Polemiche sono intanto sorte - e rimbalzate anche in parlamento ed al G7 - tra Cina e Giappone riguardo alcuni lavori effettuati dai cinesi sulle contese - ma non con i giapponesi - isole Spratly: “il Giappone non è parte in causa sulla questione del Mar Cinese Meridionale. Recentemente vi è stato da parte sua un comportamento anomalo, intromettendosi deliberatamente nelle questioni inerenti il Mar Cinese Meridionale, incuneandosi tra le nazioni dell'area e maliziosamente creando tensioni. Le mosse compiute dal Giappone non aiutano a risolvere le dispute nel Mar Cinese Meridionale, né garantiscono la pace e la stabilità. Danneggiano, inoltre, la mutua fiducia politica e di sicurezza tra Cina e Giappone, contrastando il miglioramento delle relazioni bilaterali. Ancora una volta sollecitiamo la parte giapponese a rispettare l'impegno a non inserirsi in quelle dispute, cessando di promuovere tale tema e di accusare senza fondamento la Cina, astenendosi dal provocare conflitti tra le differenti parti per interessi egoistici” ha nuovamente rimarcato il portavoce del Ministero degli Esteri di Pechino Hong Lei, durante la conferenza stampa del 12 giugno.
Preoccupazione per la nuova legislazione in tema militare, e per la non chiarezza di Abe rispetto alla esclusione - durante il dibattito parlamentare del 28 maggio - del Mar Cinese Meridionale come area nella quale possano svolgersi “episodi di influenza significativa” che potrebbero richiedere supporto logistico nipponico agli States, era stata espressa anche da Hua Chunying lo scorso 29 maggio.
Durante la riunione del 2 giugno della Commissione Esteri e difesa della Camera alta, il senatore comunista Inoue ha intanto presentato dei dati che mostrano come le donazioni effettuate da aziende coinvolte nel settore bellico al Partito Liberal-Democratico siano quasi raddoppiate nel 2013 rispetto all'anno precedente.
(con informazioni di Japan Press Weekly 03 – 09 giu. 2015, dpj.or.jp e fmprc.gov.cn)