Venerdì, 27 Dicembre 2013 00:00

I treni e la sinistra delle privatizzazioni

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Tentiamo un ragionamento complessivo, portate pazienza e arrivate fino in fondo.

I servizi ormai li concepiamo come un diritto, per cui paghiamo. Le poste, piuttosto che la scuola, non sono concepite come un’organizzazione di lavoratori secondo finalità di pubblico servizio: sono qualcosa che deve servirci per bisogni individuali. Non attribuiamo quindi al pubblico un ruolo di organizzazione e direzione: ci deve pensare qualcuno pagato per fare questo, a noi importa solo che il servizio funzioni.

Su questo giocano molto le proposte di svendita del patrimonio dello Stato, che appartiene alla "casta" piuttosto che a tutti, nell'efficace visione egemonica che pervade larga parte del paese. Il mercato assume un ruolo positivo, spesso anche secondo il Partito Democratico, ovvero il principale partito della sinistra italiana, stando all'elettorato attivo.

Un esempio efficace riguarda il settore dei trasporti, che tanto interesse ha destato nell'opinione pubblica con gli scioperi di Genova e Firenze, per poi venire dimenticato con l'arrivo dei forconi (travolti dai panettoni e dai riti natalizi, religiosi e laici).

Un esponente che molto piace all'elettorato dell'Ulivo, spaesato con l'inarrestabile (e discutibile) ascesa di Renzi, è Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana. Su di lui si misurerà, forse, nei prossimi mesi, il livello di infantilismo della sinistra radicale italiana, attenta a fare classifiche con il "sinistrometro". Lungi da Il Becco infilarsi nella vulgata che fa dei singoli esponenti politici dei campioni da onorare o dei demoni da abbattere. Però merita attenzione lo spazio che il già sindaco di Pontedera dedica ai trasporti.

"Il signor Rossi" dedica al web una cura insolita, con uno stile misurato e diretto. Sulla sua pagina Facebook ultimamente ha grande spazio una polemica contro Trenitalia, condotta con toni individuali (ormai è impossibile trovare un politico che cerca di dare un peso alle istituzioni piuttosto che al proprio io).

Senza pretese di esaustività tentiamo una breve ricostruzione (dalla suddetta pagina del principale social network italiano).

2 febbraio 2013

Moretti riconosce queste esigenze. Bene, ma non basta. [...] Moretti deve prendere impegni precisi con i pendolari della Toscana, esattamente come sto facendo io.

8 novembre 2013

Ora mi sono davvero rotto le palle con Trenitalia e con le politiche del governo per il trasporto regionale su ferro. [...] Propongo che si metta una tassa progressiva sui treni dell’ Alta Velocità per coloro che viaggiano in prima classe, o come diavolo si chiamano business, vip, class e altro ancora con queste parole idiote e classiste. [...] Anche questo è il risultato delle politiche di destra e classiste che si sono fatte in questi anni. Ora si deve cambiare, se no sarà lotta dura. E io so da che parte devo stare.

20 dicembre 2013

Se ce ne fosse ancora bisogno questa è un’ulteriore prova di come si continui a penalizzare le linee regionali con frequenti disservizi e imprevisti ed una gestione delle criticità inadeguata. Anche questa volta ci faremo sentire.

23 dicembre 2013

Stamani abbiamo deciso di non rinnovare a Trenitalia il contratto di servizio per il trasporto regionale. Nel 2014 faremo una gara internazionale per il trasporto ferroviario. I cittadini, e noi con loro non siamo soddisfatti. Chiediamo fin da ora al Governo e ai parlamentari toscani di sostenerci. Vogliamo fare una gara veramente competitiva; ma per farla occorrono leggi che consentano una vera concorrenza. Questa è una partita fondamentale per un paese che vuole diventare moderno. Abbiamo iniziato una battaglia e la porteremo fino in fondo.

L'operazione è elegante e patinata di populismo illuminato. Intanto si rende diretto il rapporto tra azienda che fornisce il servizio e fruitori, dando alle istituzioni un ruolo simile a quello delle associazioni dei consumatori. Innalzato il vessillo dei pendolari, si porta avanti un continuo attacco a Moretti, che è stato riconfermato recentemente amministratore delegato con il fondamentale consenso esplicito del governo e del ministro Lupi. Ferrovie dello Stato Italiane Spa è infatti controllata dallo Stato per il tramite di un socio unico, il Ministero dell’Economia e delle Finanze

Efficace il primo commento all'esternazione del signor Rossi del 23 febbraio, di Jacopo Vannucchi.

Forse mi sono perso qualcosa, ma la concorrenza nel settore ferroviario è considerata una roba di sinistra ora?

Rimandando ad altre riflessioni gli esiti disastrosi delle privatizzazioni del settore dei trasporti e l'assoluta negatività dei "bandi" che si risolvono con sempre maggiore regolarità in gare al massimo ribasso. Proviamo però ad azzardare che esista una semplice battaglia da condurre in contrapposizione ai disservizi di Trenitalia, seppure meno semplice.

Il 9 dicembre è stata pubblicata su la Repubblica Affari&Finanza un'interessante e lunga intervista a Mauro Moretti.

Il gruppo di Ferrovie dello Stato viene definito risanato, ma non ancora al massimo delle sue potenzialità (quindi ancora non al massimo del suo valore per essere messo sul mercato). La privatizzazione è però auspicata, anche se la decisione spetta all'azionista (non quindi a Moretti, ma al governo, o meglio al Parlamento...). Si parla di "patrimonio immobiliare immenso" e di "utili superiori ai 381 milioni nel 2012", degli ottimi risultati raggiunti insieme a Ansaldo Sts, degli acquisti di Ataf e Sita (trasporto su gomma in quel di Firenze). Su quest'ultimo punto, in particolare, Moretti dichiara: «Siamo interessati al trasporto urbano perché riteniamo che per gestire in maniera efficace ed efficiente la mobilità nelle grandi città ci vogliono due cose: da un lato una istituzione che programmi e regoli, e un gestore in grado di ottimizzare un servizio integrato». 

Le cose in Italia sono difficili da fare. Si mescolano interessi e provincialismo, alimentando il mito del mercato che non funzionerebbe a causa del malcostume della nostra Penisola, come se le privatizzazioni non avessero comportato disastri anche in altri paesi europei.

Resta però un punto: Moretti descrive un panorama ideale in cui è lo Stato che programma e garantisce un servizio integrato di trasporto pubblico (che avrebbe benefici in ogni ambito, da quello lavorativo a quello ambientale). Spiega come sia stato possibile rendere la società capace di fare utili nonostante ci sia lo Stato nel mezzo alle nomine dei dirigenti aziendali. Poi però auspica la vendita di tutto ciò che è stato fatto.

È così difficile riproporre il ruolo del pubblico, da sinistra, anziché annunciare "bandi internazionali" che rischiano di risolversi in svendita dei servizi e di ridurre le condizioni dei lavoratori a quelle di chi è già privo di ogni tutela fuori dai classici canali occupazionali?

Fa impressione vedere come il malessere per i disagi renda i pendolari di sinistra entusiasti di un'operazione logica per niente innovativa, propria di Renzi quanto del presidente Rossi (almeno in questo caso): il mercato non funziona perché non c'è abbastanza mercato, quindi apriamo ancora di più al mercato.

No, non c'è niente di sinistra in questa posizione e no, la storia di questi decenni ha dimostrato che non è la giusta visione dei servizi, né il modo per garantire il giusto livello di dignità a lavoratori e utenti.

La subalternità all'esistente non è forse tra i motivi che hanno portato alla scomparsa della sinistra nel Paese reale?

Immagine ripresa liberamente da met.provincia.fi.it

Ultima modifica il Giovedì, 26 Dicembre 2013 22:20
Dmitrij Palagi

Nato nel 1988 in Unione Sovietica, subito prima della caduta del Muro. Iscritto a Rifondazione dal 2006, subito prima della sconfitta de "la Sinistra l'Arcobaleno". Laureato in filosofia, un dottorato in corso di Studi Storici, una collaborazione attiva con la storica rivista dei macchinisti "ancora IN MARCIA".

«Vivere in un mondo senza evasione possibile dove non restava che battersi per una evasione impossibile» (Victor Serge)

 

www.orsopalagi.it
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