un milione e mezzo di persone, nel 2014 sono stati accolti 750.000 profughi che fuggivano dalle terre di Iraq e Siria e oggi sono due milioni accampati intorno a Erbil. Il Governo curdo iracheno, dice il presidente Rossi, “è perciò un rifugio vitale per un enorme numero di profughi e sfollati di ogni etnia e fede e quando in Europa si agita e si cavalca la paura della presunta invasione dei migranti dobbiamo ricordarci sempre che l’area mediorientale è la prima a dare protezione e ospitalità alla stragrande maggioranza delle persone che fuggono dal terrorismo”. Rossi tiene anche a sottolineare che il Pegaso, emblema della Resistenza e del Comitato Toscano di Liberazione Nazionale, non poteva che essere il riconoscimento più adeguato per la resistenza del popolo curdo contro il nuovo nazi-fascismo rappresentato oggi dallo Stato Islamico.

Kosrat è una testimonianza vivente della lotta contro il Califfato e per i diritti del popolo curdo che è il principale argine al terrorismo e al fanatismo. La sua vita è un inno alla resistenza e alla libertà. Nel 1976, dopo gli studi, fondò a Kirkuk l’Associazione degli studenti universitari. L’anno dopo fu arrestato dagli agenti baathisti di Saddam, incarcerato e torturato per molti mesi. Dopo il rilascio si unì al Movimento clandestino. La sua battaglia non è stata fermata neanche dalla perdita dei due figli, di nove e dieci anni, uccisi da un raid aereo del regime di Baghdad mentre stavano cercando di mettersi in salvo. Kosrat, veterano peshmerga e dirigente politico, ha continuato a combattere contro Saddam e nel 1991 fu tra i capi del fronte curdo che liberò la città di Erbil dalle forze del regime baathista e poi guidò la liberazione di Kirkuk. Fu uno dei protagonisti del processo che condusse alle prime elezioni parlamentari, libere e democratiche, della storia del Kurdistan. Dal 1993 al 1996 è stato primo ministro del Governo Regionale curdo, dal 1996 al 2001 primo ministro dell’amministrazione di Sulaymaniyah e nel 2006 è stato eletto all’unanimità vice presidente della Regione del Kurdistan iracheno. “Ha rappresentato”, prosegue Rossi, “una voce autorevole contro le lotte intestine tra i partiti politici curdi, facendosi promotore di un piano che ha garantito la pace, il rispetto dei diritti umani e una buona qualità della vita nella regione del Kurdistan. Più volte ferito nei combattimenti, che hanno lasciate tracce evidenti sul suo corpo, Kosrat è ancora oggi in prima fila nella lotta contro i miliziani del Califfato”. Il suo coraggio e quello dei peshmerga hanno consentito di arrestare l’avanzata del gruppo terroristico, liberando città, villaggi e posizioni vitali.

Quella del popolo curdo è una lotta per l’autodeterminazione l’autonomia e il riconoscimento della propria identità e dei propri diritti civili e politici. Oggi i curdi nel mondo sono 45 milioni. I governi di Turchia, Iran e Iraq di Saddam Hussein hanno sempre cercato di negare l’esistenza di questo popolo tentando di cancellarne la cultura, la storia, la lingua e talvolta negando anche il diritto di un documento di identità. La repressione a cui sono stati sottoposti in Iraq e a cui oggi sono sottoposti in altri paesi è stata durissima: torture, processi sommari, incarcerazioni, repressione violenta, fanno della storia passata e attuale di questo popolo, che abita un territorio ricco di petrolio (il 70% del petrolio si trova nel Kurdistan iracheno) e risorse naturali, una storia assolutamente unica a cui il popolo curdo non ha intenzione di rinunciare. La ricchezza del territorio è una delle principali ragioni per cui Turchia, Iran, Siria rifiutano a questo popolo il riconoscimento dei più basilari diritti civili e politici, negando di fatto la sua stessa esistenza”. Una negazione che ha esordi che risalgono all’Impero Ottomano e che continua ancora oggi nel quasi totale silenzio, di fatto omertoso e complice, della comunità internazionale. La Commissione contro il razzismo e l’intolleranza del Consiglio d’Europa ha più volte ribadito come in Turchia non siano garantiti ai curdi i fondamentali diritti umani, quali quelli di espressione, di assemblea e associazione.

In questi anni il mondo occidentale ha assistito in maniera troppo passiva e indifferente a genocidi e violenze di ogni tipo, tanto da poter parlare, dice Rossi, “di un comportamento da omissione di soccorso”. Internet e le nuove tecnologie, continua il Presidente, hanno portato la guerra fin dentro i nostri smartphone, ma al contempo ci hanno forse allontanati e distaccati rendendoci più anestetizzati di fronte all’orrore, quasi ci avessimo fatto l’abitudine, e rendendo questa e altre tragedie sempre più familiari ed estranee. Ma questa estraneità non deve tradursi in complicità rispetto alle stragi che si consumano: “L’Europa, gli Stati Uniti e i paesi arabi moderati avrebbero dovuto intervenire con una forza di polizia internazionale e sottrarsi così al complesso della paralisi di chi ritiene che la prima mossa la debbano fare sempre gli altri”. Infine Rossi conclude dicendo che “in quelle terre ancora oggi si muore per mano dei terroristi di Daesh, per quelli che sono oggi i nazifascisti del XXI secolo e che per questo dobbiamo dire grazie a tutti quegli uomini e a tutte quelle donne che si sono messi al servizio della libertà anteponendola alla propria vita. Cosi ha fatto e sta facendo il popolo curdo. La presenza di Kosrat ci riporta forzatamente a una realtà che troppo spesso tendiamo a ignorare o a vedere come distante ed estranea. Quello con il popolo curdo è un legame vero. Noi abbiamo un debito con questo popolo che giustamente oggi sta combattendo per vedere riconosciuto il suo ruolo in prima linea nella lotta che porta avanti per conto della comunità internazionale contro il terrorismo. Il progresso della democrazia nel Kurdistan e l’unità e la solidarietà delle sue forze politiche sono valori preziosi per tutti noi e per chiunque lavori per un mondo di libertà e tolleranza. Per tutto questo la Regione Toscana che nel Kurdistan è variamente presente, desidera dare un segnale forte di gratitudine assegnando il suo principale riconoscimento a un rappresentante del coraggio, dello spirito unitario e dell’apertura di questo popolo”.

Dopo le parole di Rossi la cerimonia è proseguita con la proiezione di un filmato sulla biografia di Konsrat e infine quest’ultimo ha preso parola, ringraziando il presidente per questo premio alla sua persona ma che però in realtà è un premio per il popolo curdo e in particolar modo per i partigiani curdi che stanno lottando per la libertà: “Ringrazio perciò a nome di tutti i peshmerga”, dice Konsrat, “oggi tutto il mondo conosce i peshmerga e la loro battaglia per la libertà e la democrazia. Oggi tutti sanno che la situazione del Kurdistan è una situazione drammatica: stiamo vivendo la crisi economica, siamo perseguitati e siamo in guerra contro il terrorismo. Bisogna fare sapere che lungo un fronte di 1200 km ci sono i nsotri peshmerga a combattere il terrorismo e per la democrazia, la libertà e contro la piaga nera e distruttiva del XXI secolo”.
L’altro riconoscimento della regione Toscana a Konsrat rappresenta quindi un invito a rendere più forte il legame con il popolo curdo, nella consapevolezza che , come afferma Rossi nelle conclusioni finali, “la sua lotta per la libertà è fatta anche in nome e per conto dell’occidente e quindi anche in nome e per conto dei cittadini della Toscana”.

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Mercoledì, 20 Maggio 2015 00:00

Le incognite del voto in Toscana

Tratto da il manifesto del 18 maggio 2015

Le incognite del voto in Toscana

Firenze - Al Largo del Nazareno sulla Toscana sono tranquilli. Anche grazie alla contestata legge elettorale che assegna un'ampia maggioranza di consiglieri regionali (da 23 a 26 su 40 complessivi) alla lista/coalizione che supera il 40%, i vertici locali del Pd si preparano a vincere. La loro unica incognita è quella legata alle reintrodotte preferenze, che in alcuni casi potrebbero premiare alcuni candidati dem non ancora convertiti del tutto al verbo renziano. O addirittura, grazie al voto disgiunto presidente/lista, autentici avversari. Soprattutto in quelle zone – l'area livornese e in generale la fascia costiera settentrionale– dove più forte batte la crisi. O dove, come nella Piana fiorentina e pratese, le scelte politiche del tandem Renzi-Rossi, dal nuovo aeroporto intercontinentale di Peretola al maxi inceneritore di Case Passerini, non cessano di alimentare una opposizione popolare tenace. Sempre più radicata, e per nulla intenzionata a smobilitare all'indomani del voto.

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Sabato, 28 Febbraio 2015 00:00

La sinistra in Toscana

A sinistra e contro l’austerity, in Toscana alle urne con la lista unitaria.

Sinistra in Toscana. Con una sola lista unitaria in aperta concorrenza al renzianissimo Pd locale. Con l'obiettivo di passare più che agevolmente il quorum del 5%  ed entrare nella futura assemblea regionale – di soli 40 consiglieri – con un numero di eletti sufficiente per dare battaglia politica contro un'azione di governo sempre più allineata alle direttive nazionali. La decisione, che assicura tre mesi di tempo a una campagna elettorale appassionante, è stata presa insieme da Sel e dai comitati dell'Altra Europa, Rifondazione comunista e numerose liste di cittadinanza, Pcdi e Sinistra Anticapitalista. Insieme: “In alternativa all’austerity e alle politiche liberiste, per un’Europa e una Toscana dei diritti di tutti e dei beni comuni”.

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Ha scelto lo storico Caffé dell'Ussero, nel cuore di Pisa, il nutrito gruppo di professori, uomini di cultura, scienziati e amanti del Parco di San Rossore per presentare l'ennesima spina nel fianco agli organizzatori della Route Nazionale AGESCI, che proprio nel parco dal 6 al 10 Agosto porterà le sue 10mila tende.

Sono infatti già 200 le adesioni, senza farsi mancare alcune firme illustri, all'appello lanciato dal naturalista e scrittore Alessandro Spinelli, dal botanico ed ex direttore del Dipartimento di Scienze Botaniche dell'Università di Pisa Fabio Garbari e da Mauro Nozzolini. Fra i piu noti a rispondere alla denuncia dei tre, l’ex direttore della Scuola Normale Salvatore Settis, lo storico Adriano Prosperi, il fondatore e presidente onorario del WWF Italia Fulco Pratesi, la Presidentessa della Società Botanica Italiana Maria Raimondo e anche anche alcuni direttori di parchi naturali sparsi per la penisola.

Questo il testo dell'appello (adesioni alla mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. ):

Studio di Incidenza per il Progetto di allestimento della Route Nazionale dell’AGESCI
in San Rossore (Pisa)

La lettura – e rilettura - delle 74 pagine dello “Studio di incidenza” proposto dall’Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani per poter giustificare un raduno nazionale in San Rossore, previsto per il mese di agosto, provoca a chi scrive non tanto una sensazione di sgomento ma uno stato di vero allarme per quanto riguarda l’opportunità di tale manifestazione in un luogo che, caro ai Pisani e ai Toscani - e non solo -per la sua storia granducale, poi reale e quindi repubblicana, rischia danni e alterazioni ambientali forse non irreversibili ma certo non riparabili in pochi anni. Il documento intitolato “Studio di Incidenza” merita qualche commento, visto che ben pochi ne sono a conoscenza e che lo stesso Comitato Scientifico del Parco Regionale di Migliarino, San Rossore e Massaciuccoli non risulta essersi espresso, come prevedono le norme, al proposito.
La procedura per la valutazione di un progetto, di un piano, o di interventi che potrebbero compromettere la qualità ambientale di un sito della Rete Natura 2000, prevista dalla Direttiva comunitaria Habitat, recepita a livello nazionale e dalle leggi toscane per i Siti di Importanza Regionale (SIR), tra i quali San Rossore con il Parco rappresenta una singolarità in termini geomorfologici, biogeografici, storici e culturali ben nota, è obbligatoria . Quando un SIR ospita habitat naturali o specie definite prioritarie, eventuali interventi che potrebbero rivelarsi distruttivi possono essere effettuati , dopo attenta e rigorosa valutazione, esclusivamente per motivi di tutela della salute o della sicurezza pubblica, previo parere di una Commissione europea.
Esaminiamo i dati del Progetto . Il raduno scout che si svolgerà dal 6 al 10 agosto su 74 ettari di San Rossore, lungo il viale che da Cascine Vecchie porta a Cascine Nuove, prevede: 30.000 (trentamila!) ragazzi tra i 17 e i 21 anni, collocati in 10.000 tende, in cinque “sottocampi” ciascuno di 6000 persone; 2000 adulti in un campo tende per la gestione delle attività connesse alla manifestazione; una piazza di 4000 mq con un presidio sanitario; due palchi (di 10 x 8 e di 6 x 4 mq); un magazzino per i generi alimentari; una segreteria; 1400 (millequattrocento!) servizi igienici di tipo chimico (220 in sei zone), 80 dei quali nell’area centrale, da vuotare due volte al giorno tramite autobotti; 750 docce e 750 lavabi con rete di distribuzione idrica fornita dall’acquedotto comunale (405.000 litri d’acqua ogni ora, in agosto!), con scarichi nel bosco; un’area di 5 ettari con una tenso-pagoda per 500 persone;, spazi espositivi coperti per mostre, biblioteca, cinema, stampa. Per la cerimonia di apertura, di chiusura e di una veglia serale verrà montato un palco “di grandi dimensioni” con muri laterali alti 12 metri; fari e altoparlanti collocati sui pini con portata luminosa e sonora di incalcolabile effetto, e tante altre cose ancora. Meno male che non sono previste attività di cucina: i pasti saranno distribuiti da servizi esterni. Le attività di cantieraggio, il montaggio delle strutture, i livellamenti del terreno, la realizzazione delle opere correlate all’evento e al loro smontaggio a fine manifestazione incideranno per 3-4 mesi.
Un sito di importanza regionale (SIR) e comunitaria (SIC), zona di protezione speciale (ZPS), ricco di valori naturalistici, con delicati e fragili equilibri tra storia dell’Uomo e vicende paleo-biogeografiche, con elevatissima biodiversità floristica e faunistica non dovrebbe ospitare simili eventi. Non sono convincenti le argomentazioni conclusive della NEMO (Nature and Environment Management Operators Slr, chiamata a valutare il Progetto), quando l’incidenza sull’integrità degli habitat, che verrebbero lievemente alterati, è classificata non significativa. Nessuna alterazione avrebbe questo raduno sull’integrità della flora, lieve l’alterazione sulla fauna. Insomma le interferenze sugli habitat sarebbero minime. Si vorrebbe poi sapere quali soluzioni mitigative degli impatti degli scarichi, e non solo, in accordo con l’Ente Parco potrebbero essere sostenute per una fattibilità tecnica ed economica che ci sembra francamente inattuabile.
Che in San Rossore sia stato proposto un evento così rilevante, sostenuto da probabili logiche politiche, patetiche se non ipocrite, e da considerazioni di natura commerciale che gli stessi scout dovrebbero contestare , dovrebbe suscitare una risoluta presa di posizione da parte dei cittadini , degli Enti e della Associazioni più sensibili e responsabili. Le aree protette non devono essere asservite a ruoli che non siano quelli previsti dalle leggi, dalle norme e dai fini per i quali sono state delineate. Per i motivi sopra esposti e nella convinzione che la Tenuta di San Rossore non vada trattata né oggi né mai come un semplice parco pubblico, i firmatari di questo documento si appellano al Presidente della Regione Toscana, dott. Enrico Rossi, affinché ritiri la disponibilità della Regione allo svolgimento della manifestazione all'interno della Tenuta. Si rivolgono inoltre al Presidente del Parco di Migliarino-S.Rossore-Massaciuccoli, dott. Fabrizio Manfredi, al direttore dell'Amministrazione, dott. Andrea Gennai, ai membri del Consiglio di amministrazione, affinché esprimano parere contrario allo svolgimento dell'iniziativa. Consapevoli del fatto che il raduno AGESCI è stato programmato e che il suo iter organizzativo è già avviato, proponiamo che esso possa svolgersi all'interno del territorio del Parco, ma in zone ambientalmente meno fragili della ex Tenuta presidenziale, quali ad esempio le zone agricole della Tenuta di Coltano o quelle poste a lato della strada che da S. Piero conduce a Camp Darby.

Parole alle quali, alla conferenza stampa, si sono aggiunte anche quelle di alcune associazioni. «Il valore scoiale dell'iniziativa non può far dimenticare le preoccupazioni per il pesante carico ambientale che dovrà subire quell'area di pregio del Parco» scrivono da Legambiente. – Si pone ancora una volta la necessità di ricordare che la prima funzione di un parco, la ragione stessa della sua esistenza, è la conservazione del capitale naturale; non un lusso ma una necessità, utile anche dal punto di vista economico. Allora non si può che essere contrari all'uso improprio del Parco e della tenuta in particolare, che non può diventare palcoscenico e scenario per le più diverse attività per motivi commerciali o di prestigio. Come non piace la forzatura della Regione che impone al “suo” Parco un'iniziativa senza seguire la via corretta di presentare prima lo Studio di Incidenza e decidere poi di conseguenza».

Un riferimento, quello all'iter sbrigativo e certo anomalo con cui si è arrivati a questa decisione, con il Parco che si dichiara ancora in procinto di prendere una decisione mentre su internet già si vendono i gadget della manifestazione, a cui in conferenza ha fatto riferimento anche il WWF, che per voce di Marcello Marinelli denuncia: «noi il primo progetto lo abbiamo visto quasi di sfuggita il 27 marzo, mesi e mesi dopo l'annuncio del presidente della Regione Toscana».

Il Parco, dal canto suo, non è però rimasto a guardare. Proprio ieri mattina ha inviato ai giornali un'accorata lettera del direttore del Parco Andrea Gennai:

Il 17 aprile un gruppo di persone tra cui diversi professori universitari ed alcune illustri personalità, terrà una conferenza stampa per presentare l’appello al Presidente della Regione, a quello del Parco ed al sottoscritto affinché sia detto “NO” alla Route Nazionale AGESCI di questo agosto in San Rossore. Tutti i pareri sono rispettabili ma è curioso che questi esperti abbiano già le idee chiare sul previsto impatto di tale Route, pur non avendo nemmeno visto il progetto. Hanno infatti visionato solo la versione non definitiva dello studio di incidenza e sinceramente mi sembra poco per poter giudicare. Nessuno di loro ha chiesto chiarimenti o informazioni, sentendosi evidentemente già sicuro del proprio parere. Nessuno ha verificato se l’area oggetto del campo è classificata a libera fruizione o meno… In questo modo, chi come me è chiamato a giudicare attraverso il Nulla Osta, è già preventivamente tacciato di essere in errore qualora esprima parere favorevole… La Conferenza dei Servizi composta da tutti gli enti coinvolti esaminerà il progetto definitivo che deve ancora essere consegnato e quindi anche noi dobbiamo ancora valutare. Vedremo cosa ne uscirà. Quello che non è accettabile è però il pregiudizio che emerge dall’appello, che allude a non precisate logiche politiche (?) e addirittura commerciali (???) la cui origine non si capisce proprio dove sia. Io sono abituato a ragionare secondo logiche diverse: un progetto lo si giudica nei suoi contenuti, senza farsi condizionare dal credo o dal pensiero politico del proponente. La politica interessata alle scadenze elettorali, di grazia, stia fuori da questi aspetti tecnici e la tecnica ci aiuti piuttosto a combattere le mille pressioni che ogni giorno erodono il Parco nella sua bellezza ed integrità senza che nessuno convochi conferenze stampa su tali argomenti: discariche, prostituzione e degrado umano, fruizione selvaggia di alcune spiagge, abusivismo, bracconaggio, inquinamento…tutti temi che ogni giorno ci vedono combattere con le poche forze che abbiamo. Potrei certamente nascondermi dietro al fatto che il permesso per realizzare la Route l’ha rilasciato il Presidente della Regione senza consultare preventivamente il Parco. Invece credo – e lo dico da uomo di sinistra, non credente e lontano dagli Scout mille miglia – che questa route sia una straordinaria occasione per chi, come me, crede nella conservazione della natura come ad una vera e propria religione. Una straordinaria occasione per mettere nella testa e nel cuore di questi 30.000 ragazzi un po’ di conoscenza e di amore per il nostro Parco, per le nostre foreste, per i nostri meravigliosi animali. La sfida dei parchi come il nostro è proprio questa: confrontarsi con l’uomo, facendolo vivere nella natura cercando sempre più la perfetta sostenibilità. Chiudere i cancelli di San Rossore agli Scout (certo diverso sarebbe se fosse l’associazione bracconieri o quella dei motocrossisti..) diventerebbe l’errore educativo più grande che il mondo della conservazione possa fare. Che vengano, rispettando le regole che gli daremo, prendendosi le multe per gli errori che faranno ed i complimenti per le attenzioni che dimostreranno, ascoltando il nostro personale ed i nostri volontari che spiegheranno loro le caratteristiche del Parco e del lavoro quotidiano che facciamo per proteggerlo. Andranno via dopo 4 giorni con il cuore gonfio per la bellezza di questi posti e per le emozioni vissute grazie a questa natura, che certo saprà sopportare questa “invasione”, così come sopporta da decenni, proprio nella stessa area della Route, quelle dei turisti di Pasquetta e del primo maggio, molto meno sensibili degli scout alle tematiche ambientali. Dopo questa esperienza, i ragazzi diventeranno 30.000 angeli custodi del nostro Parco, attenti alla natura anche quando andranno negli altri parchi e, credo, anche quando andranno in cabina elettorale o educheranno i loro figli. La precedente Route nazionale si tenne ai Piani di Pezza, luogo incontaminato abruzzese dove nel 1986 orsi, lupi, aquile e bellissime montagne “ospitarono” circa 15.000 ragazzi senza particolari traumi. Chi dice che i Parchi non son luoghi per manifestazioni come queste (ovviamente una tantum, ma qui si parla di una Route ogni 30 anni!), temo non sappia quasi nulla delle strategie di conservazione e di educazione ambientale. Io che, nel mio piccolo, lavoro per i parchi da ben 24 anni, continuerò il mio impegno con perizia, senza influenze ideologiche e con la giusta dose di coraggio, nel tentativo di proteggere “davvero” questo straordinario Parco.

Accuse alle quale i promotori dell'appello hanno replicato immediatamente. «Ciò che si sta decidendo sul Parco, quel parco che alcuni di noi hanno studiato per anni, se non decenni, è assolutamente fuori dall'ordinario. – ha replicato Garbari. – Né le associazioni, né l'apposita commissione regionale per la tutela della biodiversità, né, in un primo tempo, la dirigenza del Parco stesso, sono state minimamente coinvolte nella decisione. Oggi ci accusano di fare politica, di non conoscere carte che invece abbiamo letto e letto bene, e che vengono presentate come definitive. Quello che abbiamo da dire è che siamo un gruppo di cittadini e membri della comunità scientifica che niente hanno a che vedere con questioni elettorali o politiche. Abbiamo passato anni e anni a studiare un parco che non vorremmo vedere consegnato a dinamiche e filosofie che sono proprie di un parco pubblico, non di un parco naturale. Contro l'AGESCI, poi non abbiamo nulla: altre, sempre all'interno del Parco, sono le aree più idonee ad un evento di queste dimensioni: le aree di Coltano o fra San Piero e Camp Darby sarebbero scelte ben più ragionevoli».

Rincara la dose Spinelli, che non ha mancato di esprimere la sua soddisfazione per la presa di posizione delle associazioni, prevista già nei giorni scorsi. «Chiunque si sia avvicinato al Parco in questo momento difficile non può che essersi fatto un idea: siamo di fronte ad una imposizione tutta regionale. Rossi ha lanciato una sfida: “dobbiamo dimostrare che è possibile”. E la mia domanda è: cosa sarà impossibile, d'ora in poi? Chi dirà di no e con quali motivazioni lo farà a tutti quelli che, a quel punto, pretenderanno il Parco per iniziative simili? E' in atto, strisciante, la trasformazione del nostro Parco in parco pubblico, come le Cascine». Infine, sul direttore: «non lo conosco di persona, ma come già ho avuto modo di dire in passato, molte delle sue proposte mi sembrano quantomeno bislacche, espresse col tono di uno che più che guidare il parco fa intrattenimento turistico».

Infine, un ulteriore appello di entrambi i promotori: «si ripensi tutto, e si organizzi un incontro fra i firmatari, le associazioni, e la dirigenza del Parco».

Se questo incontro avrà davvero luogo, solo il poco tempo rimasto potrà dircelo.

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Lunedì mattina l'Irpet ha presentato i numeri e le caratteristiche dell'economia e del mercato del lavoro toscani che, come d'altra parte era prevedibile, confermano le preoccupazioni su uno stato di crisi economica e dell'occupazione ancora lontano dall'essere superato.

Pur nel contesto generalmente negativo, l'Irpet ha voltuo soffermarsi su alcuni segnali che potremmo dire incoraggianti, o comunque controtendenza, osservando che esiste in Toscana un piccolo motore, costituito da circa 3200 imprese che hanno mostrato performance molto positive, aumentando fatturato e occupazione oltre il 20% della media regionale.

Questo dato è stato richiamato anche dal presidente Rossi, che, ha annunciato la fine degli “incentivi a pioggia” e un esplicito impegno della Regione Toscana a “sostenere le eccellenze per trascinare il resto” (Repubblica Firenze, 4 febbraio 2014).

Pubblicato in Toscana
Venerdì, 27 Dicembre 2013 00:00

I treni e la sinistra delle privatizzazioni

Tentiamo un ragionamento complessivo, portate pazienza e arrivate fino in fondo.

I servizi ormai li concepiamo come un diritto, per cui paghiamo. Le poste, piuttosto che la scuola, non sono concepite come un’organizzazione di lavoratori secondo finalità di pubblico servizio: sono qualcosa che deve servirci per bisogni individuali. Non attribuiamo quindi al pubblico un ruolo di organizzazione e direzione: ci deve pensare qualcuno pagato per fare questo, a noi importa solo che il servizio funzioni.

Pubblicato in Società

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