Le governance attuali troppo spesso dimenticano l’importanza dei complessi culturali dislocati nel nostro Paese, tranne come orpello simbolico generante profitto. La speculazione che, è giusto puntualizzarlo, non riguarda solo e soltanto nuove opere invasive (come può essere la costruzione di un resort di lusso sulle evidenze di Scifo ndr), ma abbraccia anche il costruito e l’esistente, come nel caso dei piani d’alienazione dei singoli comuni che ormai da anni contengono nei loro fascicoli veri e propri beni culturali, patrimonio della storia collettiva di ogni singolo luogo.
Il caso forse più emblematico, in tal senso è quello di Firenze, città dell’ex Premier, la quale a causa di scelte politiche ben precise ha forse sdoganato questo modo di agire.
L’amministrazione fiorentina, da Matteo Renzi in poi, ha guardato esclusivamente al profitto dal settore cultura, passando per cene all’interno di edifici storici o ponti celeberrimi (come non dimenticare la cena organizzata dall’attuale Sindaco di Firenze, Nardella, su Ponte a Santa Trinita) fino all’organizzazione del triste ma purtroppo famoso episodio della sonda-trapano attraverso l’imponente “Battaglia di Anghiari” del Vasari, nel Salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio, voluta da Renzi, alla ricerca (sensazionalistica) di un fantomatica opera di Leonardo (leggi qui).
La società dei territorialisti fiorentini, i quali da anni provano a battersi contro le logiche speculative che attraversano la città del Giglio, hanno avviato ormai da tempo una lunga campagna per denunciare questi scempi urbani che vedono una città alla mercè di amministratori senza scrupoli. Sfogliando le “offerte” proposte dalla città di Firenze, si arriva alla conoscenza, neanche troppo velata e odierna, di un catalogo dei beni alienati del patrimonio del capoluogo di Regione. Un vero e proprio “listino”, Florence. City of the opportunities, dove su 60 beni immobiliari ne figurano ben 13 di appartenenza pubblica. La villa di Rusciano (edificio già restaurato dal Brunelleschi alla metà del ‘400) o il palazzo Vivarelli-Colonna (con uno splendido esempio di giardino all’italiana interno), tanto per fare degli esempi concreti; beni finiti nel tritacarne della svendita.
In sostanza c’è, ormai da anni, un Sindaco che va in giro a vendere o svendere, un grosso pezzo di città, dichiarando implicitamente l’incapacità nel saper gestire l’assetto urbano e la rimodulazione urbanistica; abbandonando persino il patrimonio pubblico; proprietà collettiva dell’intera cittadinanza. Firenze e non solo (anche Pisa non è da meno), città che muoiono e si ovattano dalla realtà, al massimo disneyficando la loro storia, lasciando il loro Patrimonio in balia di interessi privatistici.