Di fronte alla barbarie legalizzata dei battaglioni neonazisti, alla sempre più asfissiante presenza della NATO sul territorio ucraino, alla violazione giornaliera dei diritti politici e civili perpetuati dal governo provvisorio di Kiev, si resta attoniti nel constatare come siano ancora molti, anche a sinistra, a puntare il dito contro l’imperialismo russo e i suoi interessi strategici.
Ecco allora l’utilità del libro L’Ucraina tra golpe, neonazisti, riforme e futuro (Zambon Editore, 10 euro) di Enrico Vigna: mettere in evidenza, superando le fantasiose narrazioni della stampa europea e tramite un’attenta selezione delle fonti, tutte gli inquietanti elementi che emergono da un’ analisi approfondita dell’Ucraina post- Janukovyč.
Ne emerge un quadro estremamente fosco, un quadro che – senza cadere in dietrologismi - Enrico Vigna prova a ricostruire riportando all’attenzione del lettore gli aspetti più controversi e ambigui. Rinunciando a qualsiasi velleità di elaborazione e di sistematizzazione, l’autore raccoglie importanti documenti visivi (efficace il cospicuo reportage fotografico) e fondamentali testimonianze scritte che aiutano a fare chiarezza sulla natura autoritaria dell’attuale Giunta di Kiev, mettendone in luce la genesi antidemocratica e golpista e sottolineandone il carattere autoritario e xenofobo. Emerge l’immagine di una nuova elite politica espressione delle forze neonaziste di Svoboda (che detiene 3 ministeri chiave) e dei grandi interessi oligarchici e militari internazionali (3 ministri stranieri).
Quella dell’autore, come abbiamo detto, non è e non vuole essere una analisi sistematica sugli ultimissimi anni di storia Ucraina, ma bensì una ragionata selezione di fonti che mettono in evidenza lo scarto politico che si è verificato a seguito degli eventi di Piazza Maidan. Si vuole dunque mettere da parte la complessa questione bellica attualmente in corso nel Donbass che sarà l’oggetto di un altro libro di Vigna, che verrà recensito sempre per Il Becco nei prossimi giorni, per concentrarsi sugli aspetti squisitamente politici del nuovo corso ucraino: l’interesse dell’autore è quello di fare emergere gli episodi più compromettenti e macabri delle breve ma già estremamente controversa storia dell’Ucraina Golpista.
Vigna non si limita infatti a decostruire il mito di uno Janukovyč tiranno e criminale, mettendo in evidenza le chiare responsabilità delle truppe paramilitari neonaziste nelle stragi di piazza, in quei tumultuosi giorni di Euromaidan, ma mostra brillantemente anche le “imprese” che gli ormai impuniti e semi-legalizzati gruppi armati di estrema destra, come il Prawy Sektor, stanno compiendo: oltre alle violenze sulle minoranze etniche, figurano pestaggi e torture a danni di omosessuali, persecuzioni di dissidenti, attacchi a Sinagoghe e sedi di organizzazioni di sinistra, il tutto sotto l’occhio compiacente del nuovo governo, che delega così a “privati” il lavoro sporco.
Il libro, estremamente agile, mette in luce le dinamiche più controverse in atto in Ucraina, senza mai scadere nel complottismo ma mantenendo quella dose di sarcasmo e di condivisibile indignazione nei confronti dei troppi silenzi del mondo occidentale sulla natura autoritaria e xenofoba del loro nuovo alleato.