Dmitrij Palagi

Dmitrij Palagi

Nato nel 1988 in Unione Sovietica, subito prima della caduta del Muro. Iscritto a Rifondazione dal 2006, subito prima della sconfitta de "la Sinistra l'Arcobaleno". Laureato in filosofia, un dottorato in corso di Studi Storici, una collaborazione attiva con la storica rivista dei macchinisti "ancora IN MARCIA".

«Vivere in un mondo senza evasione possibile dove non restava che battersi per una evasione impossibile» (Victor Serge)

 

URL del sito web: http://www.orsopalagi.it
Venerdì, 08 Febbraio 2013 00:00

La sinistra e il lavoro... a Firenze

Guarda il video realizzato nel corso della serata, clicca qui

Una serata particolare quella organizzata da Cambiare Si Può a Firenze. Coraggiosa, in termini politici. Il capoluogo toscano è quello dove più sono emerse le differenze tra le varie anime che si sono ritrovate alla sinistra di Italia Bene Comune (la coalizione che ha scelto di farsi rappresentare dalla foto di Bersani, Tabacci e Vendola).

Le assemblee provinciali lanciate dall’appello di novembre sono state spazzate via dalle teatrali dinamiche elettorali della politica italiana. Il ritorno di Berlusconi, Monti che “sale”, le primarie di democratici e SEL, l’IMU.... In tutto questo i cocci della sinistra e dei movimenti di resistenza sociale hanno trovato l’ombrello di Ingroia e Rivoluzione Civile (dall’Italia dei Valori a Rifondazione, passando per Libera e esponenti della declamata, trasversalmente, società civile). In tanti sono arrivati ma qualcuno si è sfilato (su tutti Alba e altri promotori della prima ora di Cambiare si può). Le liste si sono chiuse tra polemiche risuonate tra le casse di risonanza dei principali canali di informazione. Questa ormai è storia, scomparsa tra le altisonanti polemiche della campagna elettorale. Le promesse di Berlusconi sono tornate a dettare i contenuti delle dichiarazioni da mandare alle agenzie di stampa.

Martedì, 29 Gennaio 2013 00:00

Informazione è politica

United Colors Of Commons, il titolo di una tre giorni organizzata per “rigenerare dal basso una nuova idea di società”, al Colorificio Liberato di Pisa. Numerosi gli spazi di riflessione, iniziativa, socialità e dibattito, per provare a tenere insieme una visione di insieme, fatta di proposte ed esperienze concrete.

Come Il Becco siamo stati invitati a partecipare all’appuntamento di sabato (Disinformiamoci: tracce di ricerca per un'informazione desde abajo). Ovviamente eravamo presenti, anche durante gli altri giorni, per ascoltare e capire. Abbiamo preferito non intervenire direttamente perché poco è il vissuto da raccontare e molto è quello che dobbiamo capire, rispetto alle nostre possibilità e capacità.

Molti gli elementi utili che sono emersi, anche in relazione al nostro progetto, a partire dal ruolo di internet (“come il meteorite per i dinosauri, rispetto alla carta stampata”, per usare le parole di Ramonet che sono state citate).

Gli esempi concreti sono molti e altri vengono richiamati (come nel caso di la Repubblica, nel pieno della crisi della carta stampata ma incapace di andare in attivo anche con il proprio sito, nonostante le numerose visite). La chiusura di Carta, Liberazione e la situazione de il manifesto raccontano di un terremoto che ha fatto crollare anche un pezzo della sinistra italiana.

Gigi Sullo (DKm0) parla di un modello che deve essere completamente ripensato, creando proposte editoriali che abbiano il loro cuore sul web e utilizzino il cartaceo come stampella o supporto (evitando la trappola della distribuzione nelle edicole).

Gli fa eco Anna Pizzo (sempre di DKm0), che torna sulla necessità di rinunciare a quelle che chiama "resistenze culturali e ideologiche del mondo dell’informazione", evidenziando la peculiarità di una filiera i cui meccanismi sono di difficile comprensione e sostanzialmente non controllabili.

Il Collettivo Desinformemonos esce dall’Italia, descrivendo un progetto che dal 2009 ad oggi ha messo insieme giornalisti, attivisti ed intellettuali dei movimenti sociali di molti paesi nel mondo (dal Messico all’Italia, dal Giappone alla Grecia, passando per quasi tutti i continenti). Il punto di forza è il rifiuto del potere, attraverso un giornalismo di base che rifiuta il principio della neutralità (e quindi dell’obbiettività), facendo della comunicazione anche una forma di organizzazione delle varie forme di resistenza e protesta.

Ci sono realtà di “altra economia” (Comune.info) che hanno sentito la necessità di non farsi raccontare ma dirsi direttamente, creando una comunità virtuale che è rete di esperienze e non soggetto, necessaria per superare definitivamente l'idea di chi crede che forme di economia alternative siano un passatempo, anziché un’alternativa. Ci sono poi esperienze di “altra politica” (AltraCittà), nate nelle politiche amministrative, fuori dai partiti. In entrambi i casi emerge la necessità di uscire dall’arcipelago di “isole”, provando a costruire un sistema che viva nella complessità delle numerose esperienze nate, guardando a un modello di sostenibilità economica fatto di appuntamenti di autofinanziamento e sottoscrizioni che facciano dei lettori parte attiva (coinvolta) dei progetti di informazione e comunicazione.

Vilma Mazza interviene per Global Project ma ha una storia che viene dalle radio libere. Insiste sulla necessità di utilizzare la multimedialità, facendo dell’informazione di parte una pratica capace di finanziarsi con appuntamenti come quello del festival di Sherwood, che ha dietro 30 anni di attività.

Si evidenzia la necessità di non rinchiudersi nell’illusione dell’autosufficienza, accentando l’idea della parzialità di ogni progetto, da collegare ad altri, rifiutando la pratica dell’autoinganno, che talvolta accompagna alcuni movimenti.

IlCorsaro.info evidenzia il rischio di far dipendere l’informazione da singoli canali economici: se agli inserzionisti pubblicitari si sostituisce un partito o un movimento, il problema del riferimento ai finanziatori, anziché ai lettori, resta immutato.

Altri interventi (come quello legato alla Val di Susa) hanno toccato il tema della territorialità.

Sono poche le risposte definite che sono emerse, su come definire il mestiere del giornalista e come rendere praticabile l’informazione come professione, senza diventare voce di qualche padrone. Il quadro sullo stato attuale è però stato disegnato in modo preciso. Comprendere la realtà e riuscire a porsi le domande giuste è il punto di partenza per ottenere delle risposte.

Giovedì, 24 Gennaio 2013 00:00

In lotta per difendere il servizio sanitario

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A Firenze è uno dei periodi più freddi di questo inverno. Non a caso appena arrivati i lavoratori di Careggi in presidio ci offrono del Vin brulè. Sono davanti al nuovo ingresso dell’azienda ospedaliero-universitaria fiorentina per tre giorni, accompagnati da un camper che ricorda quello usato da Renzi per le primarie del Partito Democratico di pochi mesi fa. L’idea era già stata utilizzata dai lavoratori del Maggio Musicale, in vertenza con il primo cittadino del capoluogo toscano. La visibilità delle lotte richiama una politica istituzionale quasi sempre assente dalle manifestazioni, salvo rare eccezioni.

Sulla sanità la partita è aperta in realtà da molto tempo, ma solo ultimamente questo tema è entrato a far parte della percezione comune, probabilmente a seguito delle dichiarazioni di Monti sul sistema sanitario nazionale.

A dicembre una manifestazione (del sempre più attivo Coordinamento in difesa della sanità pubblica) aveva denunciato le peculiarità dei tagli a livello regionale (leggi qui). In Toscana il presidente della Regione viene dall’assessorato alla sanità e questo settore è spesso citato come un esempio di eccellenza dallo stesso Rossi. Pochi giorni fa dichiarazioni simili le aveva ribadite anche Formingoni ad Otto e Mezzo.

A Careggi si sono mossi Cobas, Uil, Usi e Fials, quattro sigle sindacali abitualmente molto distanti tra loro (con l’assenza di Cisl, Cgil e USB quindi), per organizzare tre giornate pubbliche, fatte di momenti di sensibilizzazione, incontri e denunce. Si confrontano lavoratori e studenti sulla riorganizzazione che è stata proposta ai lavoratori, che denunciano come la logica che ha guidato le scelte aziendali sia “più lavoro a minore salario”. L’opposto di quanto si è letto sulle pagine di la Repubblica e altre testate di informazione: “dicono che siamo qui per ottenere il privilegio di 33 ore settimanali. Noi infermieri turnisti siamo in debito con l’azienda di 65mila ore di straordinario. Se i servizi sono garantiti è grazie al senso di responsabilità e al sacrificio di tutti i lavoratori”.  

La scelta di riorganizzare i turni a Careggi non è un problema limitato alla realtà fiorentina. In molti parlano di “banco di prova”, per creare un servizio sanitario con un privato sempre più presente (fate caso alla frequenza con cui ci si può imbattere in pubblicità sui servizi sanitari integrativi).

Anche in questa piazza la politica istituzionale è percepita come un elemento distante. Da una tasca si intravedere il simbolo elettorale della lista Rivoluzione Civile di Ingroia. Il gruppo consiliare di Rifondazione è l’unico che in Regione sta provando a dare sponda alle proteste di lavoratori ed utenti, non senza evidenti difficoltà, dato che fa parte della maggioranza di Rossi. Si tentano di creare strumenti di contrasto: la presenza all’interno delle singole lotte e la creazione di una commissione che, come una task force, giri ospedali e presidi sanitari per verificare i disservizi causati fino ad oggi dai tagli già attuati (senza aspettare il servizio televisivo scandalistico di turno).

Gli occhi sono puntati sulla Regione: i lavoratori di Careggi hanno appena inviato richieste di incontro alla quarta commissione e all’assessore alla sanità. Il prossimo appuntamento è per il 16 febbraio, giorno in cui un corteo a Firenze proverà a riunire le varie istanze toscane. Qualche piccolo successo c’è già stato, ma nessuno si illude. In campagna elettorale è più facile ottenere risultati. Il gelo di questi giorni è significativo, l’Europa ha ancora molte richieste da fare, in nome della responsabilità nazionale.

Consigliamo di integrare l'articolo con il video, cliccando qui

Mercoledì, 09 Gennaio 2013 00:00

Strage di Viareggio: nessun silenzio

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Se l’Italia fosse realmente una repubblica fondata sul lavoro molti problemi del paese sarebbero risolti. Chi lavora e lo riesce a fare con dignità sente il peso diretto delle responsabilità legate alle sue azioni. Questa è una delle lezioni di Viareggio, dove i ferrovieri e i familiari delle vittime si ritrovano uniti nel sostenere una battaglia che cerca verità e giustizia. Di questo parla lo spettacolo “Non c’è mai silenzio”, andato in scena a Firenze come prima nazionale, al Teatro Puccini, l’8 gennaio, grazie anche a Libera e all’ARCI. 

Lo sguardo del pubblico accoglie una scenografia essenziale, dove due figure si muovono con gesti semplici e lineari, come se per un’ora e mezzo si stesse assistendo allo scorrere di una scena di vita reale, fluida e priva di interruzioni. Dall’ottima interpretazione di Elisabetta Salvatori ci si lascia trasportare in un insieme di colori, odori e suoni (realizzati anche dalle non invadenti esecuzioni di Matteo Ceramelli): il tutto a trasmettere il senso di una strage che doveva essere evitata

Domenica, 30 Dicembre 2012 00:00

Il suicidio è un cartone per bambini

I trailer nelle sale cinematografiche restano centrali per chi ancora non si rassegna a ripiegare su YouTube. Capita talvolta di vedere a più riprese la promozione di una pellicola che poi non si riesce a ritrovare nelle programmazioni delle sale regionali, salvo pochissime eccezioni. A questa insolita situazione, nel caso de "La bottega dei suicidi", si aggiungono elementi polemici tipicamente italiani.

L’Ansa, il 19 dicembre, annuncia infatti che al cartone sarà applicato il divieto di visione per i minori di 18 anni. Il giorno successivo sul sito della Videa (la società di distribuzione) si informa che tale limite non sarà applicato.

Venerdì, 21 Dicembre 2012 00:00

L’alcol come riscatto, secondo Ken Loach

“Lo ho trovato noioso”. “Non hai visto Lo Hobbit”. Questo il dialogo ascoltato all’uscita dalla sala di uno dei cinema fiorentini sopravvissuti ai multisala. Il film incriminato è l’ultima opera di Ken Loach, regista certamente non noto per film d’azione o commedie natalizie.

Mercoledì, 19 Dicembre 2012 15:59

La salute costa troppo in Toscana?

Cliccando qui il video della manifestazione

Cliccando qui le foto della manifestazione

Il Coordinamento nazionale per la difesa della sanità pubblica è nato a Firenze il 5 settembre del 2012, quindi molti mesi prima delle dichiarazioni di Monti sulla necessità di rivedere (tagliare) uno dei migliori (finora) sistemi pubblici europei di cura, assistenza e prevenzione.

Domenica, 16 Dicembre 2012 20:51

A Firenze cambiare si può ma è complesso

Si ringrazia www.laprospettiva.eu per aver condiviso la pubblicazione dell'articolo con noi

Firenze è una delle realtà problematiche per il “quarto polo”. All’assemblea di sabato si sono incontrate e scontrate le differenze tra i compagni di Rifondazione Comunista e i promotori della nascente ALBA. Entrambe le organizzazioni contano un radicamento storico nel capoluogo toscano, non a caso il teatro in cui si è svolto l’incontro contava più di 200 presenze.

Ha aperto Lorenzo Guadagnucci, giornalista noto principalmente per l’impegno nel “Comitato Verità e Giustizia per Genova” e uno dei promotori dell’appello “Cambiare si può”. Nella relazione di apertura si è scelto di partire dagli elementi che uniscono le diverse anime riunite: la necessità di opporsi ad una fase di aggressione dei diritti (politici, sindacali e sociali), attraverso l’organizzazione di una lista che sia punto di riferimento per tutti quelli che nel corso degli ultimi anni si sono opposti alle scelte dei governi Berlusconi e Monti, dimostrando l’esistenza di un’alternativa di sinistra nel Paese, anche se non rappresentata in Parlamento. Si propone di lavorare per una lista di militanza e cittadinanza attiva, che candidi militanti e lavoratori rispettando un equilibrio di età e di genere.

La questione della parità tra i sessi viene fatta rigidamente rispettare. Gli interventi sono alternati nella scaletta preparata: un uomo, una donna. Questo fa saltare l’ordine di iscrizione e dubbi sulle modalità di scelta vengono esplicitate da parte della platea, creando dieci minuti di caos nella sala. C’è chi se ne va, chi resta rassegnato e chi alla fine ottiene di parlare nella prima parte dell’assemblea, dedicata ai dieci punti del manifesto programmatico (mentre nella seconda parte si discute della questione più spinosa riguardante le liste elettorali).

Mercoledì, 12 Dicembre 2012 00:07

Tolgono il passato, tagliano il futuro

Le elezioni politiche sono ormai all'ordine del giorno nel dibattito italiano. I pensionati sono una categoria di elettorato a cui molti guardano con attenzione in termini di voto, non solo in Italia (qualcuno ricorderà la notizia, di non molti anni fa, del successo inaspettato del Partito dei Pensionati di Israele).

Carlo Fatuzzo è un politico italiano che nell'ultimo periodo è transitato da Berlusconi a Prodi (2006), per poi tornare nello schieramento berlusconiano. Il suo Partito Pensionati esiste dal 1987. Non rappresenta sicuramente la maggioranza di chi è uscito dal mondo del lavoro, però bene indica il peso di un tema che oltre a riguardare il Paese nel suo sistema economico si pone come questione elettorale.

I pensionati che si sono convocati in assemblea martedì 11 dicembre a Roma ne hanno coscienza. La piattaforma su cui si sono riuniti richiama un punto specifico: la sentenza della Corte Costituzionale n. 223 del 10 ottobre 2012, con cui si dichiara "incostituzionale il blocco degli adeguamenti automatici previsti per i giudici ed i manager di Stato con stipendi superiori a 90.000 euro (art. 9 comma 22)", previsto invece dallo stesso decreto (78-2010) che "blocca anche le pensioni". Si ritrovano quindi per chiedere che lo stesso principio richiamato a tutela di chi ha stipendi elevati valga per i menu tutelati. La Costituzione non può valere solo "per chi ha i soldi", sarebbe un ossimoro. Il punto specifico apre in realtà una riflessione più ampia sui pensionati. Si ha la consapevolezza di essere una delle categorie su cui più si insisterà nei prossimi tagli, giocando su due fronti: più lavoro a fronte di una diminuzione delle pensioni (su questo ha già fatto molto il Ministro uscente Fornero) e tagli al welfare (in particolare alla sanità).

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