Le elezioni di metà mandato negli Stati Uniti sono un tradizionale appuntamento di verifica per la Casa Bianca. Assumono un particolare significato dopo l'inattesa vittoria di Trump.
Verrebbe quasi da sorridere, se la situazione non fosse così drammatica, a ripensare a quanti, in occasione dell’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca, prevedevano un mandato in netta discontinuità con quello di Obama, all’insegna di una politica estera meno invasiva e di un totale interesse per le questioni interne agli Stati Uniti.
Indagare su falsificazioni nei documenti che hanno portato alla (s)vendita di un terreno demaniale all'operatore scolastico Moritomo Gakuen è “difficile” ha dichiarato lo scorso lunedì il ministro delle Finanze Taro Aso.
“Siamo stati sollecitati dalle autorità investigative (la Procura di Osaka nello specifico ndr) affinché sospendessimo qualsiasi indagine specifica in modo che non apparisse l'esistenza di un qualche accordo segreto: condurre una indagine dunque è piuttosto difficile” ha precisato il vicepremier durante i lavori della commissione bilancio della Camera alta. Le parole del ministro sono state una risposta a Shinya Adachi del Partito Democratico che, come da fa da mesi oramai l'opposizione, chiede che sulla vicenda (che lambisce la stessa famiglia del premier) si faccia chiarezza.
A sei anni dalla catastrofe che ha colpito la centrale nucleare di Fukushima il Sol Levante non ha ancora stabilito la fine che dovranno fare il milione di tonnellate di acqua radioattiva immagazzinate in 900 vasche presenti sul sito dell'ex impianto. Gli esperti suggeriscono un graduale rilascio di queste acque in mare in quanto i trattamenti subiti avrebbero rimosso tutti gli elementi pericolosi per la salute umana ad eccezione del trizio che sarebbe però presente in piccole quantità. Di contro una rottura delle vasche provocherebbe un rilascio incontrollato delle acque e dunque del materiale radioattivo in esse presente.
Novità sul fronte delle pressioni verso la Corea del Nord: è giunta, infatti, martedì scorso la decisione del Presidente USA Donald Trump di inserire nuovamente il Paese nella lista degli Stati sponsor del terrorismo. La scelta ha ricevuto il plauso di Giappone e Repubblica di Corea.
La RPDC era stata inserita in questa lista nel 1987 dopo l'abbattimento di un aereo della Korean Air (115 morti) e rimossa, nell'ambito di un tentativo di dialogo nel 2008.
Proprio per affrontare la minaccia nordcoreana il Ministero della Difesa di Tokyo starebbe pensando di sviluppare una propria versione del missile Tomahawk. Il dicastero guidato da Onodera ha infatti chiesto 7,7 miliardi di yen per l'anno fiscale 2018 al fine di sviluppare nuovi missili antinave.
Il Giappone è “un alleato cruciale” per gli Stati Uniti, questa la rassicurazione giunta dal Presidente USA Donald Trump lo scorso 5 novembre in occasione del primo giorno della propria visita nel Sol Levante.
“Il Giappone è un partner prezioso ed un alleato cruciale per gli USA ed oggi lo ringraziamo per il benvenuto e per i decenni di splendida amicizia intercorsi tra le nostre nazioni” ha detto il massimo rappresentante nordamericano dalla base militare di Yakota, prima tappa del viaggio. “L'alleanza Giappone-Stati Uniti è alla base della pace e della prosperità nella regione dell'Asia del Pacifico così come all'interno della comunità internazionale” gli ha fatto eco il premier nipponico il giorno seguente.
Riguardo alla delicata questione nordcoreana Trump ha parlato di “venticinquenne anni di debolezza” e della “necessità di un nuovo approccio”. “Insieme ai nostri alleati, i nostri soldati sono pronti a difendere la nazione usando tutta la gamma delle nostre possibilità. Nessuno, non un dittatore od un regime od una nazione, deve sottovalutarci” ha sostenuto Trump arringando i propri militari.
Confermato, con termini e modalità mai così chiari, il fatto che il Giappone acquisterà armamenti dagli USA (“così come dovrebbe fare” secondo un poco diplomatico Trump) ed in particolare i caccia F-35A.
Consueta la difesa della propria politica da parte della Cina, nuovamente sollecitata dal premier Abe, nel corso della conferenza congiunta con l'omologo statunitense, a giocare “un maggior ruolo” nella vicenda nordcoreana. “Rimaniamo impegnati a promuovere la realizzazione della denuclearizzazione della Penisola coreana mantenendone la pace e la stabilità e facilitando la soluzione pacifica della questione coreana attraverso mezzi politici e diplomatici. Continueremo a farlo in futuro in quanto questo è il ruolo che compete alla Cina: un Paese responsabile, membro permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ed un vicino della Penisola coreana. Speriamo che le altre parti interessate possano agire come la Cina e giochino veramente un ruolo responsabile compiendo sforzi costruttivi” è stata la risposta della Portavoce degli Esteri di Pechino Hua durante la conferenza stampa del 6 novembre.
Se comune è la linea (con diverse sfumature legate più che altro al momento) USA-Giappone sulla Corea del Nord il gelo è invece calato al summit di lunedì quando si è affrontato il tema del commercio internazionale. “Sono impegno ad ottenere una relazione commerciale che sia equa e libera” ha detto il Presidente USA alla conferenza congiunta aggiungendo che “cercheremo un equo accesso alle esportazioni americane in Giappone al fine di eliminare il nostro cronico deficit commerciale” in quanto il Giappone “ha vinto” nei rapporti commerciali bilaterali degli ultimi decenni. All'incontro con le maggiori aziende nipponiche Trump si è comunque retoricamente detto “ottimista circa la nostra futura partnership economica”.
Mentre il viaggio di Donald Trump è proseguito in Corea del Sud (per colloqui con l'omologo Moon Jae-in nonché per nuove dichiarazioni di forza circa la capacità militare statunitense) e poi in Cina (dove ha incontrato, senza che si siano prodotte grosse novità se non sul fronte di alcuni accordi commerciali, il Presidente Xi) il Sol Levante ha programmato nuove, ulteriori, sanzioni unilaterali verso la RPDC. Annunciato, infatti, dal Segretario Generale del Gabinetto Yoshihide Suga il congelamento degli asset di nove società e 26 persone fisiche. Le organizzazioni sono banche nordcoreane, alcune con sede in Cina, mentre gli individui colpiti dalla sanzione sono residenti in Cina, Russia e Libia.
Se il commercio con gli USA sembra marciare in una direzione che convenga soltanto ai nordamericani diverso è stato l'orientamento emerso dal summit ministeriale APEC di Da Nang (Vietnam) dello scorso otto novembre, conclusosi con una inaspettata dichiarazione congiunta. Ai lavori, preparatori rispetto ai colloqui intercorsi tra i capi di governo del 10 novembre, hanno partecipato per il Giappone il ministro dell'Economia, Industria e Commercio Hiroshige Seko ed il ministro degli Esteri Taro Kono.
“Grande allarme per la crescita del protezionismo” è stato espresso nel comunicato del Consiglio dell'organismo internazionale che ha inviato i ministri responsabili a “proseguire i loro sforzi per combatterlo in tutte le sue forme” sottolineando come “la natura dell'odierno protezionismo sia diversa dal passato. Mentre i dazi sono stati progressivamente abbassati stiamo oggi assistendo ad una crescita di ostacoli non tariffari che distorcono il commercio, diminuiscono la competizione e fanno crescere i prezzi per i consumatori”. “Incoraggiamo le diverse economie a compiere maggiori sforzi per avanzare in direzione della Dichiarazione di Lima sulla FTAAP (Free Trade Area of the Asia-Pacific) ed a sviluppare un programma di lavoro pluriennale per accrescere ulteriormente le capacità delle economie APEC per una discussione di qualità e globale su un accordo di libero commercio” si legge ancora nella dichiarazione riferendosi in questo passaggio ad un più ampio accordo (parallelo al TPP) che dovrà essere raggiunto tra le economie dell'area Asia-Pacifico.
Isolati gli USA il cui Presidente, presente al vertice del 10-11 novembre, con una excusatio non petita ha affermato che il proprio Paese “cerca amicizia e non ha sogni di dominio” e che gli Stati Uniti “faranno la loro parte” partecipando ai progetti infrastrutturali che interessano l'Asia meridionale.
“Oggi sono qui per offrire una rinnovata partnership con l'America e per lavorare insieme al fine di rafforzare i legami di amicizia e commercio tra tutte le nazioni dell'area promuovendo la nostra prosperità e sicurezza. Nell'ambito di questa partnership cerchiamo solidi rapporti commerciali incardinati sui principi di equità e reciprocità. Quando gli Stati Uniti, da ora in poi, prenderanno parte ad un rapporto commerciale con altri Paesi o altri popoli ci aspetteremo che i nostri partner seguano fedelmente le regole proprio come facciamo noi. Ci aspetteremo che i mercati siano aperti in misura uguale da entrambe le parti e che l'industria privata, non i governi, investa direttamente. Purtroppo, per troppo tempo ed in troppi posti, è accaduto il contrario. Per molti anni, gli Stati Uniti hanno sistematicamente aperto la propria economia fissando poche condizioni. Abbiamo abbassato o eliminato i dazi, ridotto le barriere commerciali e permesso agli stranieri di operare liberamente nel nostro Paese. Quando abbassammo le barriere di accesso al nostro mercato altri Paesi non ci hanno aperto i loro” ha sostenuto Trump nel proprio discorso.
L'incontro tra i capi di governo del 10 è stata anche l'occasione per uno scambio di vedute tra Shinzo Abe ed il Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin che si rallegrato per il dialogo politico “diventato più vivo” e per la crescita dei legami economici tra i due Paesi “anche se rimangono delle questioni che necessitano di maggior attenzione” e qui il riferimento, anche se non esplicito, riguarda la vicenda delle Curili meridionali verso le quali il Giappone non ha, per ora, intenzione di abbandonare la propria - del tutto retorica - rivendicazione territoriale.
Riunione per il premier nipponico anche con il Presidente vietnamita Tran Dai Quang al quale sono stati promessi nuovi finanziamenti per progetti di sviluppo (siglati al termine dell'incontro accordi per un valore totale di 5 miliardi di dollari) e con il quale si è nuovamente affrontato il tema della sicurezza della navigazione e la contrarietà alle operazioni condotte dalla Cina nel Mar Cinese Merdionale (area nella quale il Giappone sostiene le rivendicazione territoriali vietnamite in contrapposizione a quelle di Pechino).
Nella Dichiarazione finale del vertice (dal pomposo titolo “Creando un nuovo dinamismo, promuovendo un futuro condiviso”) al netto delle parole di rito circa la crescita sostenibile (in linea con l'Agenda per lo Sviluppo Sostenibile 2030) e sulle riforme strutturali (cui sarà dedicato un vertice apposito nel 2018) si è riaffermata la necessità di “rimuovere i sussidi distorcenti il mercato” nonché pratiche discriminatorie che ostacolino mutui vantaggi al fine di giungere alla Free Trade Area of Asia-Pacific (FTAAP).
Un punto specifico del documento è stato dedicato alla necessità di approfondire i legami tra i diversi mercati nel settore alimentare aiutando tanto le economie esportatrici quanto quelle importatrici ad adattarsi alla volabilità dei prezzi nonché a promuovere investimenti nelle infrastrutture rurali e nella logistica dell'agroindustria.
Per una rapida conclusione del trattato di libero commercio per l'area del Pacifico, anche senza gli USA, si è detta la Direttrice del Fondo Monetario Internazionale Christine Lagarde intervistata dal quotidiano Asahi Shimbun. “Siamo particolarmente incoraggiati dalla leadership del Giappone sulla questione del TPP: segnale dell'impegno del governo giapponese al multilateralismo" ha affermato Lagarde dando pieno appoggio agli sforzi di Tokyo contro il protezionismo.
Proprio a Da Nang i rappresentanti degli 11 Paesi rimasti sottoscrittori del TPP dopo l'uscita dall'accordo degli USA (essi sono Australia, Canada, Messico, Brunei, Cile, Giappone, Malaysia, Nuova Zelanda, Perù, Vietnam e Singapore) hanno convenuto lo scorso giovedì (per poi ribadirlo sabato) di proseguire verso una rapida conclusione che porti alla definizione di un trattato del tutto simile a quello approvato ad Atlanta. L'uscita degli Stati Uniti dopo anni di trattative (trascinatesi tra mille difficoltà dal 2013 al 2015) ha però portato nuove rimostranze da parte di alcuni Paesi. Oltre alla Nuova Zelanda anche il Canada aveva espresso la volontà di ridiscutere l'accordo: “non entreremo in una trattativa che non faccia raggiungere i massimi vantaggi per il Canada ed i canadesi” ha dichiarato il Primo Ministro di Ottawa Justin Trudeau.
Al netto delle nuove prese di posizione proprio a Da Nang i ministri responsabili della materia hanno deciso di proseguire, senza più provare a coinvolgere gli USA, sulla strada di un TPP ad 11.
“Abbiamo raggiunto un importante risultato sull'Accordo Globale e Progressivo del TPP” ha affermato l'undici novembre al termine dell'ultimo, forse decisivo, incontro Tran Tuan Anh, ministro di Industria e Commercio del Vietnam e copresidente della riunione insieme al ministro incaricato delle trattative per il Sol Levante Toshimitsu Motegi.
Sempre in ambito economico cattive notizie per Nissan che dopo lo scandalo sulle ispezioni ai propri manufatti si è vista costretta a tagliare le aspettative annuali di profitto del 6%.
Problemi anche per Kobe Steel che lo scorso venerdì ha fornito alla stampa nuove notizie circa le falsificazioni che hanno riguardato parte della propria produzione degli scorsi anni. “Mi scuso profondamente con i nostri clienti ed azionisti per tutti questi problemi” ha commentato il CEO della società Hiroya Kawasaki.
Di oltre 33 miliardi di dollari sarebbe invece, secondo quanto apparso sulla stampa internazionale, la richiesta avanzata dai creditori del produttore di componentistica per auto Takata. La società, in bancarotta, è stata rilevata da Key Safety Systems, parte del gruppo cinese Ningbo Joyson Electronic, dopo che i numerosi richiami di air bag hanno portato l'azienda nipponica al collasso.
Sul fronte delle servitù militari il 6 novembre sono cominciati i lavori per la costruzione di nuove piattaforme in mare nel sito di Henoko (Nago) destinati alla nuova base militare che avrà sede nella Prefettura di Okinawa sostiuendo quella di Ginowan. Le due nuove propaggini misureranno quando completate 210 e 270 metri.
In politica è stata vinta da Yuichiro Tamaki la corsa alla copresidenza di Kibo no To che vedeva il deputato confrontarsi con il collega Hiroshi Ogushi. A scegliere chi affiancherà la Governatrice di Tokyo Yuriko Koike alla guida dal partito è stata l'assemblea dei 53 parlamentari iscritti. La maggiore distanza tra i due candidati è rappresentata dall'atteggiamento da tenere verso l'eventuale modifica dell'articolo 9 della Costituzione (quello che garantisce il carattere pacifista del Sol Levante) nonché verso le norme belliciste approvate dal PLD nel 2015. Ogushi si è mostrato contrario alle politiche portate avanti dai conservatori mentre Tamaki ha una linea sostanzialmente coincidente con quella della maggioranza.
Per quanto concerne lo scandalo del Kake Educational è arrivata la dura presa di posizione del Partito Costituzionale Democratico dopo che un tavolo consultivo del Ministero dell'Istruzione ha raccomandato l'autorizzazione all'apertura di una Facoltà di Veterinaria a Imabari (Prefettura di Ehime).
L'istituzione scolastica privata aveva ottenuto un primo via libera che diede luogo a lunghe polemiche per il fatto che la stessa è guidata da un amico del premier (Kotaro Kake) ed ha beneficiato delle normative circa le zone economiche speciali approvate proprio dal governo Abe.
“E' inaccettabile che questa decisione sia stata presa senza che la pubblica opinione possa comprendere i fatti. Vogliamo che sia rimessa in discussione” ha affermato lo scorso 10 novembre il Segretario Generale del PCD Tetsuro Fukuyama.
(con informazioni di apec.org; kremlin.ru; whitehouse.gov; fmprc.gov.cn; xinhuanet.com; vietnamnews.vn; asahi.com; japantimes.co.jp; the-japan-news.com)
Settimana aperta da un test nucleare nordcoreano che aggiunge benzina sul fuoco ad una situazione già esplosiva. A dare l'allarme lo Stato Maggiore della Corea del Sud che ha riferito di un terremoto (dalla magnitudo incerta ma intorno a 5.7) avvenuto domenica scorsa alle 12,29 (ora di Seul) nella provincia di Hamgyong e per la precisione nel sito di Punggye-ri. Conferma è arrivata dalla televisione nordcoreana che ha annunciato che il test, di una bomba H, si è svolto con successo.
Poco prima del test l'agenzia di stampa KCNA aveva diffuso un comunicato su un'ispezione condotta da Kim Jong Un ad un centro per la produzione di armi atomiche. Il comunicato era accompagnato da una fotografia che sembrerebbe rappresentare un manufatto in grado di contenere un ordigno atomico.
Una bomba “dal potenziale senza precedenti” ha poi commentato l'agenzia nordcoreana.
Per il servizio meteorologico di Seul l'ordigno ha sviluppato una potenza intorno ai 50 chilotoni (dunque molto più potente rispetto, ad esempio, al test del gennaio 2016), pari a 50.000 tonnellate di tritolo.
Settimana aperta dalle tensioni tra Corea del Nord e Stati Uniti. Domenica due bombardieri strategici USA hanno effettuato un sorvolo lungo il confine tra le due Coree come risposta all'ultimo test missilistico nordcoreano.
Il Presidente USA per altro continua a premere la Cina contro ogni rispetto delle regole scritte e non scritte della diplomazia: “loro non fanno NULLA (maiuscolo nell'originale ndr) per noi riguardo la Corea del Nord, parlano e basta. Non consentiremo ciò continui a lungo. La Cina dovrebbe facilmente risolvere questo problema” ha “twittato” domenica scorsa Donald Trump.
Posizione ribadita il giorno seguente in un colloquio telefonico con il premier nipponico Abe. “Giappone e Stati Uniti hanno compiuto degli sforzi per risolvere pacificamente la questione ma la Corea del Nord ha calpestato questi sforzi. La comunità internazionale e con essa Cina e Russia debbono considerare seriamente questo fatto innegabile ed aumentare le pressioni” ha sostenuto il capo dell'esecutivo di Tokyo al termine della telefonata.
A gettare nuova benzina sul fuoco ci ha pensato il generale McMaster, Consigliere per la Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, che sabato scorso ha dichiarato che "tutte le opzioni", anche la guerra preventiva, sono sul tavolo.
La dichiarazione, in sé non nuova, smentisce quanto affermato ("non operiamo per un cambio di regime") alcuni mesi fa da Rex Tillerson nel Consiglio di Sicurezza ONU.
Rese note da TEPCO le immagini dal cuore di quanto resta del terzo reattore dopo che, la scorsa settimana, un robot era riuscito ad arrivare fino al nocciolo per carpire le preziose immagini. Il video, della durata di circa quattro minuti, mostra detriti di combustibile nucleare dispersi in un'area di circa 5 metri di diametro posta sotto il terzo reattore ed è il risultato di 16 ore di riprese effettuate il 19, 20 e 21 luglio.
Su un altro fronte la compagnia elettrica sta tentando di mediare a Niigata circa la riattivazione della centrale di Kashiwazaki-Kariwa che vede contrarie la Prefettura (guidata dall'ottobre del 2016 dall'esponente dell'opposizione Ryuichi Yoneyama) ed il sindaco di Kashiwazaki, Masahiro Sakurai, incontrato dal neopresidente di TEPCO, Tomoaki Kobayakawa, lo scorso 25 luglio. I reattori 6 e 7 dell'impianto sono attualmente sottoposti alle operazioni di verifica sulla sicurezza condotte dall'Agenzia Regolatrice per il Nucleare. Favorevole all'impianto Hiroo Shinada, sindaco di Kariwa.
Nuovo lancio missilistico ad inizio settimana condotto dalla Corea del Nord. Il lancio è avvenuto dalla base di Pukchang, a nord di Pyongyang, domenica 21 maggio alle ore 16,59 ora locale ed il razzo avrebbe percorso 500 chilometri. Secondo quanto riferito dallo Stato Maggiore sudcoreano il missile sarebbe un medio raggio Pukguksong-2.
La data sembra non essere casuale visto che lo stesso giorno è avvenuta la nomina del nuovo governo sudcoreano del neoeletto Moon ed il giorno precedente la portaelicotteri nipponica Izumo, in un lungo processo di proiezione all'estero della marina del Sol Levante, era arrivata in Vietnam per esercitazioni congiunte. “Sicurezza e diplomazia sono due facce della stessa medaglia. Nell'ambito dell'attuale crisi provocata dalle costanti provocazioni della Corea del Nord il ruolo della diplomazia in termini di sicurezza nazionale è più importante che nel passato” aveva dichiarato Moon presentando il nuovo esecutivo.
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