Sciopero della fame nelle carceri israeliane ed opinione pubblica occidentale
"Marwan Barghouti mangia di nascosto durante lo sciopero della fame". Questa sembrerebbe la notizia tesa a spezzare l'immagine del leader palestinese che pare godere del maggior consenso fuori e dentro i territori occupati da Israele.
I governi di Tel Aviv, specialmente negli ultimi anni, conducono una politica molto attenta al consenso e alla stampa internazionale, non tanto per capacità quanto per offensiva verso chiunque si mostri anche solo attento agli argomenti della "parte avversa".
Ziad Abu Ein il 10 dicembre si trovava nel villaggio di Turmusia, in Cisgiordania, per piantare degli ulivi. Il popolo palestinese vive in gran parte di allevamento, pesca e agricoltura. O almeno ci prova, dal momento che l'esercito israeliano, in quanto forza di occupazione a tutti gli effetti, nega l'acqua ai contadini che devono innaffiare i propri campi, spara sui pescatori che escono in mare con le barche. E, questa volta, uccide un ministro dell'ANP che protestava assieme a dei contadini contro la confisca di terre (qui il video della protesta).
I manifesti che raffigurano assieme Marwan Barghouti e Nelson Mandela si vedono sempre più frequentemente a giro. Le grandi affinità tra i due uomini, le tante somiglianze, fanno veramente sperare che questa volta possa essere possibile. Possibile creare una consapevolezza comune su quello che accade in Palestina da decenni, su quelle che sono le condizioni delle migliaia di prigionieri politici rinchiusi illegalmente nelle carceri israeliane. E sarà possibile grazie all'immane lavoro di tutti coloro che si sono impegnati nella campagna internazionale per la liberazione di Marwan Barghouti e dei prigionieri politici palestinesi (clicca qui per più informazioni e qui per un nostro articolo a proposito).
Marwan Barghouti è stato, nell'ormai lontano 2002, il primo parlamentare del Consiglio Legislativo Palestinese ad essere imprigionato in un carcere israeliano. Il militante per i diritti dei palestinesi rappresenta una delle voci più autorevoli della causa nel mondo: pur esprimendo una critica alle posizioni assunte da Al Fatah, partito di cui è esponente, non scade nel facile e alle volte nocivo appoggio ad Hamas.
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