In questo panorama si colloca il dibattito su precariato, lavoro e pensioni promosso dal livello fiorentino di Cambiare si può di Firenze, con un dibattito che interroga i candidati di Rivoluzione Civile.
Si scelgono contenuti significativi: sui temi economici le politiche di fondo, a livello europeo, sono condivise, con diverse sfumature e diversi entusiasmi, tanto da governi popolari quanto da governi socialisti (quindi centrodestra e centrosinistra dei vari paesi, tenendo conto delle varie sfumature nazionali).
Che la serata sia lontana dalle dinamiche intestine o dalle cronache lo dimostra una delle prime dichiarazioni, di Roberta Fantozzi, che argomenta il programma di Rivoluzione Civile citando Gallino (che ha fatto dichiarazione di voto per Vendola, dopo aver promosso Cambiare si può). Il fulcro dell’intervento è l’invito a ripensare il fiscal compact, abrogando l’operato del ministro Fornero e puntando ad una stabilizzazione del debito da inserire in politiche fortemente redistributive, che rilancino lo stato sociale. Dove recuperare le risorse? Si citano l’evasione fiscale (valutata a quota 120 miliardi) e la necessità di una patrimoniale. Su quest’ultimo punto c’è spazio per un’amara fotografia del presente: l’1% delle famiglie iper-ricche ha la stessa quota di patrimonio immobiliare e finanziario posseduto dal 60% delle fasce meno abbienti. Questi sono i due punti su cui insistere per pianificare politiche di investimento che prevedano anche uno strumento creditizio pubblico, invertendo la tendenza avviata con la privatizzazione delle banche (di cui le cronache tratteggiano gli esiti).
Piergiovanni Alleva, giurista e già docente di diritto del lavoro, è stretto nel quarto d’ora che gli viene concesso. Parte dalla sua lunga storia, che lo ha visto spesso pubblicamente in disaccordo con il noto Ichino (oggi con Monti, ma dal passato di indipendente del PCI e poi del PD). Il lavoro non è un elemento astratto ma il principio costituzionale su cui si costruisce un diritto individuale oggi messo in discussione. Alleva parla di un tempo in cui si discuteva di lavoro in un contesto dove la disoccupazione era un fenomeno marginale, o come tale era considerato, mentre per anni si cercava di migliorare le regole dello scambio tra retribuzione e lavoro. Oggi il problema della sicurezza sociale ha invece sempre maggiore influenza su quello del lavoro, sia per i tassi di inoccupazione (soprattutto giovanile) sia per la precarietà che segna un sempre maggiore numero di rapporti di lavoro. I diritti della persona (come quello alla mobilità) vengono messi in discussione insieme a tutto l’impianto che regola l’aspetto dei rapporti di lavoro. La battaglia non può essere condotta attraverso gli istituti giuridici ma è importante capire quali strumenti possano rafforzare una campagna tesa al rilancio del primo articolo costituzionale. Occorre, sostiene Alleva, anche ripensare il tema degli ammortizzatori sociali, in senso inverso rispetto all’attacco portato avanti dal ministro Fornero. Quello che si profila è un modello sempre più statunitense, con il crollo di famiglie agiate nella disperazione della povertà, a causa del "credito facile" che oggi si traduce nell'esplosione dell'indebitamento e dell'assenza di risorse. Il problema è che il modello a cui guardano le leggi italiane è ancora incentrato su una visione industrio-centrica, quando ormai le fabbriche rappresentano il 25-25% del sistema produttivo nazionale. Occorre allargare e imitare lo strumento della cassa integrazione, che permette al singolo lavoratore di non cadere nell’isolamento della disoccupazione, sentendosi ancora parte di una classe o, almeno, di una categoria. Così come si deve invertire la tendenza per cui le aziende hanno sempre minore responsabilità sociale, mentre si confermano i sussidi a pioggia, che non tengono di conto della responsabilità di impresa (concetto di cui si ritiene necessaria una sempre maggiore centralità).
La serata prosegue in una sala affollata, dove si sente parlare della necessità di ripensare lo stesso concetto di lavoro subordinato, oggi segnato dalla variegata realtà delle partite IVA, più o meno fasulle.
Una serata particolare, in cui intervengono anche Faticanti (segretario regionale Fiom) e altri candidati di Rivoluzione Civile locali.
Non sembra una serata di campagna elettorale, sembra una serata in cui si parla di politica. L’effetto è strano. Le dinamiche televisive sono lontane. L'elettorato si vedrà.
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