Tragedia di Genova: si riapre il dibattito sulle nazionalizzazioni?
Il crollo del ponte Morandi a Genova rappresenta anche solo plasticamente la dissoluzione economica, sociale e politica italiana a seguito delle privatizzazioni selvagge operate negli anni '90.
Privato è peggio? Esternalizzazioni e crisi in Gran Bretagna.
Il fenomeno dell'esternalizzazione dei servizi è talmente diffuso ai quattro angoli del mondo Occidentale da non aver bisogno di troppe presentazioni.
Amministrazioni pubbliche, dalle scuole ai comuni, dalle biblioteche alle università, dalle caserme ai Ministeri, privatizzano parte delle loro funzioni appaltandole ad aziende esterne, che a loro volta spesso e volentieri subappaltano il contatto vinto ad altri soggetti terzi.
Città (s)vendesi
Stiamo assistendo, nel dibattito degli ultimi mesi, a querelle infinite sulla gestione e rimodulazione delle città e dei loro territori. Dalla vicenda stadio a Roma, passando per i sequestri nell’area archeologica di Crotone, la penisola è attraversata da un fastidioso problema di cui sbarazzarsi in fretta: la tutela; fondamento che tra le altre cose va di pari passo con valorizzazione e promozione.
L’ultimo lavoro di Samir Amin (Russia and the Long Transition from Capitalism to Socialism) restituisce quello che in Occidente la sinistra cerca da un pezzo, ossia una collocazione nei rapporti internazionali che sia conseguente ad una rigorosa analisi di classe. Il tema è scottante e il libro ha già riscosso il favore della stampa di sinistra anglofona (edito dalla Monthly Review Press, recensito dal giornale statunitense CounterPunch e dal britannico MorningStar).
Riceviamo questo articolo dalla rivista Ancora In Marcia e condividiamo con piacere. Crediamo infatti fermamente che ogni caso, di come ce ne sono sempre più frequentemente, di condizioni logoranti del lavoro debba essere diffuso il più possibile.
Venti macchinisti morti in un anno
Nell’ultimo anno la nostra rivista si è dovuta assumere il triste compito di dare la notizia di una ventina di macchinisti prematuramente scomparsi. E già nel prossimo numero, ancora in lavorazione, saranno inseriti altri 3 necrologi, augurandoci che nel frattempo non ne arrivino altri…
Chi ha soldi da spendere verso il privato (con quello “sociale” in gran spolvero), chi non ne ha si accontenti di quello che passa il convento del pubblico. Anche la sanità toscana, per anni fiore all’occhiello dei sostenitori del servizio pubblico universalistico contrapposto al modello sussidiaristico lombardo-veneto — con parità di efficienza – ha cambiato verso. Così la pensano tutti i gruppi di opposizione nel nuovo Consiglio regionale, pronti a sottoscrivere all’inizio dell’estate i quesiti presentati dal Comitato per la sanità pubblica, per un referendum abrogativo della legge di riordino del sistema sanitario toscano.
Lo smantellamento repentino di tutto il sistema pubblico e delle garanzie che ne derivano da questo tipo di welfare, ha avuto negli ultimi anni un’accelerata mostruosa. La tendenza infatti vede, in maniera ormai sempre più conclamata, l’utilizzo del privato in mancanza di investimenti concreti e seri da parte dell’ente pubblico di settore.
Su il Sole 24 Ore del 6 gennaio sono state pubblicate due pagine dedicate alle privatizzazioni. Lasciando a persone più competenti i commenti ci limitiamo qui a riportare una serie di citazioni, tentando un collegamento tra i vari passaggi.
Si parte dal nostro paese.
«Tra il 1992 e il 2000 l'Italia ha realizzato privatizzazioni con un incasso complessivo di circa 100 miliardi di euro. Un programma monstre che ha portato il paese in vetta alla classifica degli Stati europei più attivi nelle dimissioni, al secondo posto dopo la Gran Bretagna».
Lo spettro della coscienza di classe si aggira per l'Italia mentre il ministro Saccomanni da Bruxelles e il premier Letta da Berlino ritornano a calare i dogmi neoliberisti decisamente fuori tempo massimo, come se i risultati disastrosi delle medesime scelte economiche attuate nel passato non fossero già percepiti quotidianamente sulla pelle di tutti gli italiani.
L'Unione Europea completamente distaccata dalla realtà economica italiana continua a chiedere più rigore, e la classe dirigente italiana nel panico totale da “rientro del debito”, tenta così l'ennesima svendita. Queste sono le cronache politiche delle ultime giornate.
L’accordo siglato dalle OO.SS. di categoria dei trasporti (Filt, Fit, Uilt, Faisa e Ugl) il 27 febbraio u.s., con l’allora Assessore alla mobilità della Regione Toscana Luca Ceccobao, nel confermare gli indirizzi e la validità del precedente accordo del 15 giugno 2012, ancora una volta sposa appieno la volontà di liberalizzare nonché privatizzare il trasporto pubblico locale, ciò nonostante sia ormai lampante il fallimento dell’attuale modello di sistema economico plasmato sul libero mercato, che è apparso ancora più evidente all’indomani del manifestarsi della crisi economica attuale, che ha palesemente dimostrato che l’autoregolazione dei mercati, la competizione sfrenata, nonché le gare, siano un fallimento totale di questo sistema.
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