“Una enorme macchia sul pacifismo della Costituzione, sul costituzionalismo e sulla democrazia” per il Presidente dei democratici Okada, per il quale “la battaglia inizia adesso. Molte persone hanno manifestato, sotto la pioggia, fuori dalla Dieta, chiedendo che i disegni di legge venissero ritirati. Molti altri in tutto il Giappone si sono levati, condividendo un senso di crisi. Questa è una cosa senza precedenti. Coopereremo con questi cittadini e lavoreremo insieme agli altri partiti dell'opposizione per ottenere un significativo risultato nelle prossime elezioni, quindi recupereremo ciò che si è perso oggi. La lotta per ottenere questo risultato comincia oggi”.
Per una cooperazione che porti ad un futuro governo di coalizione che abbia per obiettivo la cancellazione della nuova legislazione, anche il Presidente del Partito Comunista Shii: “durante la lotta abbiamo visto il sorgere di una nuova speranza con la nascita e la crescita di un nuovo tipo di movimento popolare - senza precedenti nella storia del Giappone postbellico - nel quale vi sono cittadini ben informati, pronti ad opporsi al governo ed alle leggi belliciste. In modo particolare le giovani generazioni hanno giocato un ruolo di primo piano nel movimento. Questa è di certo una grande speranza per il futuro del Paese. […] Al fine di abrogare questa legislazione incostituzionale di guerra, è essenziale che le forze politiche che si propongono questo obiettivo abbiano la maggioranza sia alla Camera bassa che in quella alta e conducano azione legislativa in tal senso. Allo stesso tempo è necessario che si ritiri la decisione del governo, del primo luglio 2014, che consente il diritto all'autodifesa collettiva. Per ottenere ciò è assolutamente necessario che il governo PLD-Nuovo Komeito esca di scena e si formi un governo che abbia il mandato di attuare i compiti su indicati. Chiamiamo, dunque, a lavorare insieme ad una Coalizione Nazionale per il Ritiro della Legislazione di Guerra, mediante la cooperazione tra tutti i partiti politici, le organizzazioni ed i singoli che condividono questo unico obiettivo: ritirare le leggi di guerra e ristabilire il costituzionalismo. In nome di questo obiettivo, dobbiamo mettere in un angolo il governo Abe e lavorare affinché le prossime elezioni per il rinnovo della Camera bassa si tengano quanto prima”.
Un futuro governo, che però il leader dei comunisti immagina provvisorio e finalizzato ad assumere unicamente queste decisioni: “per quanto concerne il futuro del Giappone, dopo l'abrogazione delle leggi belliciste occorrerà tornare a nuove elezioni che stabiliscano quale direzione il Giappone debba intraprendere”.
A livello internazionale fredda è stata la reazione della Corea del Sud (la quale, ancorché ex colonia del Sol Levante è pur sempre alleata dei nipponici): “il governo della Repubblica di Corea sottolinea che, in merito anche alla revisione delle linee guida per la difesa nippo-statunitensi, il governo giapponese ha affermato con chiarezza che rispetterà pienamente la sovranità dei Paesi terzi durante l'esercizio del diritto all'autodifesa collettiva. Il governo della Repubblica di Corea ribadisce che, come avvenuto durante la discussione che ha portato alla revisione delle linee guida, non tollererà ogni esercizio del diritto all'autodifesa collettiva del Giappone senza che vi sia stata una nostra richiesta in merito a vicende che riguardano la sicurezza della penisola coreana e l'interesse nazionale della Repubblica di Corea” ha affermato il Portavoce del Ministero degli Esteri di Seul.
Dura condanna è arrivata dai dirimpettai cinesi: “per ragioni storiche, le mosse del Giappone in ambito militare e di sicurezza sono attentamente seguite dalle nazioni asiatiche e dalla comunità internazionale. L'approvazione dei disegni di legge concernenti la sicurezza da parte della Dieta rappresenta un'azione senza precedenti per il Giappone postbellico […]. L'accresciuto potenziale militare ed i drastici cambiamenti delle sue politiche militari e di sicurezza non sono in sintonia con tempi caratterizzati da pace, sviluppo e cooperazione, facendo sorgere - nella comunità internazionale - il dubbio che il Giappone abbia intenzione di abbandonare la propria politica basata esclusivamente sulla difesa, deviando dal percorso di sviluppo pacifico seguito dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Esortiamo il Giappone ad apprendere le dure lezioni della storia, a prestare attenzione alle richieste di giustizia interne ed estere, a prendere sul serio le preoccupazioni per la sicurezza dei suoi vicini asiatici, rimanendo sul sentiero dello sviluppo pacifico, agendo con moderazione in tema militare e di sicurezza, facendo di più per promuovere la pace e la stabilità regionale, e non il suo contrario” ha affermato il Portavoce del Ministero degli Esteri della RPC, Hong Lei.
(con informazioni di Japan Press Weekly 20/09/2015, dpj.or.jp, www.mofa.go.kr e fmprc.gov.cn)