Venerdì, 02 Marzo 2018 00:00

Perché è importante non parlare con i fascisti

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Perché è importante non parlare con i fascisti

Leonardo Croatto, Dmitrij Palagi

Si è molto discusso dell’opportunità di far intervenire liste elettorali apertamente fasciste in luoghi pubblici (televisioni, giornali, ma anche scuole, luoghi istituzionali e spazi di proprietà pubblica), così come si è dibattuto dell’utilità di confrontarsi con esponenti di partiti fascisti in dibattiti pubblici.

A nostro avviso gli argomenti a favore della libertà di espressione di quel tipo sono sbagliati, in via del tutto generale, almeno in due dei loro presupposti. Da una parte si scambiano gli epifenomeni con le cause generatrici, fraintendendo il punto centrale della questione. Dall’altra si fa prevalere un approccio idealistico sul vecchio e caro (seppure talvolta frainteso) materialismo dialettico.

Proviamo però a mettere un po’ di ordine a un primo confronto, a quattro mani.

È la legge che li legittima

Equiparare ciò che è legale a ciò che è giusto appartiene agli argomenti delle destre. Il diritto è una costruzione umana, deriva dai rapporti di forza nella società, o almeno ne è influenzato, in sede deliberativa, come in quella esecutiva e giudiziaria. I percorsi di Hitler e Mussolini, o le leggi razziali di cui ricorrono gli 80 anni in questo 2018, ci insegnano come la barbarie possa partire nel rispetto della legge.

È lecita l’esistenza di CasaPound e Forza nuova? Ammettendolo, quindi mettendo da una parte la pur necessaria discussione attorno alla XII disposizione transitoria e finale (comma primo) della Costituzione, i sinceri democratici dovrebbero avere come comune priorità l’opposizione a quei soggetti dichiaratamente ostili alla libertà. Si renderebbe inoltre necessaria una riflessione seria - concreta e non retorica - sulle dinamiche per le quali è stato possibile il sopravvivere e prosperare la sopravvivenza di organizzazioni dichiaratamente eredi del fascismo, nonostante la legge Scelba. In questo senso andrebbe accantonata la retorica del Togliatti traditore e indagata senza pregiudizi o giudizi la serie di scelte intraprese dal Partito Comunista Italiano dalle fasi finali del secondo conflitto mondiale.

Non si può derogare dalla Libertà

Abbracciare dimensioni etiche assolute, concetti da scrivere con la maiuscola e far valere in astratto atemporalmente, è funzionale a una costruzione totalitaria funzionale alle destre. L’idea di un ordine assoluto, superiore al contesto storico e sociale, che regola il vivere dell’uomo a prescindere, apre facilmente la strada a degenerazioni già note guardando alla storia del secolo scorso.

In nessuna società occidentale è permesso fare tutto, siamo solo abituati a considerare naturali alcuni limiti, credendo invece inevitabile non mettere in discussione l’impianto giudiziario di cui abbiamo scritto al punto sopra.

Basta il confronto

No. Se uno sceglie di giocare a rugby, poi non può mettersi a prendere a passarsi la palla come nel calcio. Viceversa non si possono usare le mani per giocare a calcio, senza essere il portiere, o se non si sta eseguendo una rimessa laterale. In un qualche video di questa campagna elettorale c’è stato spazio per ascoltare anche un candidato di CasaPound vantare la sua identità socialista e l’esclusività del programma neofascista come unico in grado di applicare la Costituzione.

In teoria certe falsità non si dovrebbero poter ripetere, di fronte a una facile smentita dei fatti. Anche se in termini di libertà di pensiero il processo non è immediato esistono metodi trasparenti e complessivamente adeguati. Il problema è che quelle stesse regole che permettono ai fascisti di mascherarsi come vittime della storia, non sono efficaci, né nella parte repressiva, né in quella ben più necessaria, cioè la prevenzione.

Parlando con un fascista non si riuscirà a dimostrare che mente su qualsiasi cosa. Si potrà far cadere l'interlocutore in contraddizione, se si è particolarmente abili o se la controparte si conferma ridicola. Però in pochi minuti di dibattito non c’è garanzia che uno slogan di odio non attecchisca in una persona vittima di condizioni sociali particolarmente difficili. Lo sviluppo di anticorpi sociali appartiene alla scuola pubblica, non alle tribune elettorali (per questo è inaccettabile che i dirigenti di istituti secondari si nascondano dietro al paravento della legalità, nell’invitare istigatori di odio razziale in luoghi di formazione).

Sono pochi e l’antifascismo dei fascisti

Occorre smettere di sottovalutare il problema e pensare che l’opposizione sia sufficiente. Le poche persone che in questo ultimo decennio hanno cercato di fare controinformazione, spesso, si sono sentite derise dalle istituzioni, additate come folclore speculare al fascismo denunciato e in realtà inesistente. Aver confuso le categorie, prima con la retorica degli opposti estremismi e poi con quella del populismo, ha rafforzato la semplificazione narrativa dell’estrema destra. Certo non è con la repressione che potremo eliminare il germe fascista dalle nostre società, ma occorre denunciare anche la connivenza dei presunti democratici. Sulla stampa e nel mondo della cultura è ormai egemone la categoria del fascismo degli antifascisti. Si tratta di un progressivo sdoganamento dell’equiparazione storica tra comunismo e nazismo, anche se in chiave italiana, favorita anche dal centrosinistra.

Occorre quindi una consapevolezza della complessità della questione e certamente non basta ignorare CasaPound e Forza Nuova per evitare la minaccia che rappresentano. Accettarli come interlocutori non vuol dire però prendere in giusta considerazione il problema, ma sminuirlo a semplice errore che il sistema saprà correggere.

Le leggi per le quali si dovrebbe punire la xenofobia non si applicano, quelle che perseguono il dissenso progressista invece si intensificano, criminalizzando la povertà e la marginalità sociale, mentre il sistema di informazione demonizza le differenze non omologate alle narrazioni egemoni.

Il fatto che il Partito Democratico non accetti di sedersi, in campagna elettorale, agli stessi tavoli a cui partecipa CasaPound deve spingerci a chiedere un atteggiamento coerente rispetto a tutti quei dirigenti e istituzionali che nello stesso PD accettano di confrontarsi - dopo le elezioni - con “i fascisti del terzo millennio”. È chiaro che lo spauracchio delle destre serve spesso a salvare l’identità di forze altrimenti indistinte nell’agone del XXI secolo europeo. Ma insistere perché si torni a praticare l’antifascismo e l’intolleranza verso gli intolleranti è l’unica strada, per evitare di ritrovarsi disarmati di fronte a chi ha scelto di concorrere alle elezioni senza rispettare le sue regole fondamentali, inscritte nella prima parte della Costituzione più che nei regolamenti della par condicio.

Poi se il rischio è che in una scuola dei ragazzi e delle ragazze ascoltino un fascista fare un comizio senza contraddittorio, è chiaro che il problema si pone, ma non riguarda tanto l’utilità del confronto, quanto le cause che hanno permesso il rendersi possibile di tale situazione...


Immagine liberamente ripresa liberamente da www.youtube.com

Ultima modifica il Venerdì, 02 Marzo 2018 14:45
Beccai

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