Inutile ribadire in questa sede l’importanza che ha avuto nel mese di Gennaio, come spinta propulsiva, del governo Tsipras e del suo partito Syriza. I venti tuttavia non soffiano dai quadranti orientali; nuovi soffi; vere e proprie brezze agostane, arrivano anche da Occidente. Se Gennaio è stato il mese di Syriza, esperienza ormai sulle prime pagine dei principali quotidiani europei ogni giorno; il prossimo autunno potenzialmente potrebbe essere ricordato per un altro bello e gioioso colpo alle mire affaristiche e privatistiche di chi comanda l’Unione. Gli spagnoli in novembre saranno chiamati a votare per le elezioni del governo.
Le urne decideranno se dare conferma all’ultraconservatorismo di Raoj o voltare pagina sulla scia dell’esperienza ellenica. Podemos, movimento nato da pochi anni, cresciuto dal basso dalle piazze, è pronto a sfidare l’ancièn regime spagnolo, senza paura con tanta dedizione e voglia di far svoltare uno dei paesi più colpiti dalla crisi che attanaglia anche noi. Ho avuto la fortuna, nella giornata di Lunedì 9 Marzo, d’ascoltare ad un’iniziativa promossa da alcuni soggetti verso la campagna elettorale della lista alternativa al PD (SI-Toscana a Sinistra, con la presenza in quell’occasione di Tommaso Fattori candidato-Presidente per la stessa lista alle regionali prossime), le parole di Victor Valdes, giovane dirigente di Podemos.
A margine dell’iniziativa ho avuto un colloquio con Valdes per chiedere, da vicino, cosa è Podemos. L’intervista che pubblico di seguito ha avuto questo scopo, far conoscere ancora di più questo grande laboratorio sociale spagnolo, verso un’elaborazione di un modello locale diverso sicuramente ma fortemente influenzato dall’esperienza greca e quella spagnola.
1) Victor cosa porta alla nascita di Podemos in Spagna?
Podemos, come risaputo, nasce dai movimenti che hanno portato alle acampadas del 2011, all’interno del grande movimento di piazza degli Indignados. Lo slogan fondamentale urlato in quei giorni era “noi non siamo merce”, poiché esisteva ed esiste negli individui una sorta di percezione di controllo visibile subdolo, non direttamente visibile. Da questo slogan si evincono due posizioni d’interesse. Chi pensa che gli individui siano normale merce, e chi pensa che l’uomo deve essere considerato uomo in quanto tale. Siamo partiti volendo modificare i paradigmi alto vs basso, due blocchi con forti contraddizioni. Un imprenditore ha un portato economico anche se soffre la crisi, uno studente in quanto nullatenente non ha neanche quello.
2) Victor cos’è oggi la Socialdemocrazia in Spagna?
La Socialdemocrazia spagnola non esiste più! Esiste (come del resto anche in Italia) un social-liberismo alimentato da interessi del Partito Socialista spagnolo, con i suoi interventi trasversali e affaristici tra cosa pubblica e privata. Le Socialdemocrazie nel loro passaggio al Social-liberismo hanno attuato una vera e propria svolta a destra. Questa svolta paradossalmente è stata strumentale perché ha aperto un ampio spazio a Podemos, poiché le “speranze” nel Partito Socialista sono state completamente perse.
3) La sfida al Governo Raoj e al suo centrodestra, come vi siete rapportati?
Il governo Raoj non rappresenta l’interesse della popolazione ma fa finta di rappresentarli, provando con l’inganno. La presenza di Podemos ha abituato gli altri ad “usare” paradigmi dalla terminologia sociale, la presenza nostra fa paura e crea nei nostri avversari l’idea di provare ad agire come noi.
4) Sulla storica questione delle autonomie (baschi, catalani ecc.) come inquadrate la situazione? La vostra posizione?
I popoli devono avere il pieno diritto di decidere, il diritto di autodeterminarsi. Il centrosinistra e il centrodestra hanno pesantemente attaccato negli ultimi anni le diverse autonomie che compongono la Spagna. Lo strumento del referendum autodeterminativo resta fondamentale per uno sviluppo di un rapporto sano tra le minoranze che compongono il nostro paese.
5) Il modello "Democrazia dal basso" può veramente sopperire alle carenze strutturali delle socialdemocrazie?
È dimostrato scientificamente che la democrazia dal basso crea un vero e proprio tessuto sociale, essa prende decisioni politiche veramente confrontandosi con tutti, facendole diventare centrali. È ovvio che le decisioni del popolo non piacciono a chi detiene il potere.
6) Come vi rapportate con il vicino Portogallo e con JuntosPodemos? In un visione “internazionalista” come pensate di coinvolgere paesi come l’Italia, addormentati in un sonno social-liberale?
Resta fondamentale la coalizione vera e solidale tra i paesi del sud Europa. L’apporto a JuntosPodemos la nozione di internazionalismo declinandola all’oggi. Il discorso ovviamete vale anche per l’Italia, luogo che nonsostante tutto syta provando a rialzarsi. L’internazionalismo come lo intendiamo, non deve diventare un mero slogan ma una pratica reale verso un’Europa nuova, l’Europa dei popoli.
L’appuntamento quindi è a Novembre, la svolta per la Spagna è vicina. Seguiamo l’onda con sicurezza navigando su una nave piena di sogni e speranze; Podemos!