Mercoledì, 12 Dicembre 2012 00:07

Tolgono il passato, tagliano il futuro

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Le elezioni politiche sono ormai all'ordine del giorno nel dibattito italiano. I pensionati sono una categoria di elettorato a cui molti guardano con attenzione in termini di voto, non solo in Italia (qualcuno ricorderà la notizia, di non molti anni fa, del successo inaspettato del Partito dei Pensionati di Israele).

Carlo Fatuzzo è un politico italiano che nell'ultimo periodo è transitato da Berlusconi a Prodi (2006), per poi tornare nello schieramento berlusconiano. Il suo Partito Pensionati esiste dal 1987. Non rappresenta sicuramente la maggioranza di chi è uscito dal mondo del lavoro, però bene indica il peso di un tema che oltre a riguardare il Paese nel suo sistema economico si pone come questione elettorale.

I pensionati che si sono convocati in assemblea martedì 11 dicembre a Roma ne hanno coscienza. La piattaforma su cui si sono riuniti richiama un punto specifico: la sentenza della Corte Costituzionale n. 223 del 10 ottobre 2012, con cui si dichiara "incostituzionale il blocco degli adeguamenti automatici previsti per i giudici ed i manager di Stato con stipendi superiori a 90.000 euro (art. 9 comma 22)", previsto invece dallo stesso decreto (78-2010) che "blocca anche le pensioni". Si ritrovano quindi per chiedere che lo stesso principio richiamato a tutela di chi ha stipendi elevati valga per i menu tutelati. La Costituzione non può valere solo "per chi ha i soldi", sarebbe un ossimoro. Il punto specifico apre in realtà una riflessione più ampia sui pensionati. Si ha la consapevolezza di essere una delle categorie su cui più si insisterà nei prossimi tagli, giocando su due fronti: più lavoro a fronte di una diminuzione delle pensioni (su questo ha già fatto molto il Ministro uscente Fornero) e tagli al welfare (in particolare alla sanità).

Chi governa punta ad aumentare "la produzione di ricchezza a mezzo morte", si sente dire tra i primi interventi. Per farlo calpestano la Costituzione nei suoi principi fondanti.

Nel momento in cui in Italia si è passati dal sistema retributivo a quello contributivo si è rotto il patto tra generazioni tanto invocato da chi demonizza le critiche in nome di un astratto senso di responsabilità nazionale. 

L'operazione mediatica deve essere smontata in ogni suo pezzo, si sente chiedere, partendo da un punto valutato centrale: le pensioni non sono una forma di assistenzialismo da parte dello Stato, si tratta di una retribuzione differita, guadagnata attraverso il lavoro.

Ciò che lega tutti gli interventi è un misto di rabbia, insofferenza e disillusione. Nessuno si aspetta più niente dalla politica, salvo provare a dare credito alla possibilità di un'interlocuzione con quelle forze politiche oggi assenti dal Parlamento e che si candidano fuori dagli schemi del bipolarismo e di Monti (in particolare si citano l'appello Cambiare si può e il Movimento 5 Stelle). Le continue sconfitte dei pensionati vengono attribuite all'incapacità della politica di affrontare i problemi reali. I partiti e i sindacati sono al centro delle critiche più feroci

Non manca però l'autocritica sull'incapacità di organizzarsi degli stessi pensionati. Tutti fanno appello alla necessità di concentrarsi su un obiettivo concreto da raggiungere in tempi rapidi: costruire l'unità dei pensionati a partire dalla base, senza delegare a nessuno la rappresentanza (si citano addirittura le corporazioni medievali), provando a portare in Parlamento categorie sociali slegate dal potere, per rompere la maggioranza assoluta di avvocati, imprenditori, professionisti di alto livello (salariale). 

Se è vero che "la legge è come una coperta, chi ha più forza se la tira", i pensionati riuniti mirano a raccogliere più forza possibile in occasione del voto, garantendo che faranno di tutto perché non vengano votati i partiti corresponsabili della riforma Fornero (su cui si stanno raccogliendo le firme per un referendum abrogativo, censurato dai principali canali di comunicazione). 

In sala un centinaio di rappresentati di diverse associazioni, da quelle dei pensionati al movimento dei cristiani lavoratori, da singole categorie (come l'Associazione Nazionale Assistenti di Volo) all'associazione dei pedoni.

I pensionati promettono di essere solo all'inizio e che si faranno sentire a questa tornata elettorale, chiedendo il rispetto dei loro diritti e la difesa della sanità pubblica.

Verso la fine dell'assemblea si sente una frase chiara: "ci hanno tolto il passato, ci riprenderemo quello che era nostro".

Ultima modifica il Lunedì, 17 Dicembre 2012 19:30
Dmitrij Palagi

Nato nel 1988 in Unione Sovietica, subito prima della caduta del Muro. Iscritto a Rifondazione dal 2006, subito prima della sconfitta de "la Sinistra l'Arcobaleno". Laureato in filosofia, un dottorato in corso di Studi Storici, una collaborazione attiva con la storica rivista dei macchinisti "ancora IN MARCIA".

«Vivere in un mondo senza evasione possibile dove non restava che battersi per una evasione impossibile» (Victor Serge)

 

www.orsopalagi.it
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