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Chi sono i manifestanti?
La caratteristica che ha più impressionato l’opinione pubblica e la stampa internazionale è il grande numero di persone che ha partecipato a queste manifestazioni, numero che continua a crescere giorno dopo giorno.
Nonostante l’etereogeneità delle persone scese in piazza, di ogni classe ed età, questa protesta viene raccontata dai media come una lotta creata e portata avanti da una generazione di giovani cittadini, molti dei quali nati dopo il comunismo, che rivendica la volontà di vivere in un paese moderno e democratico.
Rappresentare questa protesta come una protesta di giovani, colti e desiderosi di un futuro significa voler far emergere il lato urbano, “moderno” della Romania, che guarda come modello all’Unione Europea e all’Occidente in contrapposizione con il lato più rustico e tradizionale, rappresentato dallo stereotipo dell’elettore dei “parititi corrotti”.
Quando la frustrazione diventa rabbia: analisi delle proteste in Romania
In Romania i cittadini sono tornati a protestare nelle piazze principali del paese (e non solo: anche nei paesi della diaspora alcuni emigrati hanno indetto delle manifestazioni), sfidando nuovamente il gelo, questa volta ancora più numerosi e forti di una maggiore attenzione da parte dei media internazionali. Sono tornati per esprimere il proprio dissenso a una politica cleptocratica e a una giovane pseudo-democrazia che non è riuscita a portare il benessere e le libertà promesse durante la rivoluzione. La causa scatenante è stato un decreto approvato d’urgenza per revisionare il codice penale, con lo scopo di ridurre le pene previste per alcuni reati legati alla corruzione e all’abuso di ufficio, fatto passare durante la sera del 31 Gennaio, e subito pubblicato in Gazzetta Ufficiale.
Quando esplode la polenta: il ritorno delle proteste in Romania
C'è un aforisma particolare che utilizzano i rumeni per definire sé stessi: " Mămăliga nu a explodat" ("la polenta non esplode"). Quest'espressione indica l'attitudine alla pacatezza e alla remissione del popolo rumeno: proprio come la polenta continua a bollire sul fuoco, scoppietta pian piano ma non esplode mai tutta insieme, così i rumeni, pur vivendo sotto regimi opprimenti, continuano a non ribellarsi, a preferire le scappatoie individuali piuttosto che quelle collettive.
La polenta, che ha continuato a borbottare per anni, è esplosa nel dicembre 1989, quando la ribellione di una minoranza etnico-religiosa del paese innescò una sommossa che nel giro di pochi giorni portò alla fine della repubblica socialista governata da Ceaușescu.
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