Giovedì, 14 Gennaio 2016 00:00

Catalogna: sarà Carles Puigdemont l'uomo dell'indipendenza?

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Stallo parzialmente risolto, il 10 gennaio, in Catalogna, con l'elezione a Presidente della Generalitat del giovane giornalista e sindaco di Girona Carles Puigdemont, tra i massimi esponenti di Convergenza Democratica, e del Consell Executiu, diviso al 50% tra ERC e Convergenza e con l'appoggio esterno della CUP (dei 10 deputati della Candidatura 8 si sono espressi per il sì e due si sono astenuti impegnandosi però a lasciare il seggio).

Con il passo indietro di Artur Mas, dovuto alla rigidità di parte consistente di una sinistra indipendentista spaccata oltre ogni limite al proprio interno - ma determinata ad ottenere una vittoria simbolica se non sulle politiche sociali quantomeno sul nome di Mas, perchè "non si lega un processo ad un uomo" come ha affermato la capogruppo Anna Gabriel nella sua replica al discorso d'investitura di Puigdemont - sembra così essersi superato il primo dei numerosi ostacoli che il fronte indipendentista - variegato e uscito non in grande forma dalle elezioni tanto catalane quanto nazionali - dovrà superare sulla strada dell'indipendenza.
L'accordo tra Junts pel Sì e CUP, dopo mesi di stallo (le elezioni si erano tenute il 27 settembre), è avvenuto negli scorsi giorni dopo un'incredibile assemblea della sinistra indipendentista che aveva visto 1515 delegati favorevoli all'investitura del presidente in carica e 1515 contrari ed in seguito alla decisione di Mas di convocare nuove elezioni se non si fosse raggiunto l'accordo entro l'undici gennaio.

A complicare ancora di più le cose, per gli uomini di Junts pel Sì, la complessa composizione del parlamento nazionale uscita dalle urne del 20 dicembre.
Pur in assenza di una maggioranza di governo (resasi impossibile dopo lo stop del PSOE a qualsiasi ipotesi di grande coalizione con i popolari, ipotesi rilanciata oggi, nuovamente, da Rajoy) vi è, di contro, una chiara maggioranza anti-indipendentista che vede arruolati, oltre a popolari e socialisti i Ciudadanos di Rivera, con Podemos in una posizione intermedia.

La formazione di Iglesias, primo partito in Catalogna alle ultime elezioni per il rinnovo delle Cortes, si è infatti pronunciata a favore del referendum, allo stato attuale incostituzionale, nel quale gli ex indignados si esprimeranno per il no.
Posizione, quella pro-referendum, che ha permesso la costituzione della lista unica con il blocco catalanista-valenziano Compromis nel Pais Valencià.
Proprio la decisione di Podemos, che ha posto come condizione di alleanza al PSOE il voto popolare sull'indipendenza catalana e, dall'altro lato, quella di Esquerra Republicana de Catalunya (indisponibile, oggi, alla consultazione e favorevole ad una dichiarazione unilaterale di indipendenza che segua il percorso indicato dalla risoluzione per la “disconnessione” dalla Spagna del 9 novembre 2015) - raggruppamento uscito rafforzato dalle urne nazionali superando la CDC di Mas ma venendo battuta da En comun podem, lista prossima a Podemos guidata dalla sindaca di Barcellona - rendono impossibile la formazione di un governo nazionale di centro-sinistra. Governo che comunque avrebbe una fragilissima base parlamentare.

Ciò che appare chiaro, al di là dei tempi e delle modalità, è che il fronte indipendentista, pur rappresentando metà dei catalani, non ha nessuna intenzione di tornare sui propri passi, ed intende persistere nella strada di una “disconnessione” (primi passi indicati da Puigdemont nel proprio discorso al Parlament, la creazione di un sistema pensionistico catalatano, di una banca centrale, separazione fiscale e doganale dalla Spagna nonché la necessaria promozione di una legge per il periodo di transizione verso l'indipendenza) che potrebbe segnare la fine della Spagna come Stato nazionale.

Ultima modifica il Giovedì, 14 Gennaio 2016 10:37
Roberto Capizzi

Nato in Sicilia, emiliano d'adozione, ligure per caso. Ha collaborato con gctoscana.eu occupandosi di Esteri.

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