Giovedì, 08 Gennaio 2015 00:00

Nous sommes Charlie Hebdo

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La notizia dell'attentato alla redazione del settimanale satirico Charlie Hebdo ci è arrivata tra capo e collo, lasciandoci sconcertati. Dopo lo sdegno per la morte di tredici persone, la riflessione non è facile, affatto. Che la globalizzazione ci imponga sfide culturali in termini mai affrontati prima è un dato di fatto. L'Occidente patria dell'Illuminismo che rivendica la libertà di opinione vede avanzare, come in Svezia, forze politiche che danno fuoco alle moschee e di certo lo scandalo non innesca l'indignazione della società. È per questo motivo che abbiamo deciso di provare a cimentarci in una specie di "brain storming" per vedere cosa potesse venire fuori, riguardo alla vicenda, dal nostro cervello collettivo, di cui andiamo molto fieri proprio per l'eterogeneità al suo interno. Resta comunque il fatto che sia inaccettabile uccidere per delle vignette e proprio per questo, su suggerimento di Francesca Gabbriellini, apriremo questa sessione con una bella filastrocca di Gianni Rodari, "Il cielo è di tutti".

Qualcuno che la sa lunga
mi spieghi questo mistero:
il cielo è di tutti gli occhi
di ogni occhio è il cielo intero.

È mio, quando lo guardo.
È del vecchio, del bambino,
del re, dell'ortolano,
del poeta, dello spazzino.

Non c'è povero tanto povero
che non ne sia il padrone.
Il coniglio spaurito
ne ha quanto il leone.

Il cielo è di tutti gli occhi,
ed ogni occhio, se vuole,
si prende la luna intera,
le stelle comete, il sole.

Ogni occhio si prende ogni cosa
e non manca mai niente:
chi guarda il cielo per ultimo
non lo trova meno splendente.

Spiegatemi voi dunque,
in prosa od in versetti,
perché il cielo è uno solo
e la terra è tutta a pezzetti.

Calogero Laneri

Penso sia dovere dei commedianti scoprire dove la linea è tracciata e superarla deliberatamente.” George Carlin

"La libertà comincia dall'ironia" Victor Hugo.

Silvia D'Amato Avanzi

Che le religioni, tutte, debbano sparire – o meglio: essere superate – l'ho sostenuto e continuerò a sostenerlo; ma per ragioni diverse, perché sono il narcotico sottile che distoglie dalle proprie condizioni materiali e rimanda all'infinito il perseguimento della giustizia sociale. È invece intollerabile leggere il fanatisimo, che è altra materia e si dà anche non religioso, generalizzato ad un'intera fede – quella contro la quale, guarda caso, torna così comodo fare terrorismo psicologico. Codesto è vile sciacallaggio, e basta. Perché il fondamentalismo cristiano, ad esempio, dev'essere relegato al passato o nascosto dietro lo squilibrio mentale; mentre quello islamico dev'essere per forza appannaggio delle basi della fede – anche se capisco che ci sia poco da aspettarsi da un giornalismo e da un opinionismo troppo pigri anche solo per distinguere tra sciiti e sunniti.
Comunque, è da stupidi (non solo fondamentalisti…) individuare nella satira un nemico. Viva la satira, sempre.

Diego La Sala

Al bar della stazione di Pistoia, oggi, un giovane tunisino ("sono arabo ma non sono credente", lo avevo intuito dalla birra che stava bevendo) mi racconta che l'aria è cambiata nel suo paese dopo le "primavere arabe". Ora, è meglio non fare battute sul Profeta ("ma quale profeta! Un pedofilo che si sposa con una bambina di 9 anni...", sticazzi, man!) tra i suoi amici. Ha vissuto 10 anni in Francia ("ma perché vi mettete il velo integrale in quel paese, ma chi ve lo fa fare?!") e dice che in Tunisia, "grazie" al colonialismo francese, nella testa delle persone è rimasta una maggiore libertà. E quei poveri morti di Parigi... "Questi sono pazzi, ammazzi gente per una fissazione su Maometto, sull'Islam? A volte mi chiedo se dentro la testa hanno lo stesso cervello mio. Ma in questo momento quelli del giornale hanno esagerato: sai che ci sono questi che si sono fissati sulla religione e che non sopportano offese alla loro fede... Lo sai che poi ti faranno del male...". Non li stuzzicate, insomma. Non date loro pretesti. Roba difficile per me da accettare. Eppure all'epoca delle vignette su Maometto esposte da Calderoli, la critica fu unanime. Cambia il vento? Libertà o ipocrita strumentalizzazione? Per dire: siamo di fronte a un "mondo" complesso e variegato. A dilemmi non banali. A questioni che ci stanno arrivando in faccia, non risolte e anzi alimentate da una classe politica fallita e corrotta. E la mia preoccupazione è non lasciare questo ragazzo e la sua birra nelle mani degli estremisti e dei leghisti.

Roberto Travagli

Da Tolosa a Milano, da Lione a Roma, da Berlino a Londra: in molte città centinaia di persone sono scese in piazza in segno di solidarietà... Speriamo che sia solo solidarietà.

Andrea Incorvaia

L’onta della violenza ha colpita ancora, fredda, cupa assassina. Un’altra violenza è invece pronta a colpire. Lo sciacallaggio indiscriminato di chi, strumentalizzando questi crimini contro il genere umano, bussa casa per casa a chiedere voti, fomentando ignoranza, odio e razzismo. Siamo tutti Charlie, nelle coscienze, nelle menti. Le religioni, le bandiere, i confini creano livore, creano divisioni impresse da oggi per sempre su quella strada di Parigi. L’amore per la vita, la libertà e l’emancipazione della parola tutto questo era ed è Charlie Hebdo; agli altri: assassini, sciacalli, massacratori restano le briciole di un’esistenza vana, come pula al vento.

Roberto Capizzi

Sono gli stessi di Maloula. Distinguere il bene dal male, gli amici dai nemici, non sempre è chiaro, ma non occorre nemmeno la laurea.

Jacopo Vannucchi

Un tempo i filosofi reazionari sostenevano che le idee illuministiche e progressiste avrebbero condotto non a un sistema di valori diverso, ma alla dissoluzione di qualsiasi valore. Tale pare essere stata la linea di Charlie Hebdo (siamo tutti eguali perché tutti egualmente disprezzabili), unita al gusto consumistico di fare sensazione e notizia. E oggi la reazione vince non solo filosoficamente, ma anche politicamente: probabile pieno di voti per il Front national.

Niccolò Koenig

Charb, Cabu, Wolinsky e Tignous erano compagni. Anticapitalisti, libertari, antirazzisti. Ma erano soprattutto vignettisti seri, capaci, intelligenti, critici. E liberi.
Ed è proprio per questo che li hanno ammazzati tutti e 4 a colpi di kalashnikov oggi pomeriggio. Per impedire a loro - alle loro vignette che si prendevano gioco di tutti e tutto - di continuare a far riflettere la gente. E di continuare a provocare sorrisi tra i lettori. Sono loro, le loro matite, il loro ingegno e soprattutto quei sorrisi che le loro vignette lasciavano, lasciano e lasceranno sulle labbra dei loro lettori, i nemici peggiori dell'oscurantismo, del fanatismo, dell'intolleranza, e non certo solo di quella islamista. La barbara e vigliacca azione dei loro assassini concede intanto alle destre xenofobe e razziste di tornare alla ribalta.
Non ci resta che salutare 4 compagni caduti e promettergli che continueremo la lotta. Continuons le combat!

Leonardo Croatto

Non mi piace il continuo riferimento alla religione, in questa storia. Se è comprensibile a destra, da sinistra il riferimento all'islam, anche in via tutelativa (la frase "non tutti i musulmani sono integralisti" e analoghe) è decisamente poco appropriato.

La religione, per se, non ha nessun ruolo diretto nei fatti di Parigi né nel caos mediorientale. Le guerre non si fanno per la religione, le guerre si fanno per i soldi; la religione è uno strumento, non un fine.


Chi milita a sinistra deve saper riconoscere i modi con cui il capitale agisce per tutelare se stesso, e, conseguentemente, cosa è il fascismo. Il fascismo non nella sua incarnazione storica, ma nella sua natura immanente. Andrebbero recuperati, messi in circolazione, discussi, spiegati, contestualizzati, a mio avviso, almeno quel testo molto semplice ma molto efficace che scrisse Umberto Eco per descrivere quello che lui ha chiamato Il Fascismo Eterno, e quel libro, più complicato, di Furio Jesi intitolato Cultura di destra.

Il fascismo è uno strumento organizzativo, non una dottrina politica; è quel mezzo con cui il capitale organizza le sue truppe (spesso inconsapevoli) per difendere se stesso, i suoi interessi. La religione, analogamente alla razza, alla patria, al sangue, è materiale mitologico che viene utilizzato come strumento aggregante e motivante. Qualsiasi religione è buona, come qualsiasi altra costruzione mitologica.

Se vogliamo davvero dare una lettura "nostra" ai fatti di Parigi non possiamo lasciarci sviare dal dibattito sul islam. Noi sappiamo benissimo qual è il ruolo delle religioni, di tutte, nell'organizzazione delle milizie del capitale. Lo studio dei conflitti in corso si fa con l'analisi politica e con la ricostruzione storica, non certo leggendo il corano.

Ultima modifica il Martedì, 13 Gennaio 2015 14:54
Beccai

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